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Dopo averlo fatto personalmente e direttamente, desidero anche pubblicamente confermare a Lucia Borsellino la mia piena solidarietà per le disgustose espressioni, contenute nelle intercettazioni, anche se allo stato smentite dalla Procura di Palermo, usate nei suoi confronti durante un colloquio telefonico col Presidente Crocetta dal Dott. Matteo Tutino. Questi, attualmente agli arresti per gravi accuse di truffa al SSN, peculato ed altro, ha anche dato una dimostrazione della propria tensione morale di uomo impegnato nella sinistra militante e del rispetto per le figure simbolo del Paese.
La vicenda appare emblematica di un livello inaccettabile di licenza ormai diffusa nel linguaggio e nei comportamenti, tanto da coinvolgere il Presidente di una delle più importanti Regioni italiane. Per spiegare la relazione pericolosa con un personaggio di tal fatta e tentare di giustificare il palese favoritismo nel suo trasferimento quale primario da Caltanissetta a Palermo, il Governatore si è difeso affermando di averlo conosciuto come amico e medico di fiducia di Antonio Ingroia. Tutino, come lo stesso Crocetta, erano stati infatti convinti sostenitori dell’ex magistrato in occasione della poco fortunata esperienza politica di quest’ultimo, che oggi dall’amico Presidente è stato messo a capo di un’azienda regionale.
Sembrerebbe che molte operazioni di chirurgia plastica eseguite dal primario di Villa Sofia siano state a carico del SSN, facendole apparire come emergenze e che anche il Presidente stesso abbia fatto ricorso all’abilità del chirurgo plastico per rendere più attraente e giovanile il suo corpo, forse anch’egli gratuitamente, usufruendo delle strutture pubbliche. Un livello di degrado morale e materiale che supera forse la spregiudicata arroganza di Lombardo sotto processo e le disinvolte manovre politiche di Totò Cuffaro, il quale tuttavia, da oltre cinque anni, paga il suo debito con la giustizia, soffrendo in carcere in un apprezzabile silenzio mediatico.
A causa di tale squallida vicenda, rivelata dall’Espresso, Lucia Borsellino, che si era già dimessa da assessore regionale alla Sanità, ha deciso, certamente con grande sofferenza, di non partecipare alla cerimonia per l’anniversario della strage in cui il padre perse la vita, nonostante la annunciata presenza del Capo dello Stato. Che vergogna!
Il Presidente della Regione, tra le lacrime, avrebbe annunciato la propria auto sospensione, ma forse ci ripenserà. Chi non dovrebbe aver dubbi è il PD, che tiene in vita col proprio sostegno un Governo Regionale, dal quale si sono dimessi, nel tempo, ben trentasette assessori. Tale partito oggi sarebbe obbligato a togliergli la fiducia immediatamente per andare al più presto al voto.
Il caso Sicilia, sotto certi profili, è più grave di quello di Roma e comunque mentre Marino sicuramente può essere accusato di incapacità, oltre ad altrettanti insuccessi nell’azione di Governo, sui comportamenti del Governatore siciliano antimafia per definizione, si addensano ombre molto pesanti. Tutto questo dimostra platealmente che le crociate verbali contro la mafia, come hanno dimostrato altri episodi recenti gravissimi, quale il caso Helg, spesso, sono soltanto uno scudo per coprire malaffare, corruzione, clientelismo, favoritismi, insieme a tanta, tanta arroganza.

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