Sfidiamo chiunque ad affermare che -dal punto di vista storico e pure da quello teorico- il termine “tassa” abbia una connotazione politica di sinistra o di destra.
In Italia, ad esempio, il governo della destra storica cadde, nella primavera del 1876, a seguito della introduzione di nuove tasse: che spalmò tra tutte le classi sociali.
In modo particolare quella sulla ricchezza mobile, che colpì in modo particolare la borghesia.
Ma pure quella relativa al parziale incameramento dei ricchi beni ecclesiastici, che alienò ad esso la simpatia della Chiesa cattolica.
Per proseguire con il dazio sui consumi, che toccò contadini e classi povere.
Si espropriò pure il potere di governo locale, agendo per mezzo di un sistema centralizzato di governo: che si mantiene tuttora -e saldamente- in mano centrale a Roma.
Il governo Minghetti si pose, di tal guisa, al di sopra di tutto e di tutti, incontrando le prime sollevazioni popolari.
Questo semplicemente per dire che non si può tarare la parola “tassa” sulla sinistra, ma che questo prelievo è stato legato sempre a quello più ampio di Stato.
Il punto vero è, allora: qual’è il livello giusto del prelievo che possiamo tollerare, posto che oggi non siamo affatto in presenza di un modello di Stato leggero, tutto liberale?
Ossia di uno Stato pur sempre sociale ma meno invadente. Allleggerito dove?
Questo è il punto.
Per la verità, nessuno ha mai detto DOVE tagliare quella che è una spesa pubblica immotivata e QUALI Aziende di Stato mettere sul mercato. Certo non in momenti come questo, dove -semmai- va usata la cd. “golden share” per non far finire in mano straniera, magari per una pipa di tabacco, quelli che pure sono gioielli di famiglia.
Ma, ripetiamo, il punto da cui partire per avere credibilità è soprattutto questo.
Perché proporre un semplice taglio delle tasse é una bugia grande come una casa.

Credo che siate un po’ confusi sul termine “Liberale” quello che ho appena letto è un articolo socialista
Non siamo più fermi a secoli fa in quanto a PLI. Il nostro è un partito pulsante che vive -giorno per giorno- tutti i problemi della quotidianità. Ergo riconosce l’importanza di uno Stato democratico e pure suoi ruoli e funzioni sociali. Che comportano entrate e spese comunitarie. E quella sanitaria per tutti é una di quelle. Come l’istruzione, ad esempio. Peró affermiamo che questa spesa pubblica italiana è esagerata. Questa è la linea del PLI, sancita dal suo Congresso e raffigurata dai suoi organi statutari. Presidente in testa