diario di tumbarello

Le tre scimmiette non troppo sagge
Licenziata perché nipote. Non dal datore di lavoro, ma da un decreto prefettizio illegittimo. Una logica poliziesca impedisce di abbandonare il clan. C’è chi ingenuamente ritiene che lo stato – ma dov’è? – debba saggiamente favorire l’affrancamento dei familiari di chi delinque. Solo così si può fare terra bruciata attorno alla criminalità organizzata, che costa cento miliardi l’anno alla collettività. Combatterla con la repressione è come togliere l’acqua dal mare col secchiello. Le mamme, mafioso loro malgrado, sono d’accordo. Non vogliono che i figli facciano la stessa vita triste del padre. Sempre nascosti e in fuga. Inseguiti da polizia e clan rivali. Più sicuri in carcere che in latitanza. Maria Concetta voleva dare l’esempio, ma il cognome gliel’ha impedito. Anche se il Consiglio di Stato tutela i consanguinei onesti, lei non può lavorare. Deve delinquere. È come se Alessandra Mussolini non potesse fare politica perché nipote. Si dà lavoro agli avvocati, ma la politica tace. È accaduto a Marsala dove nessuno si scandalizza. Ma neppure altrove. Non insorge un parlamentare e neppure un consigliere comunale. Hanno paura di compromettersi. Il prefetto osserva e annota. Il coraggio non è la caratteristica dei politici di oggi, che sono perlopiù vigliacchi. Per non assistere a un’ingiustizia si voltano dall’altra parte. Ecco a chi abbiamo affidato il paese e i nostri figli. Preoccupiamoci. Non sono in buone mani.

Naufraghi fanno buchi nella scialuppa
Non è capace, sentenziò. E per fortuna, precisò il nome. Se no, due terzi dei parlamentari, altrettanto inetti, si sarebbero offesi. Poi la pugnalata, ovviamente alle spalle. Il confronto leale è pericoloso. Anche la vittima più inerme può reagire. Quando un insolente accusa gli altri di incapacità per arrivare al vertice, le responsabilità sono molteplici e tutte ugualmente colpevoli. Ma sono solo i più deboli a pagare. Gli esempi non finiscono mai. Nell’ottobre del 2010 Fini non ebbe la personalità adeguata a bloccare l’intromissione di Napolitano e verificare la tenuta della maggioranza. Come mai fu il solo a essere eliminato dalla Storia? Qualcun altro distorse il corso della democrazia. Scilipoti, Siliquini e gli altri cosiddetti Responsabili arrivarono in soccorso venti giorni dopo. Nel novembre del 2011 pure il governo Monti – pretese addirittura il pagamento anticipato con la nomina a senatore a vita – fu indebitamente imposto. Siamo ancora al tappeto per la stoltezza del suoi provvedimenti. Bersani non seppe ottenere nuove elezioni. Anche lui è già un protagonista dimenticato. La strage continua, ma il regista è incolume. Poi la destituzione di Letta. Chi furono i congiurati? Il vincitore era un piccolo provinciale senza potere. Chi lo supportava? Chi ce lo ha imposto? Gli italiani non vogliono fare chiarezza. Preferiscono mettere la testa sotto la sabbia e applaudire chiunque si alterni sul palcoscenico. Vogliono essere dalla parte del vincitore, anche se contro gli interessi della propria famiglia. Come bambini sulla giostra, si lamentano quando non ottengono qualcosa, ma si dimenticano subito che cosa chiedevano. Se non ci decidiamo a crescere andremo di male in peggio. Finché ci chiuderanno il luna park.

Si salvi chi può
Il parlamento, delegittimato dalla Consulta, ha già prodotto due governi, come se tutto fosse in regola. Adesso mette pure mano, pesantemente, alla Costituzione e nessuno glielo impedisce. Dove sono i garanti? Si doveva fare una nuova legge elettorale e poi andare a votare. Invece, gli hanno consentito di farne una monca. Anche questa illegittima. Premio di maggioranza esagerato. Gli elettori ancora senza diritto alle preferenze, come nelle dittature. Sarà valida solo nel 2017, se – Dio non voglia – sarà soppresso il senato elettivo. Non si risparmia sulle spese della politica a discapito della democrazia. Nessuno, tra chi ne ha il potere, interviene. Il capo dello stato, i presidenti della Consulta, del CSM, di Confindustria, di Camera e Senato, il governatore della Banca d’Italia non hanno alcun commento da fare? Oltre a essere illegale, il parlamento è pure asservito al padrone di turno. È un momento particolarmente delicato per l’Europa, ma soprattutto per l’Italia. Entrambe prive di personaggi adeguati. Ecco perché crescono a vista d’occhio i partiti euroscettici e i movimenti antipolitici. Basta ricordarsi un po’ di storia per rendersi conto che con un elettorato rassegnato e una classe dirigente mediocre non si può ricostruire un paese praticamente già in dissesto.

Rimasti con un palmo di naso
È prevalso il buonsenso. Non solo per salvare l’unità europea, ma per mettere Tsipras alla prova. La fiducia sarà una cartina di tornasole. Adesso si capirà soprattutto se il nuovo è anche migliore. Protestare senza cravatta è facile, ma gestire un paese è altra cosa. Comunque, quest’esperienza è servita per capire. Tranne i pifferai che vogliono affogare gli elettori e pochi altri ignoranti e incoscienti, nessuno vuole uscire dall’euro. La dracma sarebbe fagocitata dall’inflazione, come la lira. I greci sono baby pensionati, ma non stupidi. Votano no al referendum, ma non vogliono uscire dall’Europa. Persino il rublo crolla e anche lo yen potrebbe. Per quanto fasulla, la nostra moneta è solida. È la seconda al mondo, dopo il dollaro. Ma persino più forte. Il nostro governo vuole che l’UE cambi, ma non dice come. Non lo sa. Tanto per parlare. I gufi speravano nel crollo. La saggezza dei greci li ha spiazzati. Dall’istigazione malefica sono passati agli insulti. Per continuare a piacere, dovranno cambiare politica. Se no, che populisti sono? Il prestito è quasi erogato. Per rispettarlo servono riforme. Speriamo che non le copino da noi. Sarebbe, anche in Grecia, il suicidio della democrazia, dopo essere stata miracolata.

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