Il Figlio dell’Altra, film di qualche anno fa, racconta un episodio realmente accaduto, durante la Guerra dei 6 giorni. Nel corso di un bombardamento, i bambini di due madri, una palestinese e l’altra ebrea, vennero scambiati e crebbero ciascuno nella famiglia dell’altro.
Il fatto venne prepotentemente alla luce al momento del servizio militare quando, dalle analisi del DNA, i medici militari israeliani constatarono che il ragazzo non era figlio di quei genitori. A seguito di ciò, ciascuno dei due protagonisti si trovò drammaticamente al centro di una tragedia socio/politico/familiare. I padri e i fratelli rifiutavano quello che fino a poco tempo prima era considerato figlio e fratello.
Furono le madri a ricomporre la questione, a ricostruire legami non spezzati, ma alterati dall’errore umano. E quella che aveva avuto tutte le caratteristiche di una crisi politica a livello familiare mutò in nuovo affetto, comprensione e vita.
Questo è da sempre il ruolo che le donne sono chiamate a svolgere. Qualcuno le definì “l’altra metà del cielo”. In realtà il dono che ha la donna di dare la vita trasla in tutte le declinazioni della stessa.
Dalla madre dei Gracchi a Poppea, da Santa Francesca Romana alla madre di Napoleone e via via nei secoli, la indiscussa capacità femminile ha pilotato e risolto situazioni apparentemente impossibili. La figura femminile è stata, peraltro, in una condizione di amore/odio/incomprensione quando la statura della protagonista risultava inversamente proporzionale alla piccolezza del contraltare.
Chi, a parte il fatto che fosse un despota, ricorda la figura del marito di Santa Francesca Romana? E Giovanna d’Arco? Grandi capacità militari e diplomatiche bruciate con lei sul rogo.
Alle donne veniva impedito di studiare, temendo le innate capacità che la cultura avrebbe senz’altro evidenziate nell’universo femminile. Solo poche elette per censo sociale o volontà o dote straordinaria si imposero storicamente nella politica, nella cultura, nella musica, nell’arte.
Pur essendo vessate, chiuse nei conventi, maltrattate, incomprese, le donne hanno tirato dritto, traendo dalle vicissitudini la forza e la capacità di percorrere la vita, di cambiarla senza essere cambiate. Soprattutto, quando c’era la consapevolezza di essere “sulla strada giusta”.
In tempi più recenti, Elisabetta d’Austria, Elena di Savoia, Indira Gandhi, Benazir Bhutto, Aung San Suu Kyi sono esempi di quella volontà inscalfibile, della determinazione, della capacità di risoluzione.
Perché noi “ragazze” abbiamo da sempre un tirocinio di buon senso, dato dalle mamme e prima ancora dalle nonne, le quali hanno affrontato, risolvendoli, innumerevoli problemi .
Noi donne siamo chiamate, ancora una volta, a doverci impegnare per questa famiglia allargata che è la nostra città. E, come sempre, noi donne ci impegneremo con volontà granitica, senza esitazione, avendo ben chiaro il da farsi.

Questo articolo mi richiama alla mente una scena del film “Una giornata particolare” di Ettore Scola, che riassumo brevemente.
Gabriele ( Marcello Mastroianni ), un annunciatore dell’ E.I.A.R. emarginato e licenziato dai vertici dell’Ente radiofonico di Stato per la sua omosessualità, incompatibile con l’immagine richiesta all’ uomo-fascista di “marito-padre-soldato”, nel giorno in cui attende di essere spedito al confino ( che coincide con la “giornata particolare” della storica visita di Hitler a Roma ), viene distolto dal proposito di suicidarsi dall’arrivo della conquilina Antonietta ( Sofia Loren ) , che gli chiede di aiutarlo a recuperare un merlo indiano fuggito dalla gabbia. I due scoprono a poco
poco di vivere una situazione simile: anche Antonietta è una donna “emarginata”, perché incompresa dal marito e dai figli. Quando Gabriele si reca in visita ad Antonietta, rimasta sola in casa mentre il marito e i figli sono ad assistere alla sfilata in onore di Hitler, sfoglia un album di ritagli di giornale della donna e vi legge la seguente frase di Mussolini: “Incompatibile con la mentalità femminile, il genio è soltanto maschile”. “Lei è d’accordo?” . dice,guardando la donna negli occhi. “Si capisce che sono d’accordo” – risponde lei, meravigliata – “Sono sempre gli uomini a riempire i libri di Storia!” “Si,certo” – continua Gabriele, continuando a sfogliare l’album, e aggiungendo ironicamente, sottovoce: “Forse anche troppo”; poi continua: “Mia madre, per esempio, non era un genio, ma era lei a mandare avanti la famiglia. L’unica iniziativa di mio padre fu quella di andarsene da casa.”
Fermiamo la “moviola” qui, su questa scena, e riflettiamo sul luogo comune dell’ epoca, espresso nel film dalla frase di Mussolini, che dura anche oggi: vi sono uomini che si sentono “sminuiti” se lasciano guidare la macchina alla moglie, e che non le permettono di andare in banca al posto loro, ritenendo che i motori e le operazioni bancarie siano prerogative del “capofamiglia”!
Un po’ alla volta questa mentalità va scomparendo, e la gestione familiare sta diventando sempre più un affare comune tra marito e moglie; ma quanto ce n’è voluto!