Essere un vero liberale in un sistema interamente maggioritario (come vorrebbe fare Salvini, affidando l’esecutivo, il Presidente della repubblica e -quindi- il controllo delle… Forze Armate, a chi avrà un voto in più), é chiaro si possa paventare ancor più difficile domani di quanto non lo sia già oggi: laddove l’elettore non voglia farsi irregimentare perennemente, legato mani e piedi, o nella destra, o nella sinistra, o nel M5S.
Perché già, di fatto, la situazione attuale si paventa già come assai oppressiva, in quanto obbliga il tapino a scegliere una sola tra le tre coalizioni che sono così asfissiosamente preminenti nella vetrina mediatica degli orrori nostrani.
Cominciando da destra (dove convivono nello stesso letto, di fatto ripudiandosi, il sovranista Salvini con quella Forza Italia che pure dovrebbe essere … la sezione italica del PPE!) , proseguendo con la sinistra (dove pure allignano alcune anime ex-Dc, con quelle del PCI più barricadero!) , per finire con un M5S ripieno di incapaci e sbarbati nullafacenti, miracolati da una macchina elettronica.
Ecco a voi, sìori e sìore, un negozio che alla fin fine – di fatto- appare assai povero di fantasiose, indipendenti e colorate, attraenze intellettuali.
Per cui il liberale – essendo un critico buonista, dotato di medio quoziente cerebrale- dovrebbe starsene a casa sua.
Invece no, egli sa che un suo preciso dovere, da buon cittadino, é quello di alzarsi in piedi per denunciare ciò che non va e pure di paventare i pericoli che si vanno stagliando all’orizzonte.
A cominciare da quelli che si incontrerebbero con un sistema elettorale totalmente affidato alla logica, grossier, del mercato all’ingrosso.
Stare “di lato” (per non dire “al centro”, un termine troppo abusato che potrebbe far nascere spiacevoli equivoci dal vago odore post-democristiano) non significa non avere identità, anzi: manifesta la piena esistenza di un alto spessore critico, non influenzato e non influenzabile, da alcun pregiudizio di schieramento precostituito.
In più, essendo impossibile -per un Paese di fatto multipolare- che una qualsiasi delle coalizioni riesca a raggiungere la larghissima maggioranza assoluta di seggi in entrambi i rami del Parlamento, nessuno può dire che il malessere della nostra democrazia possa trovare una radicale riforma ad opera di uomini che pure, in larghissima misura, hanno ricevuto le proprie uniche buste-paga dal sistema da abrogare e riporre in soffitta.
Perché questo sistema maggioritario, sfregiato ripetutamente da bande di predoni autoreferenziali, non va piú e andrebbe sepolto sotto di una pesante lapide con su-scritto “qui giace azzoppata e sfregiata la più grande illusione per una politica finalmente onesta”.
Perché anche il sistema maggioritario ha finito per liberare i peggiori istinti della vecchia politica, a cominciare da quello della presunta immortalità dei capi, una volta capiti i marchingegni elettorali e possedute le chiavi della cassaforte.
