Vi sono alcune differenze tra gli effetti di una guerra “armata” (con missili, mitraglie e cannoni) e una guerra “biologica” (con virus e pandemia), ma maggiori sono le similitudini.

Le differenze. Nella prima, gli opifici  industriali, gli esercizi commerciali e alberghieri, i servizi finiscono, in grande parte, fisicamente distrutti dai bombardamenti; nella seconda essi restano materialmente in piedi ma si fermano ugualmente, perché bloccati dagli effetti dei  lockdowne di altre misure sanitarie, restrittive dell’attività produttiva.

La popolazione, nella guerra tradizionale,  è decimata a livello soprattutto giovanile; in quella biologica, in maggiore prevalenza, senile.

Le similitudini. Sono soprattutto sul piano economico e finanziario. Entrambe mirano a contenere l’espansione produttiva del nemico a proprio vantaggio. Le alleanze nel conflitto possono essere le più disparate e imprevedibili  e ribaltate con estrema facilità (si pensi al patto von Ribentropp-Molotov nella seconda guerra mondiale e alla “vicinanza” tra Cina, Unione Europea e (ora) Stati Uniti di Joe Biden,se la pandemia del Covid 19 fosse veramente ascrivibile a una guerra biologica scatenata per distruggere e delocalizzare nei Paesi del sottosviluppo il sistema industriale manifatturiero,  occidentale, anche attraverso la diffusione, con l’aiuto dei mass-media, di un allarme parossistico per il virusnelle zone a più forte concentrazione d’impianti industriali: Germania, Francia, e in particolare Triangolo industriale del Nord Italia).

Nell’un caso e nell’altro, le Banche sanno che è il momento per esse di tirare fuori i quattrini dai forzieri e concedere prestiti a Stati e a privati per consenire, dopo il disastro provocato, la ripresa economica.

Trionfa la logica del “Piano Marshall”del secondo dopoguerra mondiale, ovviamente con altre denominazioni, secondo l’incontrovertibile trinomio: Distruzione-Ricostruzione-Credito.

In Occidente, tale regola  è dettata da Wall Streete dalla Cityed è fatta, falsamente, propria dagli Stati “interposti” (nel caso nostro: l’Unione Europea).  Non è in ogni caso un’opera di beneficenza.

–       Oggi, il vecchio e collaudato Piano Marshallsi denomina “Recovery Plan” ed ha l’effetto economico di offrire le stampelle per la ripresa economicacon  l’indebitamento reso necessario dalla stasi produttiva e di rafforzare ancora più il potere di chi ha denaro da dare in prestito per evitare di “annegare”e quello politico di “emarginare” le punte estreme degli schieramenti per fare spazio ai “centristi”di sempre, “moderati” di varia denominazione.

Come sempre avviene, in tali casi, chi ha gestito male “la guerra” (armata o biologica)  viene fatto brutalmente fuori: deve tirarsi indietro per la ripresa disegnata a tavolino dagli esperti.

In altre parole, i protagonisti degli anni o dei decenni della ricostruzione, subito dopo la fase dell’ “armistizio”, devono avere un volto diverso da quello degli uomini politici degli “opposti estremismi” della fase calda della guerra.

Nel caso dell’Italia, i post-comunisti che, con l’aiuto della stampa da tempo egemonizzata dal potere finanziario, hanno reso sinora un buon servigio alle Banche, ora devono farsi da parte. In altre parole, la Sinistra, anche se ha fatto un lavoro molto utile all’Alta Finanza, sia nella fase dei pareggi di bilanci e degli sforamernti sia in quella del “bloccante” rigore pandemico, non può continuare a pretendere di  essere la “compagna di strada” verso il finanz- capitalism,soprattutto ora che si sono create nuove e imprevedibili  condizioni per accelerare i tempi della trasformazione.

Ora che la “svolta” sociale e ordinamentale  della società capitalistica minaccia di essere più decisiva e definitiva in senso antindustriale,  non saranno con buona evidenza  più sufficienti “servi sciocchi e prezzolati” se essi continuano a essere legati, per ragioni di consenso elettorale, al mondo operaio.

Le ragioni sono molto evidenti: una politica prevalentemente monetaria e dichiaratamente “ecologica” comporterà la chiusura di molte grandi fabbriche; si salveranno con motivazioni varie solo l’industria delle armi, quelle dell’alta tecnologia e, per motivi anche propagandistici,  quelle utili all’ecologia; le altre saranno costrette a “delocalizzare” nel terzo mondo o in Paesi a bassi salari i loro impianti con i prestiti delle banche, cioè con l’indebitamento privato; le competenze professionali dei lavoratori dovranno adeguarsi agli standardproduttivi delle imprese che entreranno nel “Triangolo magico” di Macròn; il rapporto con i sindacati costituirà, con buona probabilità, un peso  negativo notevole per l’azione politica dei partiti di sinistra.

I banchieri,  oltre all’ impellente necessità di affrancare i governi euro-continentali dalla dipendenza totale dalla gauchehanno necessità di liberare non solo l’Italia ma tutto il Vecchio Continente dalle scorie di una Destra che, negli anni Trenta, si è dimostrata del tutto inaffidabile per le sue intemperanze “patriottiche e nazionalistiche”. In definitiva all’orizzonte   del futuro occidentale non vi saranno più né “soli dell’avvenire”, né “croci uncinate e fasci di combattimento”! Almeno in un primo momento!

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