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Perizie,proiettili calibri non corrispondenti e testimonianze fotocopia dall’ India?

Svolta nella vicenda.

Marò. L’arbitrato internazionale, ad Amburgo, sembrerebbe essere stata una richiesta tardiva, ma positiva per lo sviluppo della vicenda che ci tiene in un limbo sospesi,  da tre anni in Italia.

Una vicenda, lo scriviamo da sempre, mal gestita dalle istituzioni Italiane, che ha diviso la popolazione tra innocentisti e colpevolisti, nonostante i fatti, quelli realmente acquisiti , e non le documentazioni “costruite a tavolino? ” dall’Iindia , come emerso da Amburgo che ad oggi propendono per l’estraneità dei fatti ascrivibili ai due Marò italiani ingiustamente detenuti in India.

Ma veniamo ai fatti. 

Primo elemento insdiscutibile: ad Amburgo è stato consegnato un documento importantissimo e fondamentale. Una perizia autoptica, che confermerebbe, l’innocenza dei nostri Marò , mettendo in discussione tutto. Dell’esistenza della  perizia si sapeva da tempo. Tale perizia  è stata richiesta più volte attraverso il rispetto delle procedure internazionali, con una rogatoria internazionale, ma mai inviataci dalle autorità Indiane –  secondo le ricostruzioni di chi ha avuto accesso ai fascicoli , “agli uffici della polizia di Kerala”-

Dalla perizia autoptica,  risulterebbe che i proiettili rinvenuti non corrisponderebbero nelle dimensioni a quelli dati in dotazione ai nostri fucilieri. L’esame balistico, posto in essere dalle strutture Indiane ( elemento fondamentale)  quindi confermerebbe quello che da tempo molti sostenevano a gran voce in Italia.

Nell referto rinvenuto agli atti dell’india   si parla ” di un’ogiva, estratta direttamente dal corpo di una delle vittime, di 31 millimetri, con una circonferenza di 20 millimetri alla base e di 24 nella parte più larga” dunque secondo gli esperti,” tecnicamente un  proiettile  diverso dal calibro 5,56 Nato in dotazione ai Marò, che utilizzano i fucili mitragliatori Beretta AR 70/90 e Minimi. “

Secondo elemento, inquietante: le testimonianze indiane,  definite tecnicamente “testimonianze fotocopia” , ovvero tutte “identiche” . 

Terzo elemeto, il Gps del peschereccio indiano secondo le ricostruzioni non fu consegnato immediatamente alle autorità ma alcuni giorni più tardi, otto per la precisione.

Quarto elemnto:  la “consegna di un computer danneggiato”

Questi elementi  si aggiungono a tutti gli altri  descritti fino ad oggi che vanno dalla immunità funzionale alla verifica delle acque territoriali, alla direzione degli spari, e potrebbero ,  dopo tre anni dall’episodio,  diventare un ” boomerang ” (come sostenuto dal’ex ministro Terzi )per lo stato indiano.

 I  due  Marò  ricordiamo, facevano parte del Nucleo di Protezione Militare destinato a garantire sicurezza alla nave,  secondo quanto prescritto dalla legge italiana n. 130 del 2 agosto 2011 e da una Convenzione ONU sottoscritta da moltissime  Nazioni, compresa l’India,  elemento spesso dimenticato da chi con troppa superficialità ha giudicato una situzione a sfantaggio di chi mette a rischio la propria vita per difendere i proprio concittadini. In luoghi dove gli atti di pirateria,  secondo le stime  del  2014 il numero degli atti di pirateria  è  arrivato a 5200 attacchi ai marinai.

Secondo  un recente articolo del  New York Times gli “oceani sono più armati oggi che nella seconda guerra mondiale” … “La stessa marina militare indiana ha affondato un peschereccio Thailandese che i pirati stavano abbordando….e solo uno dei 15 membri dell’equipaggio è sopravvissuto” .

Nel caso dei nostri Marò,  il governo di Delhi  – pone in essere atti arbitrari basati su atti discutibili, prove costruite a tavolino come le “testimonianze Fotocopia” e il governo italiano inizialmente ha preferito la strada del compromesso rispetto  a quella  dell’estraneità dalla vicenda ,che invece doveva essere  battuta con più forza e tenacia, a mio avviso.

La questione è più complessa di quel che si vuol far credere, minimizzare con la frase sono solo due militari banalizza una problematica seria , ” che porta con se un business, quello della sicurezza in alto mare che vale 13 miliardi di dollari l’anno ”  secondo i dati messi a disposizione dagli esperti del settore

Alla luce delle “conferme” balistiche ormai ufficiali, dopo tre anni , oggi ancora più di ieri, riportare a Casa i nostri Marò dovrebbe diventare elemto prioritario, non solo con l’arbitrato internazionale , ma anche con l’intervento dell’Onu , se necessario, considerando che i nostri Marò erano stati ingaggiati per ottemperare ad una missione dipendente dal trattato Onu firmato a livello internazionale.

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