Alcuni termini diventano di moda e sono pedissequamente ripetuti senza che nessuno si prenda la briga di analizzarli.
E’ il caso dell’espressione “anti-politica”, usata con un valore dispregiativo e un tono sprezzante.
La cosa potrebbe anche comprendersi se la politica, nel caso specifico, quella italiana, meritasse aggettivazioni encomiastiche e non fosse, invece, caratterizzata dalla demagogia, dalla corruzione, dall’ignoranza e dal pressapochismo dilettantesco di chi la esercita.
Personalmente, sono dell’opinione che solo dall’anti-politica potrà sorgere il primo movimento empiristico e pragmatico italiano.
Sino a oggi la politica italiana è stata nelle mani di ammalati cronici d’ideologia, religiosa o filosofica, che le hanno inoculato i peggiori mali capaci di minare la sopravvivenza della democrazia: la corruzione derivante dal perdonismo cattolico dei democristiani, il lassismo tipico del buonismo dei comunisti, la spocchia nazionalistica dei fascisti, a tacer d’altro.
L’anti-politica, per ragion del contrario, potrebbe voler liberarsi dalle pastoie di ideologie irrazionali e di fantasiose utopie, redentrici e/o salvifiche, e mirare finalmente alla soluzione pratica dei nostri maggiori, concreti problemi senza pregiudiziali paraocchi e impedimenti.
Si può capire che ad avversare ferocemente l’anti-politica siano i partiti autoritari prodotti dall’assolutismo cattolico e da quello idealistico tedesco, nella doppia versione di destra e di sinistra; non si comprende, invece, l’avversione del gruppo liberal-democratico europeo.
Se c’è una sede dove il pragmatismo operativo può nascere, essa dovrebb’essere quella dove maggiore è il culto della libertà, del confronto dialettico e dove più sentito è il rispetto della logica e della razionalità. Sostenere, come hanno fatto i liberal democratici europei, che su molti punti programmatici del movimento Cinque stelle vi fosse contrasto con le loro tesi significa una sola cosa: che, purtroppo, neppure nei partiti orientati per principio verso il dibattito delle idee v’è più fiducia nella discussione scevra da preconcetti ideologici.
Luigi Mazzella
