Si è aperta una “finestra di opportunità” nella politica italiana per ridare una voce e un ruolo significativo alle istanze riformiste e liberali, marginali nei numeri e nella presenza parlamentare degli ultimi anni, attraverso la costituzione di un polo unito di movimenti e forze politiche.
La finestra è stretta, si chiuderà con le elezioni regionali-referendarie di settembre e si è aperta con l’ufficializzazione della forte contrapposizione fra coloro che vogliono riformare e far ripartire il paese (un esempio sono le bordate del Presidente di Confindustria Bonomi) e un governo distante anni luce dalle vere necessità delle imprese e cittadini (ottimamente rappresentato dalla indizione di Stati Generali sul modello del monarca assoluto Luigi XVI e dalla frase “se il popolo non ha pane che mangi le brioche”).
Benintesi, le istanze riformiste e liberali sono state presenti nello scenario politico italiano, ma in modo sparpagliato e marginale, con personalità o correnti presenti in ciascuno dei principali partiti (tranne i 5stelle), i quali però rimanevano minoritarie in ogni singolo movimento e pertanto nella politica italiana (non a caso ci sono stati negli ultimi 3 anni i numerosi divorzi da parte dei politici di seguito citati).
Oggi però c’è uno spazio politico da cogliere per creare davvero un nuovo polo che non tema una soglia di sbarramento del 5% anzi la superi abbondantemente, unendo forze politiche che rinuncino a parte della propria autonomia per il bene del Italia. Perché è chiaro che la linea di governo dettata dai grillini rischia di mandare il paese a rotoli. E oggi ci sono una serie di riforme da effettuare imprescindibili, sburocratizzazione, giustizia, scuola, Industria 4.0, cuneo e riforma fiscale, contratti di lavoro agili e investimenti in infrastrutture e grandi opere, che non possono essere lasciate gestire dai Toninelli o Di Maio boys.
Non ho citato a caso la percentuale elettorale, il valore bruto del consenso, in quanto, purtroppo o per fortuna, è il metro del valore in politica.
Sono diversi i fattori che hanno creato questa stretta finestra di opportunità, in primis la polarizzazione politica fra la grillo-sinistra che parafrasando Bonomi pare osteggiare la libera impresa, e una destra percepita da una gran parte dell’elettorato (il 75%, compresi coloro che non si esprimono) come troppo estremista su molti temi. Uno spazio politico attualmente diviso fra troppe forze.
Un secondo decisivo fattore è la presenza nello scenario politico, ma soprattutto sui media, di personalità che portano avanti le istanze riformiste-liberali e parlano (spesso ma non sempre) un linguaggio comune. Il più presente e incisivo di questi è senza dubbio Carlo Calenda, ma sono moltissimi i politici da annoverare (in ordine alfabetico Carfagna, Della Vedova, Falasca, Marattin, Parisi, Richetti, etc.) e gli organi di stampa schierati oggi a favore delle istanze riformiste.
Ultimo fattore infine è l’elemento che concretamente chiude la finestra di opportunità. A settembre si voterà in molte regioni e la situazione politica è tale che un riformista-liberale dovrebbe sentirsi in seria difficoltà sia a sostenere alcuni candidati (ad esempio Emiliano in Puglia) sia a non sostenerne altri (Zaia e Toti ad esempio che hanno molto ben governato o Rossi se si ricandidasse).
Se si vuole costituire davvero un polo riformista – liberale allora, invece di rimanere all’angolo del ring politico come spettatori inascoltati che ricevono continuamente fedenti da destra e da sinistra, va colta questa occasione per abbandonare quel ring e presentarsi in modo autonomo in tutte le regioni. E’ quanto parrebbe accadrà in Puglia, con l’appoggio di un candidato autonomo da parte di Italia Viva, Azione, Più Europa e le altre forze liberali. Ma la scelta di costituire un campo autonomo, almeno a settembre in pieno governo giallorosso, va fatta ovunque e a prescindere dai candidati. Bisogna lanciare un segnale e una testimonianza numerica forte e solida.
Da cui partire per poi avviare un percorso politico unitario.
“Questo articolo non rappresenta la linea del PLI, ma viene volentieri ospitato su Rivoluzione Liberale, che come linea editoriale da sempre pubblica tutte le opinioni del variegato mondo liberale .”

Buonasera, prendendo atto di quanto evidenziato alla fine dell’articolo ossia che lo stesso non rappresenta la linea del PLI, non posso non intervenire. Non criticando o giudicando il corpo dell’articolo ma non posso esimermi nel “dubitare” – non riesco a trovare altro modo per non entrare in conflitto – l’ultima parte dello stesso. Il Partito Liberale, presente in Puglia e radicato con tanto di organizzazione, è garante degli Stati Generali Liberali realizzati in collaborazione con una serie di realtà locali e nazionali che hanno inteso continuare il percorso promosso e condiviso in Roma, dove risulta essere stata anche la Vostra presenza. Pertanto, nella terra di Puglia già dal mese di gennaio u. s., dopo una adeguata conferenza stampa avutasi in Bari, ci troviamo a lavorare ufficialmente con gli Stati Generali Liberali con un candidato, di area Liberale, alla Presidenza del consiglio Regionale, nella persona dell’avv Michele Rapanà. Per quanto sopra esposto, quanto in questi giorni sia stato pubblicato circa una candidatura in opposizione al Presidente uscente, non ci vede coinvolti come Liberali, ritenendo comunque, ad oggi, che i Movimenti di cui si fa riferimento, in Puglia, non possano assolutamente rappresentare l’area Liberale del Partito Liberale. Ci dispiace leggere quanto da voi evidenziato e sponsorizzato e auspichiamo che tale articolo possa essere adeguatamente corretto. Il segnale di testimonianza, promosso a Roma dal Partito Liberale, c’è chi l’ha colto mettendo da parte personalismi e protagonismi, altri non hanno ritenuto, liberamente , di condividere un percorso ma non possiamo tollerare la lettura che, almeno in Puglia, non sia presente una casa Liberale che sia impegnata per rappresentare una nuova Politica.
Saluti
Stefano Maria Cuomo
Resposabile Nazionale Organizzativo
Partito Liberale Italiano