Con un articolo dal titolo “Liberali, che fare?”, Attilio Bastianini ha pubblicato su “Rivoluzione Liberale”, l’organo ufficiale del PLI, alcune idee contenenti l’analisi della situazione politica italiana e alcune proposte di vero stampo liberale.
L’articolo conclude affermando: “Antiche speranze di poter riportare un progetto liberale all’interno di formazioni politiche più ampie” …” sono da cancellare dalle nostre prospettive, perché si sono dimostrate prive di risposte politiche ed oggi sono anche rese inutili dalle norme elettorali” …“Non ci resta che una strada: se la riforma pone uno sbarramento al 3%, può non essere impossibile coltivare il sogno di farcela da soli. Ad una condizione preliminare: che nulla di vecchio ci sia e che tutto sia nuovo, nel progetto radicalmente liberale da proporre, negli uomini che lo presentano e nel linguaggio che lo comunicano.”
Per contribuire all’elaborazione di un “linguaggio” finalizzato a comunicare il progetto “radicalmente liberale”, si espongono qui di seguito, in ordine alfabetico, alcune parole chiave o locuzioni seguite da brevi concetti o brevi indicazioni. Il tentativo di semplificare e condurre a sintesi il contenuto degli argomenti trattati, dimostra che questo breve scritto non ha alcuna pretesa di affrontare le molteplici e complesse questioni, di natura storico-culturale, inerenti alle politiche e alle idee liberali.
A. Ascolto, da considerare come presupposto per il dialogo da privilegiare sempre e dappertutto, a cominciare dal territorio e dalle Comunità intermedie. Ogni liberale convince o si lascia convincere attraverso il dialogo nel mentre respinge, per formazione culturale e per indole, gli atti di imperio. Ecco perché i partiti di stampo padronale o “leaderistico” sono incompatibili con i principi e i metodi liberal-democratici. La democrazia, per i Liberali, è soprattutto ascolto e dialogo all’interno di regole rispettose dei diritti delle minoranze, rispettose della trasparenza e rispettose della partecipazione attiva dei cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
B. Beni ambientali, artistici e culturali nel senso della tutela, conservazione e valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio artistico e culturale. In Italia le risorse ambientali, artistiche e culturali sono il bene più prezioso a disposizione.
C. Credibilità che attiene all’onestà dei politici e delle organizzazioni politiche che pretendano di porsi come punto di riferimento per la gestione della cosa pubblica. Essere credibili significa prima di tutto essere onesti. I liberali, che sono i principali artefici della nascita dell’Italia, hanno il dovere morale e politico di impegnarsi al risanamento del Paese attraverso una seria lotta alla corruzione dilagante. E non possono non mettere in evidenza il fatto che, per oltre un decennio, dal lontano 1999, Governi e Parlamento sono stati inoperosi e inadempienti innanzi al dovere di dare attuazione alla Convenzione di Strasburgo sulla lotta alla corruzione. C’è da aggiungere che c’è bisogno di pulizia e di verità per censurare, senza indulgenze, il cinismo e l’attitudine a raccontare bugie dei politicanti. Un cinismo che, a cascata, dà il cattivo esempio e si diffonde nel mondo delle relazioni sociali. La questione morale, in politica, è sempre alla base delle grandi motivazioni etiche che alimentano il coinvolgimento delle coscienze. Chi pensa di liquidare la questione morale con le ineffabili accuse di moralismo si pone inevitabilmente in una posizione di scarsa credibilità.
D. Dialogo è il connotato essenziale del metodo liberale. Insieme alla capacità d’ascolto, il dialogo non può che partire dal basso, cioè dai territori. Deve essere aperto e costruttivo per realizzare il vero coinvolgimento e la partecipazione attiva dei cittadini a tutti i livelli decisionali.
E. Economia, Commercio e attività produttive devono trovare un rilancio basato sul rispetto della libertà dell’iniziativa privata, sulla cultura della libera e responsabile imprenditoria secondo i canoni disegnati nella Costituzione repubblicana. Bisogna azzerare le migliaia di aziende pubbliche e, in particolare, le municipalizzate, fonte di sperpero di denaro pubblico e di posti assegnati a clientele.
F. Futuro, nel senso che il futuro si può e si deve costruire alla luce della profonda conoscenza del passato e del presente.
G. Giustizia, caratterizzata, in primo luogo, dall’autonomia, nel senso della separazione dei poteri secondo gli insegnamenti di Montesquieu. Al fine di garantire ai cittadini verità e giustizia, l’ordinamento giudiziario deve essere improntato a criteri di efficienza, di tempestività, di trasparenza e di responsabilità dei giudici.
I. Identità. Senza identità si è figli di nessuno e dell’improvvisazione di comodo. Tutti i partiti nati nell’ultimo ventennio hanno identità inventate al momento e in modo del tutto effimero. Sono, in buona sostanza, dei comitati elettorali. Per questo motivo il Partito Liberale ha il suo punto i forza nel sostenere con orgoglio la propria identità e la propria storia, che è la storia dell’Italia.
L. Libertà (limitata solo dal rispetto della libertà dell’altro).
M. Meritocrazia da considerare come sistema, riconosciuto e riconoscibile, che presiede a qualsiasi scelta di natura politica e sociale.
N. Normative poche, comprensibili da parte di tutti, attuabili ed efficaci. Di primaria importanza, per la sicurezza dei cittadini e per la convivenza e la coesione sociale, sono la certezza del diritto e la certezza del sistema sanzionatorio, penale e amministrativo. C’è da ricordare come è stata scritta la Costituzione. Frasi chiarissime e comprensibili anche ad un popolo con un basso grado di alfabetizzazione. In genere non più di 25 parole in una frase. Dopo la redazione del testo da parte dell’Assemblea costituente, ogni articolo fu sottoposto all’esame di esperti linguisti per vagliarne la comprensibilità. Bisogna ripetere come un mantra, a chi non lo sappia, che di recente, la nostra Costituzione ha avuto il premio Strega per la letteratura. E come un mantra dobbiamo ricordare a tutti che questo Parlamento, eletto con una legge incostituzionale, vuole cambiare 44 articoli dei 139 che compongono la nostra Carta fondamentale.
O. Onestà, come presupposto della credibilità e della operosità dei politici e dei partiti. Se non facciamo ritornare di moda il senso dell’onestà e dell’etica pubblica, anche il vicino di casa e l’ultimo degli amministratori di un’associazione di persone si sentono autorizzati a rubare e a truffare alla stregua dei molti, troppi, politici che si sono dimostrati di essere dei veri e propri imbroglioni.
P. Politica da considerare come attività dei cittadini impegnati a svolgere un servizio per il bene comune. Un servizio, cioè, da svolgere in un contesto ispirato a rigorosi criteri di etica pubblica e caratterizzato dalla partecipazione, dalla trasparenza, dai controlli, dall’etica della responsabilità e dalla temporaneità degli incarichi nelle istituzioni. In questi ultimi venti anni si sono consumati gli spazi di credibilità e di agibilità ai politici che parlano di politica pensando al destino politico di essi medesimi. D’altronde, i partiti devono rientrare negli spazi disegnati dall’art. 49 della Costituzione, cioè devono essere i luoghi dove cittadini si associano liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
La partecipazione deve essere costante e non limitata all’accesso al voto una volta ogni 5 anni, il giorno delle elezioni, per conferire una delega in bianco a qualcheduno. Quindi bisogna assicurare strumenti di partecipazione effettiva, a cominciare dalla valorizzazione della funzione e del ruolo delle assemblee elettive attualmente schiacciate dalla prevalenza dei poteri (strapoteri) conferiti ai sindaci, ai governatori delle regioni e al capo del governo. La trasparenza deve essere garantita anche nei processi di formazione della volontà degli organi individuali e collegiali investiti di poteri pubblici.
I controlli devono essere effettivi, efficaci e propedeutici all’accertamento e alla valutazione delle responsabilità. Devono essere seriamente regolamentati a seconda della loro natura: amministrativa (anche con riferimento ai risultati dell’azione amministrativa), contabile, civile, penale e politica.
La responsabilità deve essere il connotato costante e la conseguenza necessaria per chiunque si sia candidato e/o abbia accettato di svolgere una pubblica funzione.
Quanto alla temporaneità degli incarichi, giova ricordare l’eterno riciclaggio dei politici italiani che si legano alle poltrone. In Italia necessita stabilire rigorose regole di condotta ispirate alla scuola di pensiero americana del Cincinnato, cioè della temporaneità effettiva di alcuni incarichi pubblici. Giova, altresì, ricordare che nel nostro secolo la temporaneità dell’incarico ha riguardato anche il Papa.
Q. Quadro di riferimento valoriale da porre in evidenza attraverso gli insegnamenti che derivano dal pensiero liberale e che marcano la differenza del Partito Liberale da tutte le formazioni politiche di stampo padronale nate nell’ultimo ventennio. Ad esempio, Montesquieu (divisione dei poteri), Tocqueville (a proposito dell’esemplare democrazia in America), Croce (religione della libertà), Cavour (libero Stato in libera Chiesa), Gobetti (Rivoluzione liberale e intransigenza), Adam Smith, Einaudi, Valitutti etc.
R. Ragione, nel senso della razionalità illuminista e illuminante del cammino politico e culturale dei Liberali.
S. Storia. Un partito che ha una storia ha la sua identità e, quindi, la possibilità di essere identificato per ciò che è stato, per ciò che vuole e per ciò che vuole essere.
Senza storia sono i partiti personali nati come funghi negli ultimi venti anni. I partiti senza storia sono spesso senza una visione credibile di una società. Quasi sempre sono dei comitati elettorali che affidano la loro ragion d’essere all’occupazione dei palazzi del potere.
T. Tasse. … un cittadino di cultura liberale … chiede allo stato di ridursi, …sa che se non si riducono le spese non si riducono le tasse, … chiede alla burocrazia di funzionare, alla scuola di istruire e poco altre cose (A. Bastianini).
U. Ultimi e primi, che sono i soggetti di cui si sono preoccupati e si preoccupano i liberali per tutelare i diritti di cittadinanza attiva.
V. Verità, che è sempre rivoluzionaria.
Z. Zelanti (alla stregua dell’intransigenza gobettiana) per il rispetto dei diritti di libertà dei singoli e dei Gruppi. Zelanti per il rispetto della credibilità e dell’autorevolezza delle istituzioni. Zelanti per l’affermazione dei doveri correlati ai diritti. I Liberali hanno piena consapevolezza dell’importanza del ruolo interpretato dalle istituzioni liberal democratiche. Aiuta a comprendere questo assunto, una citazione del filosofo Amiel: «L’esperienza di ogni uomo ricomincia daccapo. Soltanto le istituzioni diventano più sagge: esse accumulano l’esperienza collettiva e, da tale esperienza, da tale saggezza, gli uomini soggetti alle stesse norme non cambieranno certo la loro natura ma trasformeranno gradualmente il loro comportamento».

Non vedo come il PLI da solo oggi possa arrivare al 3%, non è per niente facile, direi che è un utopia.
L’unica forma è unirsi con gli altri movimenti dell’area liberale, altrimenti non è praticabile quanto scritto nell’articolo.
So benissimo che il progetto ICPC è fallito e tramontato, ma non ci resta che insistere su quella via e trovare altri accordi. Buon lavoro a tutti i liberali seri, che non sono pochi in questo Paese.
È una utopia “sognare” di superare il 3% della soglia di sbarramento? Questo è l’interrogativo che pone con serietà Joel Cabrera. C’è da considerare che sono le utopie il vero fattore di cambiamento della storia. Bisogna crederci in un progetto politico che abbia la visione di una società diversa da quella malata e infettata da forze politiche senza storia e senza identità. Bisogna mettere a nudo i politicanti corrotti e i loro finanziatori che stanno alimentando, con la miopia tipica dei profittatori di regime, la distruzione dell’intero sistema Italia. Bisogna far diventare il sogno di ogni vero liberale un sogno collettivo per far risorgere, dal profondo delle coscienze, principi e valori che servono non ad una forza organizzata liberale, ma all’Italia.
Innanzitutto un ringraziamento a Joel per la riflessione e l’augurio. Come detto da Antonio Pileggi, “le utopie sono il vero fattore di cambiamento della storia”. Noi liberali italiani, siamo in questo utopisti, perché vogliamo riprendere e completare la Rivoluzione liberale, il cui avvio Piero Gobetti, nel suo capolavoro che ispira questo giornale fin dal titolo, aveva riconosciuto nell’opera di Cavour. Noi liberali siamo anche empiristi lockiani, cioè crediamo nell’applicazione del metodo liberale e nella valutazione delle cose sulla base dell’esperienza. Se può confortarla, caro Joel, noi del PLI, eredi della Rivoluzione liberale cavouriana e gobettiana, proveremo a considerare tutte le ipotesi, anche quella di alleanze. Una cosa è certa, però: non corromperemo la nostra Rivoluzione liberale solo per raggiungere l’agognato 3%. Manterremo la nostra identità e i nostri valori, come abbiamo fatto fino ad oggi. Non è un caso che in Italia gli altri partiti nascano e muoiano allo stormir di fronde, mentre il Partito Liberale Italiano è sempre lì, piccolo ma duro a morire. Solo una volta siamo caduti, ma come la Fenice siamo risorti dalle ceneri. Restiamo piccoli, ma, come ha detto Stefano de Luca, “”Essere minoranza è un merito, perché è la prova del nostro coraggio”.