Se una persona di una certa età invoca, scrivendo su un autorevole giornale, la costituzione di un’Autorità mondiale monocratica che in modo energico e con piglio autoritario (come si conviene a un organo di tale natura) risolva i complessi problemi del Pianeta, si espone inevitabilmente al rischio di farsi considerare dalla gente un anziano docente, pur insigne e noto, della nostra Accademia che dà, prematuramente, segnali di demenza senile.

Sorprende, ancora di più, che a dare spazio  a una tale disperata e farneticante invocazione sia proprio quella parte della stampa italiana da sempre allineata su posizioni di prudente moderazione ed assolutamente egemone nel settore del cartaceo.

In realtà, le perplessità della gente comune trovano conforto nel fatto che un’Autorità monocratica che metta out of order l’Organizzazione delle Nazioni Unite con un amabile “ben servito”, è difficile da prevedere.

Non a caso, nonostante le sollecitazioni del docente,  che è tornato più volte sul tema, essa tarda a spuntare all’orizzonte. E poi, è lecito chiedersi, chi mai potrebbe nominarla, se le leggende metropolitane affermano che Dio sia morto, che poco dopo di lui siano spirati anche Hitler e Stalin e che altri dittatori di uguale potere non si scorgono in giro.

Eppure, anche se l’Autorità monocratica invocata dal luminare italiano non “si materializza” e resta un ectoplasma visibile solo dai suoi follower più fanatici, taluni effetti di un “nuovo ordine planetario”, self growing and increasing, cominciano, a dispetto di tutto, a essere concreti e palesi.

mass-media dell’intero mondo non assumono più posizioni diverse sui vari problemi esistenti sul tappeto  ma uniformemente omogenee.

Sulla stampa e in video: tutti sono contro il Trump statunitense e la Brexit britannica e criticano, con parole d’irato sdegno,  l’isolazionismo anglosassone considerandolo una sorta di “peccato mortale” e condannandolo con il linguaggio aspro dei più trucidi anatemi religiosi; a tutti piace, all’improvviso, Oprah Winfrey solo perché si scaglia contro Trump e annuncia di volersi candidare contro di lui alla Presidenza della Repubblica Nord-americana, facendo intendere che sia lui il “protettore” occulto di tutti gli stupratori e molestatori sessuali dell’Universo; tutti mostrano seria preoccupazione per il successo di Kurz in Austria e per un’eventuale avanzata del Movimento delle Cinque Stelle in Italia, anche, si aggiunge, per gli effetti che i due fatti possano avere per l’Unione Europea, entità sovranazionale sempre più osannata e beneamata; tutti vedono nel giovane Presidente della Repubblica Francese, Macròn, l’ancora di salvezza per l’Euro-continente e inneggiano  a lui come “uomo del destino”, dimenticando che a votare il nuovo beniamino dei potentati finanziari mondiali sia stata soltanto una sparuta minoranza dei nostri cugini d’oltre Alpi.

Si licet parva componere magnis, anche sulle “piccole cose” del ristretto mondo italico, le posizioni mass-mediatiche sono incredibilmente simili e monocordi: tutti tacciono sugli scandali degli ultimi, più recenti e attuali protagonisti dello scorcio di “decennio nero” che stiamo ancora vivendo, preoccupati di danneggiarli alle prossime elezioni politiche del Marzo 2018; tutti mostrano di sorprendersi e di restare sgomenti per le idee “ballerine” del leader designato dalle Cinque Stelle sull’Euro, di cui spulciano precedenti scolastici che lo dovrebbero far ritenere culturalmente inferiore a molti degli attuali Ministri che pur non hanno date grande prova di se stessi; tutti s’interessano al futuro incerto di un albero di abete, prontamente denominato “spelacchio” e collocato dalla Sindaca di Roma in piazza Venezia ornato di addobbi natalizi e si augurano che l’autorità anti-corruzione intervenga con rapidità per decidere il destino dei suoi rami ormai irrimediabilmente rinsecchiti; tutti danno diffuse notizie sui procedimenti giudiziari contro la Raggi ma tacciono rigorosamente di quelli contro Sala; tutti amplificano le balle pre-elettorali dei governanti in carica e prefigurano un futuro per l’Italia come terra più fortunata di Bengodi; tutti attribuiscono le fake-news che infestano l’informazione soltanto ai social e a internet e invocano misure repressive limitate al web,accusato di diffondere on line notizie non controllate divere da quelle gradite ai padroni dell’informazione tradizionale privata o pubblica (si fa per dire, perchè sostanzialmente in mano ai partiti sinora dominanti).

Le “soffiate” su provvedimenti governativi in cantiere, pure se intercettate, documentate e rese pubbliche, da parte di uomini politici a imprenditori di rinomanza (anche più che nazionale) riescono a  scandalizzare soltanto la stampa e la tv di proprietà di un leader ritenuto dalla stampa prevalente “competitor” nella lotta per capeggiare la coalizione delle due coalizioni del “decennio nero”.

Tanta omogeneità nei commenti e nelle reazioni dei mass-media dell’intero globo non si era mai registrata prima.

Le conseguenze, comunque, sembrano essere, a giudizio di qualche commentatore politico (on line, naturalmente) meno gravi di quanto possano sembrare di primo acchito.

A parte il fatto che Trump ha avuto, in occasione delle elezioni presidenziali, il più alto numero di follower mai registrato negli Stati Uniti d’America, v’è da rilevare che stampa e Tv, anche in Italia, sono sempre meno seguite nei loro “excursus” politici (per non parlare dei caotici e chiassosi talk show, in cui è sempre più difficile stabilire chi, tra intervistato e giornalista, sia il più confusionario).

Certo, un effetto preoccupante c’è: l’atomizzazione del popolo italiano è in crescita. La notizia appresa solipsisticamente sul computer, sull’IPAD o sul cellulare non dà luogo a quelle discussioni vivaci che caratterizzavano la vita dei nostri bar di provincia, dopo l’ascolto del telegiornale o dopo la lettura dei quotidiani, protetti da robuste stecche di legno per impedirne la sottrazione.

* Il Presidente Mazzella collabora stabilmente con Rivoluzione Liberale da autorevole giurista indipendente.

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