musicista

La passione per la musica nasce sin da bambini e non ti lascia mai, come lo spirito di Peter Pan.

L’individuo diventa adulto, intimorito dai tuoni e dai fulmini della vita, nella tentazione di cambiare rotta, a causa dalla paura. Al contrario, la passione affronta la tempesta mantenendo la rotta del cuore, il musicista che non c’è.

Non siamo nel celebre romanzo di James Matthew Barrie.

Nella vita reale, ci sono migliaia di musicisti italiani, i quali continuano a dedicarsi alla musica, pur rimanendo intrappolati nella “tempesta” legislativa, con “tuoni e fulmini” burocratici e fiscali.

Le esibizioni per la musica dal vivo richiedono, legittimamente, tariffe per il diritto d’autore. Queste ultime vengono pagate, dagli operatori del settore, alla Società Italiana degli Autori ed Editori (S.I.A.E).

Chiunque può leggere le tariffe SIAE per il diritto d’autore attraverso il sito ufficiale della società in questione, tariffe senza dubbio troppo alte (http://www.siae.it).

Non c’è nessun nemico da abbattere, la Siae fa il suo dovere; i problemi da risolvere, sono, a mio giudizio, soprattutto i seguenti:

  • gli organizzatori di eventi per la musica dal vivo si trovano a pagare le tariffe, unite alla remunerazione per i musicisti, i quali, spesso lavorano con contratti di lavoro “occasionali” e dovrebbero pagare, per stare in regola col fisco, la Partita Iva. Spese insostenibili per chiunque, specialmente per un non dipendente pubblico;
  • il sistema previdenziale per i musicisti? Briciole;
  • ci mancava la “genialata” del Governo Renzi, che ha aumentato le tasse per le Partite Iva, con il placet di Berlusconi: statalismo a tutta birra!

Con riguardo specifico al sistema tariffario attuale, la Siae potrebbe avere maggiori introiti, se le tariffe fossero più basse, perché ci sarebbe maggior richiesta di lavoro e un’azione di maggiore efficacia contro il lavoro in nero. 

Un buon governo liberale baserebbe la sua politica sul seguente metodo:

  • abbassare le tariffe per il diritto d’autore;
  • agevolazioni fiscali per le Partite Iva;
  • meno burocrazia.

Basterebbe questo per riattivare tutto il settore cultura, non solo la musica, trainando il turismo, il commercio e investimenti imprenditoriali.

Non dimentichiamo che la cultura fa girare l’economia di una città, della stessa Nazione.

Il musicista che non c’è, vittima del sistema e delle sue paure, si trova oggi in una guerra fra generazioni incapaci di ascoltarsi.

Forse, in ognuno di noi c’è sia un Peter Pan che un Capitan Uncino

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