Non pare proprio esservi alcun dubbio sul fatto che l’elezione del Presidente della Repubblica possa (e debba) essere l’occasione propizia per ripensare del tutto il nostro assetto politico per il prossimo lustro.
Anche perchè per 5 anni -o forse di più- il cammino programmatico è già stato tutto tracciato.
Lo ha fatto il governo “tecnico” di Mario Draghi, che ha pure formalizzato tutta una serie di impegni che dovrebbero essere rispettati per poter avere accesso ai milioni del PNRR.
Cadenzando, altresí, passo passo e trimestralmente gli obiettivi che andranno colti nel medio periodo.
Il Parlamento ha solo ratificato questa preziosa scaletta: che vale molto di più di un accordo di programma.
Ora é l’esecutivo che deve agire, non correndo affatto dietro a minuscole bazzecole politiche fini a sé stesse.
Gli obiettivi -questo è il nostro positivo vaticinio- verranno colpiti in buona e larghissima misura.
A meno che…
Sarebbe veramente strabiliante, per un Paese che non ha mai brillato in quanto a rispetto delle parole date, poter ottenere la giusta credibilità internazionale ed economica che pure gli spetta a pieno titolo.
Quindi ci troviamo dentro ad una buona cornice generale.
In cui Draghi -con tutta la sua squadra “tecnica”- sta colpendo uno ad uno i bersagli posti, mano a mano che essi si profilano.
Segna, per la verità, in leggero ritardo su alcuni di essi; ma la colpa ricade a pieno titolo sulla eccessiva presenza di lacci e lacciuoli di cui si nutre la nostra burocrazia, ché appare ormai del tutto elefantiaca.
Su questi freni abbiamo già parlato anni addietro: quindi non può che allietarci assai -come liberali- il prendere atto che questo governo abbia preso coscienza che è proprio lí che dovrà disboscare assai.
È solo un Parlamento che vegeta per puro caso che sembra essere ormai l’unico possibile punto di attrito che noi potremmo avere in prospettiva.
Di più, esso appare come troppo annichilito per tutto lo spazio di credibilità di cui si sta nutrendo l’esecutivo Conte… Che poi è la vittoria della non-politica.
Balbetta qualcosa, il Parlamento, sul pdl-Zan o sulle riduzioni fiscali – che pure il governo farà-, con tante frasi che odorano di muffa e pure condite da troppe frasi trite e ritrite.
Così, dopo l’iniziale spariglio politico che -con grande maestrìa- ha attivato Matteo Renzi (calando il primo asso che e mandando KO Conte), ora ne andrebbe lanciato un secondo.
Spetta soprattutto a Forza Italia tirarla fuori (se ce l’ha), la carta:
per liberarsi in maniera definitiva dalle sue due zavorre sovraniste che rispondono ai nomi di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, nonché per completare il dipinto tanto europeista che ha il marchio PPE.
Non ci sarebbe occasione più propizia di quella della elezione del Presidente della Repubblica cioè per chiuderli tutti i giochi politici. Concordando -nella maggioranza di governo- su di un nome (che non dovrà essere necessariamente quello di un politico) che possa essere di garanzia a tutti, cominciando proprio da chi lo eleggerà.
Poi lo si dovrebbe lanciare in pista subito e vedere…chi ci sta ci sta!
Potrebbe essere proprio questo il compito del Presidente Draghi, che dovrebbe proporlo a Salvini: o prendi, o lasci.
Proprio quest’ultimo dovrebbe finalmente capire che non è più il tempo -per lui- di fare … il pesce in barile.
Perché un vero leader dovrebbe essere prima di tutto maggiorenne e poi assumersele tutte intere le proprie responsabilità.
Indipendentemente da quello che dicono i sondaggi.
Sennò sarebbe più educativo che se ne tornasse a giocare con i soldatini…
Forse è proprio a questo eterno adolescente che converrebbe che rimanesse ancora per un po’ in sella Sergio Mattarella.
