Ci dovrebbe sconvolgere tanto la scoperta di analogie tra il mercato calcistico e la politica nazionale. Ma noi non ci stupiamo affatto: essendo ormai abituati a tutto.
Ci spieghiamo.
L’altro giorno siamo rimasti colpiti dallo sporco gioco (che ritenevamo scorretto) del tira-e-molla che c’è stato tra la squadra del Milan e il suo portiere-capitano Luigi Donnarumma (detto “Gigio”).
Questi era dato in partenza un giorno sí e l’altro pure: dall’Italia alla Francia, poi di nuovo in Italia ma in un altro club nella stessa città di Milano, poi a Torino… insomma in giro per tutta l’Europa.
“Ma come?”, ci chiedevamo dentro di noi, ben sapendo che Gigio non ha mai fatto mistero di essere un milanista dal profondo del suo cuore, fin da piccolo.
“Non ne ha fatti già abbastanza, di milioni, per rinnegare -da vero mercenario- tutta la sua storia?”
Ne abbiamo parlato con un amico, in occasione della cessione dei diritti TV operata dalla FGCI.
Un’altra vicenda che sarebbe non poco da approfondire.
“Ma in che mondo vivi?”, ci ha risposto.
“Aggiornatevi, oggi è tutto mercificato, passa tutto per agenti: pure lo sport”.
Abbiamo approfondito l’argomento e siamo rimasti del tutto sconvolti da quello che di seguito vi racconteremo, non senza di aver trovato pure delle… analogie in politica!
Ebbene, la storia è questa.
Luigi Donnarumma non ha alcuna potestà sulla propria figura sportivo-professionale.
Perché questa è stata…”venduta” a caro prezzo dai suoi genitori (che ne avevano la piena facoltà, essendo lui ancora minorenne) a Mino Rajola: un grande procuratore, forse il più gettonato al mondo.
Quindi papà e mamma non hanno fatto altro che svolgere fino in fondo il proprio dovere genitoriale.
Molti grandi campioni si trovano nelle stesse condizioni del nostro Gigio.
Solo che in quel contratto c’è scritto da qualche parte che per…x, y, z…anni la pratica logistica del professionista é affidata del tutto a Rajola.
A questi non frega niente della città, della Regione, del colore della maglia e pure della nazione serviti. Insomma, in una parola, della identità del professionista.
Gigio deve andare da chi lo paga di più (naturalmente con adeguata provvigione percentuale a Mino stesso).
Così si perde la propria identità.
Allora abbiamo pensato: guarda quante analogie ci sono con la fattispecie del … “vincolo di mandato”.
Sì, perché introdurre il vincolo (che ora è incostituzionale) vorrebbe dire “vendere” l’attività del parlamentare al Segretario di partito o alla coalizione che lo ha “nominato”.
Invece, e saggiamente, il nostro costituzionalista (che fuoriusciva da un periodo assai cupo della nostra storia patria) ha previsto che non debba esservi per il singolo parlamentare alcun vincolo di mandato: se non la propria libera coscienza di rappresentanza del popolo.
I condor sovranisti vorrebbero togliere pure quel poco di residuo di libertà che è rimasta ancora.
Un liberale queste cose è nel dovere di dirle a voce alta.
Evviva Gigio libero, evviva l’Italia libera!
