Presto il liberalismo al potere
Brexit è, saputa cogliere, l’occasione per ridiscutere il futuro dell’Unione europea, che non può essere burocratica tedesca. Il successo di Donald Trump, in quanto Presidente degli Stati Uniti, conviene a tutti, e negoziare con Vladimir Putin è nell’interesse di tutti. Queste sono le coordinate del futuro assetto globale.
Il cosiddetto populismo, tanto condannato quanto non capito, è oggi sincera espressione dei libertarians, dei liberali anglosassoni, dei liberali conservatori, in Italia liberali. E’ il modo con cui, capitisi vicendevolmente, i liberali possono unirsi sotto l’insegna del liberalismo storico. I liberali, oggi, riuniti, possono cioè cambiare l’Italia e gli assetti mondiali, passando dalla nuova Europa. Il liberalismo e i suoi principali pensatori Voltaire, Hume, Kant, Smith, Tocqueville, già dopo la Rivoluzione francese, hanno inteso abbattere il potere assolutistico dello Stato ottenendo libertà e democrazia liberale. Questo è avvenuto nei Paesi anglosassoni in altro modo rispetto a noi, ovvero con il pragmatismo. La vittoria del liberalismo in molti Stati europei, con la fine dell’assolutismo, ha dato il via alla elaborazione delle Costituzioni e all’inizio della democrazia liberale. Lo Stato è divenuto democratico. Alla domanda tuttavia del sino a che punto fare prevalere la volontà collettiva su quella dei singoli, i liberali di sinistra o radicali o liberaldemocratici hanno allora risposto ritenendo legittimo il ruolo del nuovo Stato democratico, mentre i liberali di destra o liberali individualisti o liberali cosiddetti anglosassoni hanno continuato a guardare allo Stato con grande sospetto e paura. Le due tendenze liberali hanno convissuto alterne, fino alla caduta della destra storica con la vittoria della corrente liberal-democratica e i suoi effetti che sono durati, in Italia, con l’età di Giolitti, fino alla prima guerra mondiale. Lo Stato allora era quasi coincidente con la nazione, e così si sono nazionalizzate le ferrovie, i monopoli pubblici, l’istruzione pubblica in funzione dello Stato per le esigenze dell’esercito di leva e si è data la pianificazione dello sviluppo industriale. Così è accaduto in Europa, si pensi in Francia con i giacobini e poi Colbert, mentre nei Paesi dell’Europa centrale e orientale al nuovo concetto di Stato si sono agganciate tutte le vecchie contraddizioni dell’assolutismo. Tuttavia l’ impronta liberale e il primato della società e di un’economia basata sulla libera proprietà privata sono esistiti e hanno contrastato totalmente la visione di coloro che vedevano nello Stato la più pura espressione della democrazia da cui il socialismo. I socialisti non credono nella società libera perché la vedono come foriera di diseguaglianza, pur credendo nelle elezioni da cui deriva la legittimazione dello Stato.
Sull’impianto tedesco, verticistico, dirigista, monistico globale, oltre che militaristico, lo Stato si è fatto valore in sé, ha preteso ed è stato concettualmente “etico”. E’ stato Hegel che ha concepito sciaguratamente “lo Stato come supremo inveramento della libertà” che nella sostanza non significava niente, ma si è imposto in Germania e, parzialmente, in tutta l’Europa. Il socialismo era intanto divenuto marxista, poi comunismo e anche, per reazione od emulazione, hegelismo della destra nazista. Dallo Stato etico è poi rinato in forme nuove il totalitarismo, con l’aggiunta dei mezzi tecnici repressivi messi a disposizione dalla rivoluzione industriale.
Gli Stati hegeliani però sono stati tutti storicamente battuti. E’ vero che nell’Europa continentale il sistema Stato-centrico si è imposto, ma i Paesi anglosassoni ne sono rimasti largamente immuni. Oggi siamo al bivio, e il populismo liberale segnala la strada da percorrere, in Europa come nel mondo. In Europa, “derapando” su Regno Unito da una parte e Donald Trump dall’altra, si deve dare vita alla nuova Europa. In Italia, portando al voto democratico gli italiani, si deve procedere al riordino del Paese con la drastica diminuzione dei poteri (e stipendi) dello Stato.
La democrazia “più democratica” risiede oggi nel Regno Unito, nei Paesi anglosassoni ove si porta tutto il popolo a governare se stesso. Solo la democrazia ripetuta ed estesa a tutti, consente ad ognuno il massimo autogoverno possibile. La storia ha dato ragione ai liberali di scuola anglosassone, i conservatives, non i liberals egualitaristi, socialdemocratici. Il populismo è la confusa ma netta ribellione contro i poteri assoluti, statali innanzitutto, la rivoluzione del redivivo liberalismo, dei liberali, dei liberal-democratici, dei conservatori, dei libertarians.
