“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita. Chi legge avrà vissuto 5000 anni. La lettura è un’immortalità all’indietro”. Sono parole di Umberto Eco, che da ieri sera non c’è più. Ci lascia tanti suoi scritti da leggere e da rileggere.
Quando muore un intellettuale del livello di Umberto Eco ci viene in mente il verbo “perdere” e il sostantivo femminile “perdita”.
Perde molto la cultura di livello internazionale. Ma perdiamo di più noi italiani perché Eco, da semiologo e da puntuale osservatore del mondo politico, ci lascia orfani di tantissime acute osservazioni sulla politica e sul linguaggio che caratterizzano il nostro Paese, la nostra cultura, la nostra storia.
L’edificio della civiltà è costruito sulla cultura, che è memoria e, quindi, scrittura. Ed Eco, intellettuale attentissimo alla modernità, non ha mai mancato di osservare le potenzialità del web.
Recentemente, col suo piglio polemico idoneo a “fare notizia”, ha affrontato il tema dell’uso improprio e incolto della rete da parte di una moltitudine di ignoranti e presuntuosi. “Legioni di imbecilli” ha definito coloro che impropriamente utilizzano i social.
Ecco, testualmente, le sue parole: “I social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”.
In un articolo pubblicato su questo quotidiano a proposito dei “Vantaggi e pericoli nell’uso del web”, abbiamo avuto modo di commentare siffatte affermazioni, che tante polemiche avevano suscitato nei media, e di rendere onore alla verità del contesto in cui Eco aveva lanciato la sua provocazione. Infatti il suo discorso affrontava il tema dei doveri della scuola rispetto all’immensità delle informazioni che sono diffuse sulla rete. Eco, responsabilmente, metteva in risalto il fatto che “il grande problema della scuola oggi è insegnare ai ragazzi come filtrare le informazioni di Internet. Anche i professori sono neofiti di fronte a questo strumento”.
Il docente Eco non ha mai perso di vista il suo compito, o meglio, la sua missione pedagogica.
Siamo grati a questo docente, filosofo, semiologo, scrittore, storico e grande esperto di comunicazione, che ci ha lasciato una miniera di scritti da studiare. E leggeremo con vivo interesse anche il suo ultimo libro, “Pape Satàn Aleppe” che uscirà quest’anno per i tipi della nuova Casa Editrice di Elisabetta Sgarbi.
