dondero San severino

Mario Dondero si spegne il 13 dicembre 2015, all’età di 87 anni a Fermo nelle Marche, regione che amava in modo innegabile.  Di  origine Genovese,  è stato cittadino del mondo. Gli inizi a Milano prima come Giornalista, poi fotografo a Parigi,Roma e poi ancora Spagna, Africa e Afghanistan e tanti territori “vittime” della Guerra, che definiva “offensiva” come modo di risoluzione delle controversie.  Tante le testate importanti con cui ha collaborato in Italia e all’estero. 
Ha frequentato gli intellettuali del mondo, che ha descritto in uno scatto nel loro quotidiano,   amico di tutti loro, “perchè si può raccontare in uno scatto qualcuno solo conoscendolo”: Roland Topor, Claude Mauriac, Daniel Pennac, Yashar Kemal, Nathalie Sarraute, Samuel Beckett, Alain Robbe-Grillet, Claude Mauriac, Claude Simon, Jérôme Lindon, Robert Pinget, Claude Ollier, Callas , Pasolini, sono solo alcuni degli scrittori  e artisti che ha  immortalato. 
Per descrivere immediatamente  Dondero si potrebbero utilizzare due parole: passione e indignazione. 
Ma per raccontare l’uomo, l’artista non basterebbero tutte le parole del mondo. Un uomo umile, capace di mettere a prorprio agio chiunque,curioso, come pochi. Ogni volta che scattava una foto, quella foto rappresentava il frutto conclusivo di un percorso umano. Un uomo, un fotografo di fama internazionale, che non ha mai vissuto in competizione con nessuno.   
Dondero fotografava la vita.  Attraverso la sua semplicità raccontava il mondo.  In ogni suo scatto una storia, un uomo capace di guardarti fisso negli occhi e catturarti l’anima. Parlava per ore  della vita e di ciò che aveva visto. E aveva “visto” tanto. 
Un Maestro capace di aprire la mente, a prescindere dalle ideologie personali. Una personalità educata, dai toni  pacati ma che nascondeva la passione per la vita, per l’amore verso il prossimo, impegnato, capace di prendere posizioni forti sulle tematiche considerate “scomode” da  molti.  Era fermamente convinto che ” il fotografo non fosse un operatore neutrale  ma  un uomo che ” guarda il mondo con le sue passioni e con i suoi sentimenti,  ma sopratutto con la sua indignazione” . Quando si aveva l’onore di parlare con lui – ripeteva spesso – che “si deve  avere il coraggio di dire sempre ciò che si pensa.” E forse è per questo che le  sue opere sono quasi tutte istantanee, di spaccati di vita. Lui, un uomo minuto non troppo alto, lo si  riconosceva subito anche nella penombra dalla camminata inconfondibile. Un uomo capace di guardarti negli occhi e leggerti l’anima.   Adorava il bianco e nero, perchè era convinto che il colore distraesse da ciò che la foto doveva e voleva raccontare. Si  definiva come un ”operatore che testimonia la Vita” non parlava mai di se come fotografo, diceva scherzosamente che i fotografi sono “noiosi” sopratutto quando si “fissano” nel cercare lo scatto perfetto.  
Ebbi modo di fargli un intervista. Fu una delle mie prime interviste “importanti” , quel giorno lo ricordo come se fosse oggi. Era in una stanza mentre parlava con dei giovani fotografi a cui dispensava consigli.  Mi avvicinai e quando gli chiesi l’intervista, lasciò perdere tutto, e mi dedicò  due ore ininterrotte. Un fiume in piena di ricordi, suoi, personali, e di storia. Quella storia che ha raccontato nella sua vita da fotografo.  I racconti più appassionati furono quelli che avevano per oggetto la politica e la storia. Una voce calma pacata. ma che si appassionava quando ricordava la sua esperienza come partigiano,nella Val d’Ossola, a 16 anni. La libertà, per lui fondamentale, indispensabile come l’ossigeno, libero e indipendente come pochi.

Il suo impegno civile e sociale, l’ha documentato fotografando gli scenari di guerra, come ad esempio  in Afghanistan , ma sopratutto facendo un reportage del lavoro del gruppo  di Emergency. L’amore di Dondero per Emergency  viene manifestato concretamente anche dopo la sua morte chiedendo non Fiori ma donazioni ad Emergency .
Un Artista, giornalista e fotografo, che non si può dimenticare.  Libero e generoso  di “condividere” la vita con tutte le persone che incontrava. 
Ci mancherà . Tantissimo . Non solo per le sue foto, ma sopratutto per ciò che raccontava, in uno scatto.

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