Presidente Mazzella, alcune sue affermazioni in una recente intervista, propongono analisi e prospettive per la politica italiana fuori dal coro. Intravede un superamento della lunga transizione seguita alla caduta della cosiddetta Prima repubblica?

Prima, seconda, terza Repubblica?  Sono espressioni con cui scimmiottiamo la Francia, per nascondere la sostanziale immobilità della nostra vita politica, bloccata in un marasma perpetuo di verità, dogmatiche, assiomatiche (cattolicesimo, comunismo, fascismo) che si contrappongono ferocemente tra di loro. E ciò per l’assolutismo che le caratterizza e le rende inconciliabili.

Secondo Lei, quindi, in Italia si perpetua sempre quella babele di contrapposizioni radicali inconciliabili, che rievocano il bordello Dantesco?

Sì! Da noi non trova cittadinanza il dubbio. Tendiamo a ignorare la realtà materiale delle cose; non ci sforziamo di trovare soluzioni pratiche ai nostri problemi; ci rifugiamo nell’utopia, religiosa o politica; coltiviamo il sogno e ci nutriamo di fantasie, rifiutando l’uso della logica e del raziocinio.

Lei ha scritto in un suo saggio che gli Italiani sono ammalati di autoritarismo, conferma tale opinione?

Sì! E’ una conseguenza dell’assolutismo. Le nostre forze politiche, molto ideologizzate anche se ormai soltanto a parole (la scristianizzazione dei nostri modelli di vita improntati al consumismo e il crollo dei regimi di destra e di sinistra sorti sulla base della filosofia post-hegeliana hanno significato qualcosa) continuano a non dialogare tra loro, perché ciascuna di esse si ritiene in possesso dell’unica verità possibile sul modo di risolvere i problemi politici del Paese.

Non Le sembra  contraddittorio?

Sì e no! In realtà, oggi, i nostri connazionali non credono più alle cose che affermano, ma l’abitudine alla gestione del potere in via autoritaria ed esclusiva è rimasta attaccata alla loro pelle. La storia è come quella di un prete (Parroco, Vescovo, Cardinale) che perde la propria fede (può succedere, no?) ma non lo dice perché non intende rinunciare alle insegne del comando e quindi persiste nell’esercitare il suo potere sui fedeli.

E quindi?

La tendenza di ogni forza politica italiana è di trovare stratagemmi per governare da sola. Il sistema maggioritario di stampo truffaldino che ogni tanto compare in Italia (legge Acerbo, Porcellum, Italicum) e che non ha nulla in comune con i sistemi maggioritari adottati da altri Paesi, è solo la spia dell’incapacità dei nostri rappresentanti politici di instaurare in Italia una vera democrazia. Abbiamo minoranze proterve che se diventano maggioranze relative (non quindi assolute: cinquanta + uno per cento dei voti) si rifiutano di stipulare accordi (che chiamano con tono sprezzante: compromessi) con altre forze, perché vogliono il potere in esclusiva. Se raggiungono il 40% dei voti pretendono di governare contro il 60% di quelli che non le vogliono al potere! 

Dicono di farlo per la governabilità…

Il massimo di governabilità si ha nella dittatura e ogni forza politica autoritaria tende per sua natura ad avvicinarsi al modello tirannico. Non mi sembra una nobile giustificazione!

Vede la possibilità di un superamento dello stallo?

E’ molto difficile! Gli Italiani dovrebbero rinunciare a fingere di credere nelle loro utopie salvifiche, religiose o politiche, e mettere saldamente i piedi sulla terra, facendo leva sul pragmatismo empirico che, oggi, è dei popoli anglosassoni, ma che, ieri, fu della Roma repubblicana pre-cristiana e pre-socratica.

 Lei critica la proposta di resuscitare il Mattarellum come sistema elettorale. Da costituzionalista esperto afferma che, secondo lo spirito della nostra Carta Fondamentale, le coalizioni di Governo dovrebbero trovarsi in Parlamento. Quindi per quale tipo di legge elettorale propenderebbe?

L’ho già detto e non mi ripeto se non sinteticamente. E’ uno strumento arrugginito che non può essere usato in un sistema politico che è divenuto tripolare. E poi….il problema è che gli accordi pre-elettorali per formare le coalizioni sono vaghi, ondivaghi, astratti o fasulli e destinati a essere messi nel nulla a votazioni esaurite. La Storia degli ultimi decenni ce lo insegna. Le coalizioni, dopo il raggiungimento della meta “implodono” e il sistema non consente vie d’uscita, come avviene, invece, per il proporzionale, dove gli accordi avvengono su proposte di governo più concrete.

Lei ha dichiarato che Matteo Renzi sarebbe stato abbandonato da quei poteri forti che lo hanno sostenuto fino a ieri e che presto verrà scaricato anche dai suoi seguaci nel PD. Quindi un rottamatrore rottamato?

Ciò che sta accadendo e che apprendiamo dai mass-media conferma la mia facile profezia. D’altronde, Lei continuerebbe a puntare su un cavallo che ha mancato l’ostacolo e ha fatto cadere il suo fantino in una pozzanghera?

Che ne sarà del PD dopo Renzi e vi sarà ancora un PD?

Quello che era prima di Renzi. Un coacervo di vecchi fideisti  sedicenti ugualitari, l’uno religioso e l’altro politico, in cui i fedeli e i seguaci non credono più nel Verbo ma che, con il perdonismo e il buonismo, tengono lontani i governanti e i parlamentari dal pragmatismo necessario per porre, in primo luogo, un argine all’italica corruzione dilagante che non pone soltanto un problema morale ma un arresto degli investimenti stranieri nel nostro Paese.

Lei, Presidente, tiene a definirsi un laico, ma appare ostile sia al leaderismo, che ha riscosso molto successo negli ultimi anni e prevede l’uomo solo al comando, come alle etichette politico-ideologiche. Potrebbe allora, per il suo richiamo ai valori dell’empirismo britannico ed alla priorità del metodo rispetto al fondamento filosofico, qualificarsi come un liberale?

Come esergo al mio romanzo (storico) “L’implosione”, edito da Avagliano, ho usato un aforisma di W.Hazzlit “La libertà è la sola vera ricchezza”. Credo che sia già questa una risposta alla sua domanda. C’è però un liberalismo germogliato su un terreno di filosofia empiristica (ed è quello inglese) e un altro che s’è nutrito dell’idealismo tedesco (quello prevalente  italiano ed euro-continentale). Ecco io sono per il primo e mi sento vicino a quella parte del mondo liberale del nostro Paese, che è ad esso collegato.

 

 

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