Cartesio, filosofo e scienziato francese del XVII secolo, postulava l’esistenza della relazione tra la mente in generale e determinate regioni cerebrali, precisamente che la mente o l’anima avesse sede nella ghiandola pineale. All’inizio del XIX secolo Franz Joseph Gall, anatomista e fisiologo tedesco, sviluppó la teoria in base a cui le diverse qualità mentali si localizzano in regioni corticali specifiche ritenendo che vi fosse una relazione proporzionale tra il volume di alcune prominenze craniche e lo sviluppo delle corrispondenti facoltà mentali.
Secondo approcci alla relazione tra mente e cervello più recenti, le funzioni mentali richiedono la partecipazione coordinata di gran parte del cervello. È stato Gerald M. Edelman a comunicare che la mente è il prodotto di una sorta di schema di attività in continua trasformazione dell’intero cervello che, istante per istante, è alla base dei contenuti mentali, anche essi in costante cambiamento . Edelman sosteneva che ogni situazione vissuta viene codificata dall’attività coordinata di un gruppo di neuroni , non necessariamente situati nella stessa regione cerebrale, ma distribuiti per la gran parte della corteccia. Quando ricordiamo una situazione, sperimentiamo nuovamente l’evento originale attraverso la riattivazione dello stesso insieme di neuroni , ossia la riviviamo mentalmente – lo chiamava “presente ricordato” -. Ciò è stato poi confermato. Le rappresentazioni mentali non solo sono correlate all’attivazione simultanea di gruppi di sinapsi – di durata variabile da decine a centinaia di millisecondi – ma si basano su tale attivazione sincrona. La sincronia è cioè la chiave per comprendere la connessione funzionale tra neuroni, che forma un insieme transitorio. La formazione di tali insiemi sinaptici funzionali transitori è il fondamento delle nostre rappresentazioni mentali. Diverse connessioni sinaptiche di un determinato neurone possono partecipare a differenti insiemi alla base di diversi contenuti mentali. Tali insiemi si formano grazie all’attività di un gruppo di sinapsi che “scaricano” alla stessa frequenza. Tutto ciò è possibile grazie ad un elevatissimo grado di comunicazione tra i neuroni che può stabilirsi a livello locale o a distanze maggiori , come succede quando i neuroni di regioni molto diverse partecipano allo stesso insieme sinaptico. Data la loro transitorietà, gli insiemi finiscono per scomparire e i neuroni e le sinapsi costituenti possono così partecipare a nuovi insiemi alla base di altri contenuti mentali. Il cervello ha così a disposizione uno spazio di computazione praticamente infinito.
Con l’elettroencefalografia, cioè la registrazione dell’attività elettrica del cervello , si è provato che gli atti mentali sono il risultato dell’attività simultanea di diversi gruppi di neuroni distribuiti lungo la corteccia. Qualsiasi atto mentale si basa sulla azione coordinata di insiemi di neuroni distribuiti in varie regioni , talvolta in tutta la corteccia cerebrale , non solo cioè su una parte limitata di essa.
Ci si chiede se la coscienza dell’io abbia una localizzazione cerebrale più o meno determinata. La risposta è un mistero. Alcuni propendono per la improbabilità, alcuni cercano dentro il claustro. È un dato di fatto che qualsiasi contenuto della nostra mente che sperimentiamo come nostro coinvolge un processo di grande interazione , continua, con emozioni e piani d’azione (i nostri pensieri si muovono ad esempio da ricordi o da percezioni che evocano emozioni e sentimenti) per di più rapportati in rapporto agli altri, cioè a valori ed ad intenzioni altrui , in base a significati propri del nostro contesto sociale e culturale , per cui è difficile la localizzazione finita e precisa del nostro “io”. Vale a dire che se le nostre rappresentazioni mentali si basano su insiemi neuronali , la sperimentazione dell’io , secondo taluni, si deve basare su insiemi di insiemi. Certo è che tutto agisce in sincrono, dunque in maniera istantanea e rapidissima, in maniera affidabile e selettivamente.
Secondo approcci alla relazione tra mente e cervello più recenti, le funzioni mentali richiedono la partecipazione coordinata di gran parte del cervello. È stato Gerald M. Edelman a comunicare che la mente è il prodotto di una sorta di schema di attività in continua trasformazione dell’intero cervello che, istante per istante, è alla base dei contenuti mentali, anche essi in costante cambiamento . Edelman sosteneva che ogni situazione vissuta viene codificata dall’attività coordinata di un gruppo di neuroni , non necessariamente situati nella stessa regione cerebrale, ma distribuiti per la gran parte della corteccia. Quando ricordiamo una situazione, sperimentiamo nuovamente l’evento originale attraverso la riattivazione dello stesso insieme di neuroni , ossia la riviviamo mentalmente – lo chiamava “presente ricordato” -. Ciò è stato poi confermato. Le rappresentazioni mentali non solo sono correlate all’attivazione simultanea di gruppi di sinapsi – di durata variabile da decine a centinaia di millisecondi – ma si basano su tale attivazione sincrona. La sincronia è cioè la chiave per comprendere la connessione funzionale tra neuroni, che forma un insieme transitorio. La formazione di tali insiemi sinaptici funzionali transitori è il fondamento delle nostre rappresentazioni mentali. Diverse connessioni sinaptiche di un determinato neurone possono partecipare a differenti insiemi alla base di diversi contenuti mentali. Tali insiemi si formano grazie all’attività di un gruppo di sinapsi che “scaricano” alla stessa frequenza. Tutto ciò è possibile grazie ad un elevatissimo grado di comunicazione tra i neuroni che può stabilirsi a livello locale o a distanze maggiori , come succede quando i neuroni di regioni molto diverse partecipano allo stesso insieme sinaptico. Data la loro transitorietà, gli insiemi finiscono per scomparire e i neuroni e le sinapsi costituenti possono così partecipare a nuovi insiemi alla base di altri contenuti mentali. Il cervello ha così a disposizione uno spazio di computazione praticamente infinito.
Con l’elettroencefalografia, cioè la registrazione dell’attività elettrica del cervello , si è provato che gli atti mentali sono il risultato dell’attività simultanea di diversi gruppi di neuroni distribuiti lungo la corteccia. Qualsiasi atto mentale si basa sulla azione coordinata di insiemi di neuroni distribuiti in varie regioni , talvolta in tutta la corteccia cerebrale , non solo cioè su una parte limitata di essa.
Ci si chiede se la coscienza dell’io abbia una localizzazione cerebrale più o meno determinata. La risposta è un mistero. Alcuni propendono per la improbabilità, alcuni cercano dentro il claustro. È un dato di fatto che qualsiasi contenuto della nostra mente che sperimentiamo come nostro coinvolge un processo di grande interazione , continua, con emozioni e piani d’azione (i nostri pensieri si muovono ad esempio da ricordi o da percezioni che evocano emozioni e sentimenti) per di più rapportati in rapporto agli altri, cioè a valori ed ad intenzioni altrui , in base a significati propri del nostro contesto sociale e culturale , per cui è difficile la localizzazione finita e precisa del nostro “io”. Vale a dire che se le nostre rappresentazioni mentali si basano su insiemi neuronali , la sperimentazione dell’io , secondo taluni, si deve basare su insiemi di insiemi. Certo è che tutto agisce in sincrono, dunque in maniera istantanea e rapidissima, in maniera affidabile e selettivamente.
