C’è una caratteristica comune nell’attività degli uomini politici europei (Matteo Renzi e Luigi Di Maio, in Italia,  Emmanuel Macron, in Francia) in cui le centrali finanziarie di New York e di Londra hanno, con molto verosimiglianza, riposto, sinora, la loro speranza di salvaguardare, nella parte di terraferma del vecchio continente, la persistenza e la sopravvivenza di un capitalismo prevalentemente monetario.

Tutti e tre sono stati notevolmente favoriti, nella loro ascesa alla conduzione di Stati-membri importanti come Francia e Italia, perché nei loro programmi di governo vi era un sinistrismo di bassa lega e facile impatto mediatico. Con la previsione della concessione di bonus e di sussidi alle classi più disagiate i Paperoni dell’Alta Finanza speravano di tenere buone e tranquille le masse crescenti di genti in difficoltà economiche, evitando ogni disturbo ai “manovratori” del Gran Capitale Monetario.

Matteo Renzi, con la sua spavalda tracotanza ha fatto da “apripista”di tale “politica” (da “pelosa” elemosina) in Italia, concedendo in dono agli studenti ottanta euro al mese (come un tempo solo i genitori facevano con la loro paghetta).

Emmanuel Macron, l’altra sera, con il vuoto negli occhi (liquido e insignificante, come la modernità di Zygmunt Bauman), con lo sguardo fisso e immobile nel vuoto, la bocca e le labbra sottili mosse impercettibilmente, nel “sussurrare” il suo discorso alla Nazione, dopo le violenze, nelle strade di Parigi e di altre città francesi, dei “gilet gialli”, ha ammesso, a denti stretti, che la “rabbia” dei cittadini era giusta e che, anche lui, avrebbe “sposato” l’idea renziana del “bonus”, portandolo dagli ottanta euro ai cento.

Sulla stessa scia, sta cercando disperatamente di porsi Luigi Di Maio che, ispirandosi all’esempio delle social-democrazie scandinave, ha promesso agli Italiani meno abbienti un reddito, detto di cittadinanza, da lui previsto nella misura di circa ottocento euro e ora, dopo le resistenze della stessa Unione Europea (che lo ha visto “allargarsi troppo” nel suo ruolo di “elemosiniere”) a cifra ben più modesta, ancora da definire.

Il giovane Vice Premier di Pomigliano d’Arco sembra essere il più sfortunato dei tre “predestinati” al vaticlavio, perché quegli stessi poteri finanziari che, attraverso l’utilizzo di una piattaforma ad hoc,avevano deciso di “lanciarlo” nell’agone politico italiano, stanno ora tentando, con l’aiuto dei mass media di cui dispongono, di detronizzarlo, attaccando duramente il papà (come per Renzi) del Vice-Presidente del Consiglio dei Ministri a causa di alcune sue malefatte politico-amministrative; con l’aggravante, rispetto a papà Tiziano (Renzi), di costringere il povero genitore, Antonio, a una pubblica autocritica del proprio operato che ha ricordato agli Italiani i metodi staliniani o quelli più remoti della “Santa Inquisizione”.

Si può dedurre da tutto ciò, che i poteri che sovrintendono alla politica economica dell’Unione Europea, pur di contrastare Matteo Salvini e la sua azione anti-immigratoria, stiano tentando seriamente di mandare a picco il governo “giallo-verde”.

Evidentemente, perché sperano di poter puntare su qualche altro personaggio politico del Movimento  Cinque Stelle con meno denti da mostrare in troppi ripetuti sorrisi e più grinta da opporre al “decisionismo della Lega”.

C’è anche da chiedersi, però: questa linea d’azione comune può far ritenere – a quelli che in sempre minor numero nella nostra civilissima società occidentale (e forse non solo in essa) antivedono, con proprie antenne, particolarmente sensibili, e con la propria capacità di raziocinio, ciò che gli altri, con il prosciutto sugli occhi, si ostinano a non voler scorgere – e cioè che il capitalismo monetario stia giungendo, come suol dirsi, alla frutta?

E’ vero che, ormai, le elezioni politiche avvengono per atto di cieca fede, per effetto, cioè, di un atto con cui l’intelletto rinuncia ad esercitare le sue facoltà di raziocinio e si determina ad accettare come vere determinate idee o concetti sulla base di informazioni e notizie che sono fornite da mass-media quasi totalmente in mano del potere finanziario, ma le persone venute a improvvisa ribalta e giunte ai vertici del potere politico (Matteo Renzi e Luigi Di Maio, in Italia, ed Emmanuel Macron, in Francia) si sono dimostrate, in cronologica successione, del tutto inadeguate al ruolo ricoperto e alla “mission” a loro, verosimilmente, affidata dagli “gnomi” di Wall Streete dalla City (attraverso espedienti vari e con l’aiuto rilevante di logge e piattaforme di vario genere).

E’ anche incontestabile, però, sia che le edicole dei giornali se la passano sempre peggio e i talk-show televisivi sono in progressiva perdita di audience sia che la gente scende in piazza e mostra una rabbia tutt’altro che rassicurante per i Paperoni all’origine del nostro “discontento”, come lo chiamava John Steinbeck.

In più, sulla barca dei Paesi che intendono passare alla produzione di beni tout court senza accontentarsi di fare vita grama a totale beneficio dell’arricchimento delle Banche con l’aiuto di un capitalismo meramente monetario, sono saliti anche la Gran Bretagna e gli Stati Uniti d’America, non è improbabile che un uomo deciso come Donald Trump non manchi di fare avere il suo appoggio a chi si pone chiaramente sulle sue posizioni di “liberale a tutto campo” , disposto a rivedere le regole che hanno determinato il declino dell’Occidente e la correlativa fortuna di Cina, India, Indonesia e via dicendo.

Domanda finale:Wall StreetCity  e Unione Europa troveranno ancora servizievoli e interessati uomini politici disponibili a immolarsi sull’altare delle loro pretese monetarie di banchieri o non rispunteranno uomini politici veri con cui dover fare i conti?

Rientrare nella loro nicchia di banchieri e svolgere un ruolo che rappresenta solo uno spicchio della complessiva produzione occidentale sarà meno produttivo di ricchezza per le loro casse ma ridarà all’Occidente quel ruolo che ha perso a livello mondiale, a causa della loro asfittica politica monetaristica.

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