Droghe leggere: che fare? L’interrogativo da anni rimbalza nelle stanze dei palazzi che contano. Una risposta esaustiva, però, pare non sia ancora arrivata. Sullo sfondo anche una recente proposta di legge firmata da 220 parlamentari per dettare nuove linee guida tese a depenalizzare la detenzione e il consumo personale per uso ricreativo e terapeutico e consentire la coltivazione della marjuana. Un tentativo ulteriore per animare il dibattito sul tema e per sottolineare il fallimento delle politiche proibizioniste che in sessant’anni poco o nulla hanno prodotto in termini di riduzione dei consumi
Da considerare, inoltre, che da una regolamentazione legalizzata della vendita della cannabis lo Stato potrebbe introitare un cospicuo flusso di denaro per alimentare le sue asfittiche casse. Liquidità ovviamente sottratta al circuito malavitoso che da decenni si alimenta anche attraverso lo spaccio delle droghe leggere. In termini concreti potrebbe essere seguito quanto già fatto per il tabacco e l’alcol, prodotti gravati dalle accise.
A dare man forte alla tesi secondo cui la strada da percorrere dovrebbe essere quella che porta ad una legalizzazione e depenalizzazione anche l’ultimo rapporto, datato Gennaio 2015, della Direzione Nazionale Antimafia che ha fotografato anche il fenomeno delle droghe leggere. Un’istantanea molto chiara e impietosa. E’ scritto: “Davanti a questo quadro, che evidenzia l’oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo, spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro (ipotizziamo, almeno, europeo, in quanto parliamo di un mercato oramai unitario anche nel settore degli stupefacenti) sia opportuna una depenalizzazione della materia, tenendo conto del fatto che, nel bilanciamento di contrapposti interessi, si dovranno tenere presenti, da una parte, le modalità e le misure concretamente (e non astrattamente) più idonee a garantire, anche in questo ambito, il diritto alla salute dei cittadini (specie dei minori) e, dall’altra, le ricadute che la depenalizzazione avrebbe in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite”.
Valutazioni condivisibili frutto di analisi sul campo che, a causa di ragioni elettoralistiche, non pare siano tenute nella giusta considerazione da parte della politica. Uno sforzo sembra, quindi, necessario per uscire dall’ambiguità di pratiche proibizioniste che sembrano giovare solo alla criminalità.
