Musica nuova in Italia.
Dopo la presentazione del DEF 2021, che -di fatto- è stato il primo documento programmatico del governo Draghi, si può dire che la marcia sia stata ingranata.
Era quello un documento in larga misura condizionato dalla spesa pubblica anti-pandemica e dai conseguenti stanziamenti per investimenti sanitari.
Un “fattore esterno” che tuttavia non deraglia l’attività di un governo formato … “jeep-fuoristrada”!
In quell’atto, dopo di aver ribadito
-all’inizio- la straordinarietà della situazione e confermando la scelta del precedente esecutivo di voler usare 32 miliardi stanziati dalla Unione Europea, ha “splittato” un ulteriore margine di ben 40 miliardi: per un provvedimento che vedrà la luce e condurrà al 4% del PIL l’aiuto pubblico dato a famiglie e imprese.
Sfido chiunque a dimostrare che i “NO EUROPA” lo avrebbero fatto!
La seconda “gamba” dell’intervento è proprio sugli investimenti pubblici che -anche con supporto dei soldi del PNRR- verranno messi in moto.
Però, prima, va fatta la “riforma delle riforme”: quella riguardante le procedure di spesa.
Stiamo parlando del tassello più importante di tutti, anche perché esso colpisce quel mastodonte illiberale che la Alta Burocrazia non può far altro che difendere.
Anche qui un bel missile è partito.
Ricordiamo per inciso che proprio Mario Draghi fu formato da giovane nei piani alti del Ministero del Tesoro e quindi conosce bene, a menadito, quell’essere.
Sà bene dove e come agire: dopotutto quelli erano i “suoi”…. uffici, corridoi, sgabuzzini e persino garages .
Conosce tutto, Mario Draghi, di Polifemo. Pure dove va al bagno.
Un Decreto Legge è stato posto all’esame del Parlamento.
È proprio quello che l’Europa si aspetta da noi.
Nessuno credeva al miracolo di Draghi. Eccolo servito.
Si ispira al “modello-ponte di Genova” e ripulisce – snellendole- molte procedure nella materia dei lavori pubblici.
Prepariamoci a vivere una fase veramente liberale di riforme.
Né parleremo in un altro articolo.
