Gli effetti positivi del crollo delle ideologie politiche del “secolo breve” sono molteplici.
C’è, infatti, da sperare che la battaglia politica non sia più, in futuro, uno scontro tra fanatici di frottole fantasiose, ma possa condurre ai problemi concreti della collettività; sostituire ai cosiddetti Valori Ideali da perseguire, ipotesi pratiche da realizzare per una migliore e più civile convivenza sociale.
Conseguentemente, i termini “Destra, Centro, Sinistra” e le loro combinazioni “Centro-Destra” e “Centro-Sinistra” diventerebbero obsoleti, nomi vuoti da porre nella pattumiera della Storia: risultato di non poco conto e, di certo, non meramente nominalistico.
Nella mitologia greca classica, Procuste significava “lo stiratore” ed era il soprannome di un brigante (Damaste) che aveva costruito una sorta d’incudine a forma di letto dove poneva le sue vittime (poveri, ignari viandanti che non riuscivano a sfuggire ai suoi assalti e alla cattura) per poi “stirarli” con la forza di bene assestati colpi di martello, se troppo corti; o amputare loro le gambe, qualora queste sporgessero fuori.
Con la locuzione “mettere un individuo in un letto di Procuste” si definisce la situazione psichica difficile, scomoda e alla lunga intollerabile di chi è posto, dagli altri, in modo spesso arbitrario, in una “casella”; e cioè in base a una sommaria classificazione delle sue idee politiche (talvolta solo presunte e tal’altra desunte da comportamenti d’incerta e non univoca individuazione).
E’ veramente raro che un cittadino di un Paese molto ideologizzato non sia “catalogato” con l’una o con l’altra “etichetta” del trinomio: destra- centro-sinistra e non si dia, comunque, alla qualificazione prescelta una connotazione chiaramente negativa, da parte dei suoi avversari politici.
La più innocua delle predette espressioni riguarda la qualificazione “di centro”: di solito, con essa s’indica soltanto una persona conformista, tendente alla viltà, da lei chiamata “prudenza”. Un individuo che si barcamena per non prendere posizione “tra gli opposti estremismi” è, per definizione, un uomo di centro. A destra, invece, si è razzisti, xenofobi; a sinistra, sovversivi, predatori e secondo una vulgata ironica, si possono persino “mangiare i bambini”.
L’attribuzione di una posizione politica di destra, di centro o di sinistra, è fatta prevalentemente in base al punto di vista, da cui osserva e valuta il fenomeno chi è di opinione avversa.
Facciamo due esempi.
Di fronte alla situazione che si è determinata nell’Europa continentale, dopo gli ingenti sbarchi di nord e centro africani, soprattutto lungo le coste italiane, la contrarietà a un’immigrazione selvaggia e clandestina è stata considerata (da sinistra) manifestazione di razzismo (e quindi di destra), oppure (da destra) orrore per l’introduzione di una nuova forma di schiavismo diretta a procurare lavoratori a bassa paga a un’industria manifatturiera in crisi per gli alti costi raggiunti dalla mano d’opera (e quindi sinistra).
E la battaglia per le “unioni civili” tra gay è stata qualificata “di destra” da chi era accusato di privilegiare la considerazione dell’amore per la libertà in tutte le sue manifestazioni, comprese quelle relative al proprio corpo, propria degli spiriti “liberali” ovvero “di sinistra” da chi la vedeva come un tentativo di sovvertire le regole della classe borghese sul matrimonio, sulla famiglia, sulla conservazione e trasmissione del patrimonio.
Gli esempi potrebbero continuare e mettere sempre maggiormente in risalto che l’utilità della distinzione nasce solo dal bisogno perverso di alimentare quell’odio tra gli esseri umani di cui al motto hobbesiano (homo homini lupus) e di dare, ai religiosi anche Europei, convertiti alle credenze del lontano e arido Medioriente mesopotamico, giustificazioni per la trasgressione del comandamento di amore, che sarebbe stato scritto nelle tavole di Mosé.
In definitiva, ben vengano: il pluralismo interpretativo di molti atteggiamenti umani, l’espansione del pensiero libero dopo il crollo delle ideologie politiche, l’attenuazione dei sentimenti religiosi o pseudo-tali. Tali fenomeni consentiranno un’ampiezza di valutazioni tale da ridare agli esseri umani quella fiducia nell’intelligenza e nel raziocinio, che si era persa con l’ideologizzazione fanatica e con il trionfo degli irrazionalismi fideistici.
In tutto il Pianeta, inoltre, in aggiunta a tali fenomeni, la pretesa omogeneità culturale dei Paesi sta dimostrando i suoi limiti e il ruolo positivo della diversità, conforme, peraltro, alla logica e alla Natura materiale, sta per prevalere ovunque.
In India, negli ultimi anni, si è sviluppata una cospicua letteratura atea e materialista anche se, nei secoli passati, la spiritualità era sempre stata dominante in quel Paese.
La Cina è pur sempre quella di Confucio, ma si affacciano sempre di più anche altre, numerose, diverse visioni del mondo.
In Italia, il consumismo ha “scristianizzato” abbastanza i costumi bigotti, soprattutto domenicali, dei cittadini (meno Messe e più acquisti al Supermercato). Le processioni con Madonne Pellegrine e con Santi dall’aureola fiammante si sono molte ridotte: non si compiono più quelle per finalità elettorali e permangono soltanto quelle, dov’è necessario rendere omaggi a benefattori e significare atti di devozione.
Se il popolo italiano non si convertirà all’islamismo come fece, all’epoca del Basso Impero, con il Cristianesimo, si potrà sperare nella nascita di una visione anche laica del mondo, nella mente degli Italiani. Con la crescita del pluralismo di pensiero all’interno d’ogni cultura (e non tra le culture) il Mondo non potrà che migliorare: si ridurrà, certamente, l’odio (almeno quello tra i popoli).
* Il Presidente Mazzella collabora stabilmente con Rivoluzione Liberale da autorevole giurista indipendente.
