Si dice, comunemente, che uno “stellone” accompagna sempre il destino degli Italiani. E’ veramente una “buona stella” o soltanto il frutto di un’immaginazione sbrigliata e ottimistica che riesce a trasformare qualunque cosa negativa accada nel Paese in un evento comunque accettabile se non addirittura benigno e favorevole?
Probabilmente, la seconda ipotesi è più convincente.
Misteri e nequizie della storia patria diventano, comunque, per gli Italiani, fatti che non rimangono a lungo nella loro memoria.
Pochi ricordano, per esempio, che nel secondo dopoguerra mondiale, a “liberazione” compiuta del Paese dal fascismo, da parte delle forze alleate, , “manine” sconosciute (come, poi, le denominerà Bettino Craxi) avevano alterato profondamente il corso delle nostre vicende politiche.
Il “mitico”, “elogiato” e “riverito” Presidente del Consiglio italiano dell’epoca, Alcide De Gasperi, era caduto sul campo di battaglia di una guerra politica condotta fuori dai nostri confini. Lo statista Trentino era stato, con buona evidenza, colpito da chi voleva impedire al suo “pupillo”, Attilio Piccioni, destinato a succedergli, di proseguire sulla strada di una politica di autonomia dagli “Alleati” e preoccupante soprattutto per le alte sfere del Potere Finanziario Mondiale. E ciò, soprattutto a causa della temuta compromissione di certi interessi stranieri nel settore petrolifero. Inizialmente riottoso, De Gasperi era stato convinto a perseguire l’obiettivo dell’indipendenza energetica del Paese, da Enrico Mattei, il cui destino tragico si era concluso, nel tardo pomeriggio del 27 ottobre 1962, nel cielo sovrastante la campagna pavese: il suo aereo era scoppiato nell’etere, trasformandosi in una palla di fuoco.
Il declino del pur amato Statista italiano era stato considerato soltanto da pochi osservatori politici l’effetto del primo colpo inferto alla classe politica italiana dagli effetti congiunti di azioni giudiziarie e di notizie divulgate, con dovizia di dettagli, dai mass-media. Per la maggioranza dei cronisti Italiani, il cosiddetto “caso Montesi”, era stato unicamente un “infortunio mondano” del musicista Piero Piccioni, figlio dell’uomo politico Attilio. Che esso avesse determinato la fine dell’attività di governo di una delle poche, autentiche star apparse nel grigio firmamento degli uomini politici italiani, non aveva preoccupato che pochi attenti osservatori della realtà italiana.
Ancora: il pericolo di una politica italiana autonoma dalle direttive della Finanza mondiale e conseguentemente dagli establishment anglo-americani che all’epoca erano da essa dipendenti nonché dai burocrati bancari dell’Unione Europea (da sempre ubbidienti e proni a quelle indicazioni di rotta) continuava a preoccupare i Paperon de’ Paperoni del globo il cui obiettivo principale era divenuto, nel frattempo, determinare il crollo del comunismo sovietico e mondiale e la successiva, progressiva (ritenuta, non a torto, inarrestabile) social-democratizzazione dei partiti comunisti occidentali.
Il tentativo era stato avviato soprattutto, a danno dei partiti socialisti e socialdemocratici già esistenti, poco seguiti da vere e proprie “masse” di cittadini e divenuti unicamente fiori all’occhiello d’intellettuali gauchistes che rifiutavano la milizia nel Partito dell’obbedienza, pronta, cieca e assoluta (delle vignette di Giovannino Guareschi).
Superfluo chiedersi se ciò fosse avvenuto in maniera spontanea, o fosse stato, invece, stimolato e favorito da operazioni di “intelligence” con il contributo delle grandi centrali della Finanza mondiale, del Vaticano di Karol Woytila e di Marcinkus e delle Logge più importanti della Massoneria mondiale, che, convinte della bontà e necessità dell’operazione, avevano abilmente “avvicinato” esponenti del comunismo europeo, sensibili alle logiche del “potere” che sarebbe stato egemone dopo il crollo bolscevico.
Con la conversione, anch’essa successiva, degli ex regimi comunisti alle regole (rectius: alla mancanza di regole) del Mercato, era divenuta, poi, del tutto naturale l’adesione degli ex partiti comunisti occidentali a visioni politiche, sostanzialmente, di “destra”, pur senza una sconfessione escplicita della vecchia demagogia.
In terzo luogo, per ciò che riguarda l’Italia, possono iscriversi nell’unico disegno di stimolare l’approdo del partito comunista nella baia di una “conservazione” camuffata da “Sinistra” ma sostanzialmente di “Destra”, diversi altri eventi.
In primis, forme di governo autoritario più controllabili da parte di Wall Street, della City, degli establishment anglo-americani e dei burocrati di Bruxelles potevano essere favoriti dalla paura procurata agli Italiani dalle violenze sanguinarie del Brigatismo Rosso.
In secondo luogo, uomini politici obiettivamente ritenuti di “ostacolo” al progetto autoritario per un eccesso di “libertarismo”, potevano essere eliminati dalla scena da adeguate “soffiate” (non solo giornalistiche: le lettere anonime, esecrate dall’Italietta dei nostri nonni, erano divenute il pane quotidiano di ogni tipo d’indagine) e da operazioni susseguenti di cosiddetta “pulizia” giudiziaria. La polverizzazione del partito socialista di Craxi, della destra democristiana, della loggia P2 definita deviata e della Destra Berlusconiana erano state considerate, da qualche “spirito libero” non cloroformizzato dai mass-media, le tappe di un disegno unico di “social-democratizzare” il Paese per affidarlo in “mani sicure” di stretta osservanza “capitalistico-finanziaria”.
Negli ultimi tempi, però, qualcosa è cambiato, rispetto a tale quadro complessivo, che sembrava saldamente nelle mani delle centrali newyorchesi e londinesi e degli establishment anglo-americani nonché dell’Unione Europea.
Il voto, cosiddetto “di pancia” degli Inglesi e degli Statunitensi ha reso possibile l’uscita del Regno Unito di Gran Bretagna dall’Unione Europea (Brexit) e l’elezione di Donald Trump alla Presidenza Nord-Americana.
Entrambi gli eventi hanno limitato il potere dell’Alta Finanza che, dopo di essi, può contare soltanto sui vertici burocratici dell’Unione Europea, non a caso ritenuta “nemica” da Donald Trump (pur trovandosi, essa, nel medesimo contesto Occidentale).
Inoltre, una serie di fenomeni cosiddetti “anti-sistema” si è resa palese negli Stati-membri Euro-continentali.
La novità aveva dato agli Italiani l’illusione che qualcosa poteva cambiare anche nel Bel Paese con il voto del 4 marzo 2018.
Il risultato è stato raggiunto solo a metà, con l’affermazione della Lega, che ha sposato presso che integralmente (id est: nel bene e nel male, nelle posizioni pacatamente ragionevoli e nelle “intemperanze”) le posizioni “anti-sistema” e nuove di Trump.
Il Movimento Cinque Stelle, legato a una cosiddetta “piattaforma mediatica” di misteriosa origine ma gestita dalla Casaleggio & Associati, ri-propone niente altro che i vecchi schemi e stilemi politici del Partito Democratico; di quel partito, cioè, cosiddetto “social-democratico” voluto da Wall Street e dalla City e malamente “ridimensionato” dalla fallimentare politica di Matteo Renzi.
Le linee politiche, gradite alle Centrali Finanziarie del globo e quelle del neo-Presidente Statunitense, secondo un modulo caro ai politicanti del Bel Paese, sembrano coesistere nel governo attuale di Conte, Salvini e Di Maio (basta scorrere le news).
L’Italia, il cui girellismo si era sempre e solo manifestato nelle scelte pre e post belliche, sembra avere scelto il “doppiogiochismo” pure per i tempi di pace: anche allora, vuole tutto e il contrario di tutto.
