Di fronte alla strage di Bruxelles abbiamo ancora una volta gli occhi pieni di lacrime, tuttavia non possiamo affermare di essere in guerra. Le guerre, che noi ripudiamo, ma che nella storia hanno pure avuto una loro nobiltà, vengono dichiarate ed hanno come protagonisti eserciti, che coraggiosamente si contrappongono frontalmente. Quello cui sbigottiti assistiamo da anni è invece il trionfo della più vile imboscata portata contro il mondo occidentale da un fanatismo ideologico, cinico, oscuro, ignorante e spregiudicato, che vuole dominare il mondo arabo e terrorizzare l’Occidente, minacciandolo o colpendolo proditoriamente nel cuore pulsante delle sue città più importanti, dopo New York , Londra, Parigi, oggi la capitale del Belgio. L’attacco è portato da un fondamentalismo religioso esasperato che considera uguale a zero il valore della vita ed arruola migliaia di giovani pronti a sacrificarsi in attacchi suicidi. Tale circostanza spiega quanto grande sia il vantaggio di questi kamikaze rispetto alla civiltà occidentale, che invece ha posto la vita umana e la sua stessa qualità al primo posto, fino con l’elevare al rango di valore assoluto, nella Costituzione americana, il traguardo della felicità .
Anche in quei territori arabi in cui si combatte in termini tradizionali, si tratta di una strana guerra con intricati interessi ed odi trasversali di tutti contro tutti e con un ruolo a dir poco ambiguo di diversi Paesi, che hanno importanti rapporti con l’Occidente, cominciando dall’Iran o dall’Arabia Saudita, fino alla Turchia, che non solo ricatta l’UE, ma pretenderebbe di entrarne a far parte. La Jihad non ha dichiarato guerra all’Europa, ma ha esportato la propria per il predominio nel mondo arabo, utilizzando gli affiliati che vivono nelle nostre città per consolidare il proprio potere su tutto il mondo islamico e tenere lontani i nostri eserciti dal teatro di guerra vero e proprio. Infatti i disperati attentatori suicidi non vengono dalla Siria, dall’Irak o dalla Libia, ma sono reclutati all’interno delle comunità arabe ghettizzate nelle banlieu delle nostre metropoli, facendo leva sul sentimento di disperazione economica ed isolamento sociale. La presunta superiorità religiosa e l’appello alle incitazioni all’odio contenute nel Corano costituiscono l’ingrediente ideologico ed insieme il detonatore della campagna terroristica.
L’Europa non deve perseverare nell’errore di sentirsi in guerra, alimentando odio e insofferenza nei confronti degli immigrati. Deve piuttosto comprendere che si tratta di un problema di politica interna, non dei singoli Stati, ma dell’intera Unione. Essa quindi deve rispondere nell’unico modo sensato, che è quello di impedire che si creino enclave mediorientali nelle nostre periferie e che rimangano campi o depositi umani, ove spregiudicati affaristi o cooperative al servizio della peggiore politica speculano ed in cui possa fiorire la pianta dell’odio e dell’emarginazione.
Non possiamo dimenticare che l’Unione Europea, sognata da Mazzini e da Spinelli, è nata dalla tragedia della Seconda guerra mondiale, perdendosi poi negli intrighi di miopi burocrati e ragionieri. Di fronte alla Crisi economica ed alla ferocia terroristica essa non ha saputo organizzare una reazione orgogliosa e comune, ma si è chiusa in uno sterile egoismo, invocando la chiusura delle frontiere nazionali, anziché di quelle comunitarie. Non si è resa quindi conto che la minaccia non viene dagli immigrati recenti, ma da quelli di seconda o terza generazione, che si sentono frustrati e ghettizzati. Paradossalmente la tragedia che stiamo vivendo con il proliferare degli attentati, che dilagano a macchia d’olio, potrebbe costituire un’opportunità per indurre ad una reazione condivisa, sulla base di un comune dolore e di un timore ormai diffuso. Dopo essere stata colpita così duramente, Bruxelles ha la possibilità di riscattarsi da tante insufficienze ed errori, proponendosi come la vera capitale del nostro Continente, a condizione che le sue Istituzioni comunitarie comprendano che il terrorismo può essere sconfitto, superando gl’interessi nazionali e mettendo in campo un’azione unitaria di polizia e di intelligence, che garantisca un più elevato livello di prevenzione e repressione integrato. A sua volta la signora Merkel potrebbe affermare una leadership continentale, riscattando la cocente sconfitta delle elezioni regionali, se saprà porre al servizio dell’Europa la grande forza di una Germania, che ha un’occasione unica per scrollarsi definitivamente di dosso il proprio passato e proporsi come stato guida del Vecchio Continente.
Altra questione è quella della guerra vera e propria nei territori arabi in cui si combatte contro il Califfo, che ha costituito un’entità statuale organizzata, strutturata e ben finanziata, dotata di un disegno lucido e preciso, che va ben al di là della guerriglia di Al Qaeda. Il mondo civile, con l’ONU in testa, (quest’ultima se non vuole definitivamente registrare la propria inutilità) deve con coraggio entrare in guerra con tutta la sua forza, per annientare una organizzazione nichilista, nemica della nostra civiltà, che ha l’obiettivo barbarico di distruggerla, usando una ferocia e un fanatismo superiori a quelli del nazismo. Il terrorismo non si potrà disinnescare fino a quando sarà tollerata l’esistenza degli stati canaglia e consentito il doppio gioco a Paesi arabi, che contrabbandano il petrolio del Califfo e si nascondono dietro la guerra all’ISIS, per esercitare vendette di contrapposte sette religiose e coltivare antiche ostilità. Non si può ancora girare la testa dall’altra parte, se non si vuole trasformare l’ignavia in egoismo di fatto complice.
Obama, di fronte alla tragedia medio orientale, non ha avuto il coraggio di rivendicare il ruolo di difensore dei valori di democrazia e libertà, che per oltre un secolo l’America si era assunto, compromettendone l’immagine internazionale. La pace è un grande privilegio, che abbiamo imparato ad apprezzare dopo i lutti e le distruzioni della Seconda guerra mondiale, di gran lunga la più cruenta di tutti i tempi, ma la storia ci ha insegnato a non dimenticare che essa non si può difendere senza adeguate ed esemplari azioni di forza contro tutti coloro che intendono attentarvi per sospingere il mondo nel baratro della barbarie.
