Ecco un elenco di dubbi; parafrasando Cartesio: dubito ergo sum!
1) Pensare o credere?Il pensiero è l’azione della mente, la creazione nella propria testa di contenuti destinati a essere oggetto di meditazione o di riflessione per diventare opinione, intenzione. Mentre il pensare è un atto d’autonomia, fondato sulla logica, una configurazione dei fatti e dei fenomeni umani in relazione al rapporto di interdipendenza che intercorre tra essi, il credere è, invece, un atto di fede; è la ricezione nell’ambito delle proprie convinzioni od opinioni di un pensiero che ci persuade anche senza bisogno di prove. In altre parole: pur di non restare nel dubbio si aderisce alla verità, anche non dimostrata, di un assunto altrui. A stretto rigore, un liberale, tanto più se indipendente, non dovrebbe essere un credente o un fanatico di un’ideologia, per la contraddizion che nol consente. Ma è sempre così? E allora chi sono i cattolici-liberali, i liberal-socialistie i liberal-nazionalisti?
2) Mobilità o staticità del pensiero?Per evitargli squassanti contraccolpi, a un credente si augura che la sua “fede” sia stabile e duratura. Per mostrare, invece, fiducia nelle sue continuative capacità intellettive, a un intellettuale laico si augura una mobilità perpetua del suo pensiero. Guai a fermarsi: il rischio che si corre è una patetica “laudatio temporis acti”. Facciamo qualche esempio. Una persistente disputa tra liberali fisiocrati e liberali mercantilisti sarebbe, allo stato attuale, un mero fuor d’opera. Inoltre, in un mondo ormai dominato dalla presenza esorbitante di potenti strumenti per il dominio del mercato, non solo pubblicistici, sono a dir poco anacronistiche le acritiche esaltazioni delle virtù taumaturgiche del Mercato per i mali dell’economia globale. L’attuale situazione mercantile preoccupa per i condizionamenti che subiscono i cittadini-consumatori e un liberale non può continuare a ripetere regole che erano valide in un ben diverso contesto, temporale e fattuale.
3)Empirismo o Idealismo? L’empirismo, in filosofia, è la dottrina che ritiene l’esperienza e i dati della vita pratica in cui l’uomo s’imbatte, filtrati dalla sua personale ragione, come unici fondamenti della conoscenza e dell’acquisizione della verità sulla realtà, considerata come essenzialmente unica o riducibile a un unico principio fondamentale. Del razionalismo, a differenza di quanto erronemante si opina, l’empirismo è l’espressione più pura. E’ correttamente contrapposto, invece, all’idealismo che identifica nelle idee, come elementi astratti e staccati dalla realtà, il principio e l’oggetto della conoscenza. Un liberale britishè per la tendenza dominante nel suo Paese un seguace dell’empirismo-monista, sbarcato a Dover con il De Rerum Natura di Lucrezio, ai tempi del nostro Rinascimento. In Italia, è stato liberale Benedetto Croce, idealista e dualista post-hegeliano (di quella stessa famiglia filosofica che ha partorito i mostri ideologici del secolo breve). A stretto rigore un liberale, tanto più se indipendente, dovrebb’essere empirista e monista, non idealista e dualista. Ma è così?
4)L’uomo universale o il cittadino? La natura umana, a seguito dell’evoluzione della specie, è oggi sostanzialmente unica, a dispetto delle diversità pure esistenti e derivanti da fattori di varia natura, soprattutto ambientale. La tendenza a vivere in comunità è piuttosto costante ma diverse sono le condizioni di vita che in un luogo e nell’altro si realizzano: vi sono zone del Pianeta dov’è allignato il cannibalismo e altre dove il rapporto anche con gli animali, da quelle parti del globo non feroci, è stato sempre felice e idilliaco; vi sono comunità che hanno saputo darsi un patto sociale a garanzia di una pacifica coesistenza e convivenza e altre che pur dichiarando e professando di adorare uno stesso Dio si scannano vicendevolmente da millenni in modo sempre più aspro e accanito. L’uomo liberale, pensando con la propria testa, non dovrebbe subire gli ecumenismi ecclesiali, gli universalismi ideologici, le uguaglianze imposte da utopie tanto astratte quanto irrealizzabili, la soggezione a pretesi Valori utili soprattutto per chi li professa a nascondere intenzioni non sempre commendevoli; dovrebbe guardare al cittadino di quelle comunità che sanno garantire la libertà, il bene più prezioso per l’essere umano, senza paraocchi fideistici di ogni tipo. Oggi che l’inosservanza di ogni limite da parte dei super ricchi del Pianeta che siedono nell’aeropago di Wall Street e della City toglie progressivamente spazi di autonomia agli individui, riducendoli al rango di sudditi privi di diritti politici ai fini della stessa scelta dei propri rappresentanti a livello di conduzione della res publica, l’uomo liberale dovrebbe saper dire: basta all’iperliberismo globalizzatore, fagocitatore delle sovranità nazionali e oppressore, solo in apparenza morbido e tollerante, delle libertà individuali. Dubito che sia così.
5)La libertà di scambio o la protezione? La libertà nel commercio dei beni e dei manufatti, senza imposizione di dazi doganali o altre misure protezionistiche, è stato sempre un cavallo di battaglia dei liberali, quando il mondo industriale o dei servizi si presentava più o meno omogeneo, soprattutto quanto ai costi del lavoro. In un mondo che conosce sistemi produttivi improntati a un autoritarismo di Stato che impedisce la lievitazione dei salari e di altri costi si può dire che il campo della concorrenza non sia stato pesantemente alterato. E in un tale mutato contesto i popoli anglosassoni che hanno chiuso le loro frontiere a beni prodotti in sottocosto “politico” e a immigrati di scarsa qualificazione lavorativa hanno remato contro i canoni del liberalismo? O non piuttosto vero che hanno reagito giustamente contro un’alterazione del principio di concorrenza?
6) Mass-media tradizionali o Web?Le Fake news, a diversi livelli d’intensità, entrano ogni giorno di più in ogni racconto di fatti relativi alla politica del mondo occidentale. La cronaca ne è piena. Le élite finanziarie ed industriali sono proprietarie dell’intero patrimonio mass-mediatico: i tempi di Citizen Kane, il film di Orson Welles sul “Quarto potere” sono lontani e dal 1941 molta acqua è passata sotto i ponti dell’acquisto di giornali (e poi radio televisione:quinto potere) da parte dei più potenti gruppi economici. Anche la libertà di stampa e di opinione è stato un cavallo di battaglia del liberalismo…ma oggi può esserlo ancora, mettendosi dal punto di vista dei citizen? Certamente, no! L’accesso è sbarrato al pensiero libero che però ha ricevuto un insperato aiuto dalla Rete, da Internet. La lotta furibonda ai social è subito divampata: sulla stampa, in tv, in borsa. La coloritura della lotta degli uomini liberi è diventata necessariamente “anti-sistema”; si muove, cioè, contro cioè l’intreccio di interessi che lega le élite finanziarie ai governi che dipendono da esse, anche (e ovviamente, non solo, per effetto del sostegno mass-mediatico). Può un liberale unirsi al coro interessato dei Paperon dei Paperoni di Wall Street e della City e a quello semplicemente codino e senza nerbo dei salottieri dell’Occidente e ripetere le giaculatorie sul nozionismo del Web, sul pericolo per la Cultura con la C maiuscola, sulle Fake news propalate on line e non avvedersi, invece, che la Rete è l’ultima spiaggia per la difesa della libertà?
