Il tramonto dei tradizionali valori delle Democrazie Occidentali ha determinato una crisi molto profonda, che potrebbe travolgerle. Gli Stati Uniti, che, dopo la seconda guerra mondiale, ne sono stati la guida ed i più strenui difensori, hanno preferito alla strada sostenuta dall’alta finanza che appoggiava Hillary Clinton, in mancanza di altre alternative, quella autarchica di Donald Trump. La stessa Gran Bretagna ha respinto la proposta riformista filo europea di Cameron, decidendo con la Brexit un pericoloso isolamento. Ovunque prevalgono spinte populiste, personalistiche ed autoritarie. Come per le Rockstar musicali, che stabiliscono un rapporto diretto con i propri fans, il popolo cerca un contatto senza intermediazioni con il movimento politico ed il suo leader. Messi in archivio tutti i disegni ideali novecenteschi, avanza una irresistibile spinta ad un rivoluzionario cambiamento verso una sorta di società liquida, che spazzi via i tradizionali corpi intermedi, (partiti, sindacati, associazioni imprenditoriali, di commercianti, artigiane, assistenziali) per sostenere l’uomo solo al comando.
Matteo Renzi, copiando il progetto del partito personale di Berlusconi, ha tentato di trasformare il PD, unico soggetto con una struttura organizzativa territoriale e forte tradizione ideologica, in “partito del capo”, tentando di imporre una radicale modifica della Costituzione, che sancisse giuridicamente tale indirizzo.
Il M5S di Grillo & Casaleggio, come la nuova Lega di Salvini, hanno il medesimo obiettivo di imporre un one man show, attorniato da una corte di allineati osannanti di basso o medio calibro, senza possibilità di crescita mediatica e qualitativa propria. Il modello da imitare non è più quello delle democrazie liberali occidentali, ma la Russia di Putin o la Turchia di Erdogan. Il consenso deriva tutto dalla visibilità quasi esclusiva del capo con una partecipazione limitata a primarie farlocche o al web, facilmente governabile attraverso algoritmi manovrati dal vertice.
La conseguenza è la ovvia difficoltà di uscire da una difficile crisi, che imporrebbe visione e grandi professionalità per realizzare profonde quanto necessarie riforme. Si ricorre piuttosto ad espedienti linguistici per amplificare il significato di modesti provvedimenti, che assegnano mance a limitate categorie ritenute vicine (gli ottanta Euro o il buono cultura per i giovani). Attraverso la denominazione in inglese di una modesta riforma del lavoro, si creano soltanto altri precari con il sistema dei ticket. Aggiungendo l’aggettivo “buona” ad una inadeguata riforma della scuola, che non ha una sola idea ispiratrice di fondo, si tenta scopertamente, senza per altro riuscirvi, di stabilizzare altro precariato, che quindi rimane scontento.
Bocciato momentaneamente il tentativo renziano ed in attesa del nuovo rilancio del toscano arrembante, (questa volta magari alleato col maestro Silvio) continua la corsa a chi la spara più grossa contro la casta, le istituzioni, la politica intesa come cultura, passione, visione del futuro, professionalità, preparazione della classe dirigente. Un’orgia di desiderio del nuovo in quanto tale, indipendentemente da ogni variabile di merito, dilaga in tutto l’Occidente, che rimane esposto al grave rischio di un isolamento nazionalista degli USA e della dissoluzione dell’Unione Europea. La possibile vittoria in Francia di Marine Le Pen, la sconfitta o il forte ridimensionamento della Merkel in Germania, la vittoria di Grillo in Italia, potrebbero completare il quadro di un incerto futuro. Conta soltanto la Rete, la piazza, le aggregazioni attorno ai nuovi leader, investiti da una sorta di superiorità morale rivoluzionaria, sul modello centroamericano di Peron, Che Guevara, Fidel Castro, o Chavez.
L’Economist ha definito “necrofilia ideologica” la tendenza ad esaltare il nazionalismo contro la globalizzazione, la purezza etnica contro l’etica dell’accoglienza, il populismo autoritario contro la democrazia. La tendenza rivoltosa ad identificarsi nel capo tende inesorabilmente a diventare fascismo. In Italia questa esperienza l’abbiamo già fatta, dovremmo sforzarci di non dimenticare!
Stefano de Luca
