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L’attivismo di Francesco Rutelli per le elezioni amministrative di Roma appare poco comprensibile. Per tale ragione risulta intrigante. Sicuramente non può far piacere a Matteo Renzi  e sembra infatti preordinato a disarticolare l’area del centro sinistra di stampo renziano. Sia Giacchetti che Morassut sono stati tra i collaboratori dell’ex sindaco di Roma, ma non appaiono come i beneficiari dell’iniziativa, anche se entrambi si sforzano di non porsi in aperta contrapposizione. Più probabilmente Rutelli punta a sostenere la candidatura di Marchini per farlo apparire come il candidato civico più gradito a tutta l’area centrista romana, pescando consensi nel naufragio del centro destra e dividendo l’elettorato moderato del PD. L’operazione è a dir poco acrobatica, dal momento che dovrebbe portare Marchini al ballottaggio con la candidata pentastellata, battendo al primo turno gli aspiranti sindaci del terremotato centro destra e colui che risulterà vincitore nelle primarie del PD. È vero che, come ha scritto sul Corriere della Sera Antonio Macaluso, chiamare partiti quelli esistenti sarebbe come commettere un oltraggio alla memoria dei partiti veri di un tempo. Tuttavia il PD costituisce allo stato la più grande formazione politica italiana ed immaginare che il proprio candidato possa essere battuto al primo turno, oltre che da quella del M5S, anche dal rappresentante di una lista civica, costituirebbe una sconfitta gravissima. Se questo è l’obiettivo di Rutelli, sicuramente deluso per non aver ricevuto alcuna attenzione da Renzi, un tempo suo seguace, significherebbe che il vero obiettivo è quello di tentare di rottamare il rottamatore.

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