L’eutanasia, dai più conosciuta come “dolce morte”, è una pratica medica che prevede la possibilità per i malati di non sottoporsi a terapie intensive in caso di situazioni gravi, conclamate e irreversibili. Un tunnel buio e senza uscita che condanna i degenti a lunghi periodi di infinite e umilianti sofferenze fisiche, ma anche psichiche e morali.
Sofferenza vissuta di riflesso anche dai familiari e dagli amici più cari impotenti dinanzi a un destino crudele e vigliacco.
Gli articoli 13 e 32 della Costitzuione stabiliscono un principio preciso: la libertà di cura e di terapia. Nel dettaglio l’art.32, al secondo comma, chiarisce:“nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. Ovvero, nessun individuo capace di intendere e di volere può essere costretto ad un trattamento sanitario anche se indispensabile alla sopravvivenza. Spesso accade, però, esattamente il contrario.
Una legge che disciplini l’eutanasia ha come obiettivo il rispetto delle scelte personali evitando forme di acuto e perpetrato dolore derivanti da inutili forme di accanimento terapeutico. Il cittadino dovrebbe essere messo in grado di decidere in maniera consapevole la strada da percorrere per esempio attraverso la sottoscrizione del cosiddetto “testamento biologico”. Ciò per sancirne la volontà.
La questione è da anni molto dibattuta e porta con sé molteplici implicazioni: giuridche, scientifiche, morali, religiose.
Al di là dei casi mediaticamente più noti e che hanno scosso e interrogato l’opinione pubblica, di certo è avvertita l’esigenza di un nuovo quadro normativo che possa dettare alcune linee guida a cui fare riferimento.
Da quanto si è appreso anche il Parlamento italiano dovrebbe inizare a discutere la materia vista la necessità di tutelare il più possibile le scelte individuali proprio nel rispetto di quanto previsto in Costituzione. Il Legislatore dovrà, quindi, con equilibrio ascoltare le ragioni degli uni e degli altri, dei favorevoli e dei contrari al fine di raggiungere un utile, sebbene difficile punto di incontro per uscire da una situazione di ambiguità.
Sullo sfondo la non uniformità delle posizioni politiche in campo come spesso accade sui temi etici. I partiti e i gruppi parlamentari non pare abbiano maturato una linea univoca con il rischio che diventi sempre più probabile il mantenimento dello status quo, mentre occorrerebbe una legge capace di sposare le rinnovate esigenze della società civile, nonostante gli evidenti imbarazzi del Palazzo.
