Senza voler presuntuosamente pretendere di occupare spazi che spetta al livello parlamentare (che detiene sempre l’ultima parola per ogni aspetto che riguarda la vita comunitaria italiana, anche per quel che riguarda la vera applicazione esecutiva della normativa europeea) definire, con la seguente riflessione Rivoluzione Liberale vorrebbe solo tratteggiare una proposta aperta novativa per quel che attiene l’assetto fiscale italiano.
Partendo dal presupposto che una imposizione multipla è più produttiva, equa, adatta e perequata, perché -di fatto- gradualmente modella la pressione sul contribuente e che il cd. “carico fiscale” è unico (anche se composto da voci e livelli decisori, nazionali e locali, plurimi), vi è da soggiungere subito che in Italia l’eccessiva petulanza con cui è applicata la norma rischia di finire per solleticare ogni forma di “cittadinanza maleducata”. Perché toverebbe piena giustificazione ogni tentativo di muoversi… “a slalom” tra i vari balzelli, interpretando gli stessi. Che, poi, se sono collegati al pessimo utilizzo del pubblico denaro (per non dire altro), finirebbero per giustificare del tutto tale… pratica sportivo-sciistica!
Il primo aspetto, quindi, si dovrebbe sostanziare con una unica parola: semplificazione.
Perché il successivo punto di una riforma in senso morale della fiscalità alberga proprio nella corretta pratica di educazione civica del cittadino: il quale non può continuare a pagare…con dei tumultuosi movimenti di stomaco… e pure tollerare quanto il livello di spesa (che è pure forzato dalla necessità di “arraffare tutto”), poi, sia coinvolto in episodi di corruzione, malversazione e spreco, proprio del “nostro” denaro.
In un tale antipatico contesto -un vero “Vietnam fiscale”-, allora, come si può accettare di pagare una tassa solo per la sua parte “giusta” ?
Perché se è un preciso dovere attenersi a quella porzione moralmente ritenuta “onesta”, come andrebbe definita quella che, alla fine, non lo è proprio?
Che, poi, renderebbe del tutto legittimo anche un conseguente quesito: ove la condotta di una maggioranza sia disonesta, tu sei moralmente obbligato a tenere il banco per i suoi bluff? Perché una imposizione eccessiva, oltre ad essere oppressiva, finisce per essere pure deleteria per l’intera vita sociale: perché essa finisce per disincentivare la nascita di nuove imprese; fa fuggire i capitali all’estero; non permette di far fronte alla concorrenza straniera perché la struttura stessa delle imprese tende a privilegiare la nascita di grandi Gruppi; perché le imprese monopolistiche non di rado “ammanigliate” con una politica–politicante che è sempre pronta a mendicare un qualche avanzo del banchetto.
È un insieme di questioni, questo, che finisce -alla fin fine- per aumentare il potere e la discrezione degli uomini al comando, soprattutto dei burocrati pubblici, ma anche dei politici.
È pure una mancanza grave pure la frode professionale, che finisce per soffocare normativamente il concetto di “dovere”: di fatto trasformando in un incorreggibile rivoltoso il più calmo cittadino?
La prosecuzione del clima proprio di Tangentopoli, con una Magistratura che non fa nulla per estraniarsi da questo stato di cose ma che, anzi, con il suo più alto Organo di autogoverno (presieduto pur sempre da Mattarella), viene ripetutamente sfregiato, non lascia solo noi – di Rivoluzione Liberale-con un animo pessimistico per il futuro: chissà se vi sarà il tempo, lo spazio ma, sopratutto, il coraggio per riformare davvero il rapporto con il cittadino? Consentiteci questa domanda finale, del tutto impertinente: quali cambiamenti ha portato la sinistra al governo?
E i M5S, quelli dell’apriscatole?
