Ogni occasione è buona per occupare ore di trasmissioni televisive in cui far vedere la faccia del Presidente del Consiglio. Ormai, appena si accende un televisore, sullo schermo appare la faccia di Renzi. Tutti i giorni: a tutte le ore del giorno e della notte.
Il 28 ottobre 2016 c’è stato il confronto televisivo, in un una TV privata, tra Renzi e De Mita, entrambi politici di lungo corso, ma ora su campi avversi. Un confronto tra un politico longevo di quasi 90 anni di età e noto per la sua eccezionale lucidità e capacità di elaborare pensieri politici e un giovane rampante che ha al centro della sua azione politica l’occupazione dei palazzi del potere. L’incontro è apparso abbastanza gratificante per Renzi, che vede e vuol far vedere in se stesso, dopo una “manovra di palazzo” che l’ha insediato a Palazzo Chigi, l’inizio di una nuova era accompagnata da tre “mosse” tipiche: l’occupazione della TV di Stato da gestire in termini di monopolio governativo, la modifica della legge elettorale e la modifica della costituzione.
C’è poco da commentare su questi continui incontri e sull’onnipresenza di Renzi anche nelle TV private. Ci sono solo da annotare il solito linguaggio aggressivo, la violenza verbale e alcuni passaggi in cui il vecchio uomo politico ha accusato Renzi di volgarità e di furbizia. Il no di De Mita alla riforma della costituzione è stato motivato anche con riferimento alla poco chiara scrittura della riforma proposta.
Al riguardo, c’è da sottolineare che questi confronti televisivi, paradossalmente legittimano l’aggressione alla Costituzione da parte del Potere Esecutivo che, sotto sua dettatura, ha imposto al Parlamento, dichiarato eletto con una legge incostituzionale, di cambiare 47 dei 139 articoli che compongono la Costituzione.
Difficile affrontare in un dibattito televisivo lo stravolgimento di più di un terzo della Costituzione. Faccio un esempio. Nessuno dice in TV che il renzismo ha la voglia di modificare anche le modalità di elezione dei giudici della Consulta, cioè l’organo costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la legge con la quale è stato eletto il Parlamento. Le nuove modalità di elezione dei giudici costituzionali sono fra le pieghe dei 47 articoli modificati. Autorevolissimi costituzionalisti, ad esempio Alessandro Pace, hanno definito viziate da irragionevolezza questa scelta governativa. Infatti due giudici sarebbero eletti dal nuovo Senato, fatto da 100 senatori, e solo tre dalla Camera, composta da 630 deputati. La questione non è di poco conto e non solo quantitativa se si considera che il nuovo senato verrebbe sostanzialmente nominato e non eletto direttamente dal popolo sovrano.
E c’è da aggiungere che di queste irragionevoli previsioni normative non c’è traccia nel quesito referendario scritto furbescamente dal disegno governativo sulla scheda elettorale del 4 dicembre, il giorno in cui al singolo cittadino non rimane che votare, con un sì o con un no, una modifica in blocco di 47 articoli nelle cui pieghe ci sono innumerevoli furbizie.
Chi può svelare in TV tutti i vizi e tutte le furbizie della riforma Renzi-Boschi? Ci vorrebbe un gran numero di costituzionalisti autorevoli. Ce ne sono tantissimi a disposizione. Ma in TV c’è da sempre, in modo prevalente, la faccia di Renzi che fa propaganda alla sua costituzione.
