L’ITALIA CONFESSIONALE
Di Lorenzo Doringo
L’influenza della Chiesa sulla politica italiana sembrava morta con la Dc nel 1992. Invece, la Chiesa riveste ancora il ruolo di suggeritrice agli attori politici: il rosario di Salvini, il “sono cristiana” della Meloni, il ddl Zan, l’eutanasia ecc. Nel Sessantotto i giovani lottavano per il diritto all’aborto o al divorzio, noi chiediamo qualcosa in più a una società politica che sembrava esser matura, ma invece ristagna nelle stesse acque di cinquant’anni fa. Il tempo è passato dalla fine della non expedit, quando Benedetto XV diede il benestare alla nascita di un partito cattolico, il Ppi, per arginare il dilagare dell’intervento sociale del socialismo; è passato anche da quando Togliatti, con una scelta politica oculata, fece aggiungere alla Costituzione i Patti del 1929, regolanti i rapporti col Vaticano. Eppure, sembra essere ancora oggi, proprio quel quinto articolo a impedire all’Italia di acquisire quella laicità liberale che le consentirebbe di conseguire le conquiste civili.
RENEW ITALIA: UN NUOVO ORIZZONTE PER I LIBERALI?
Di Gennaro Romano
I liberali sono alternativi ai populismi. Ci insistono i promotori di Renew Italia, amici del PLI: Azione, Italia Viva e +Europa. Ma il liberalismo può ridursi alla contrapposizione a un fenomeno recente e superficiale, essere un fanatismo della moderazione, senza una propria storia? I vari esponenti del progetto, guardando alla Germania e alla Mitteleuropa, parlano di sé ora come liberali e democratici ora come liberali e popolari ora come liberali verdi. Confusione nei termini e confusione politica si rincorrono. Dove sono i liberali di destra, la libertà di impresa, lo spirito anti-bonus? Dove il libertarismo? La libertà di espressione? In pochi parlano di dialogo coi progressisti di FI. C’è da soffermarsi anche sull’insistenza sul progetto federale europeo di una parte di Renew Italia. I liberali non possono ridursi a fan club di qualunque cosa dica la Commissione Europea e non possono non porre il nodo della carente democraticità di alcuni aspetti delle istituzioni europee: non è antieuropeismo ma amore e fiducia nel progetto continentale. Nessuna forza politica europea ha raccolto voti insistendo sul federalismo europeo: è utopico e infattibile, l’Europa non è l’India o l’America.
FERMENTAZIONE SOCIALE IN AMERICA LATINA
Di Diugar Enrique Madera Buscarini
Le tese dinamiche socio-politiche della regione latino-americana destano grande preoccupazione, e allo stesso tempo grande curiosità, perché risulta veramente difficile da capire la continua tensione/distensione che essa sperimenta dagli inizi degli anni 90 (e non solo). In tanti trovano spiegazione di questo scompiglio nell’arretratezza delle nostre società e di conseguenza nel lento e tortuoso cammino che porta ogni individuo, in questo caso ogni Nazione, alla sua totale maturità. Diverse sono le teorie ma non è un caso che la degenerazione e il pauperismo delle società delle Nazioni dell’America Latina si siano gradualmente intensificate proprio dalla caduta del muro di Berlino. Con questo avvenimento storico viene meno il Comunismo Sovietico e di conseguenza la paternità di esso nei confronti del regime cubano, il quale subito dopo si vede costretto ad inventarsi una soluzione per tenersi a galla. Da questa situazione Fidel Castro trova il modo di creare il famoso Foro de São Paulo, con l’aiuto del Politico brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, e successivamente cerca di rinforzare quest’arena con l’inserimento del comandante venezuelano, Hugo Rafael Chávez Frías. Questa famosa conferenza diventa semplicemente lo spazio e strumento del Castro-Comunismo-Chavismo per creare un blocco di partiti addetti alla medesima ideologia che potesse inserirsi nelle Democrazie della regione per destabilizzarle e raggiungere i propri obbiettivi. Il Comunismo come ben sappiamo è fallito nella sua applicazione e ha dato sempre come risultato l’uguaglianza delle società verso il basso mentre ha sempre lasciato la figura del leader in una condizione di ricchezza che rappresenta proprio l’opposto del suo credo. Questa ideologia purtroppo ha sempre trovato terreno fertile in questa regione e l’escalation degli ultimi anni ne è la prova. Con l’arrivo del Socialismo del Siglo XXI, nel Venezuela, quel blocco ha trovato un grande impulso poiché, insieme al carisma del suo leader, ha trovato una Nazione con immense risorse economiche che hanno permesso di influenzare/comprare il consenso di tante Nazioni. Il Castro-Comunismo trova nel Chavismo il suo alleato perfetto ed è da questa che loro iniziano la strategia per gettare definitivamente le fondamenta del loro pensiero. Durante il secondo decennio di questo secolo, questo blocco per un periodo è stato addirittura rappresentato da 14 Presidenti nella Regione ma siccome non sono stati Governi capaci, essi hanno avuto vita breve. Nonostante questa situazione, l’instabilità regionale è una costante e la si può vedere nei diversi episodi esposti nel panorama politico venezuelano con il lungo scontro tra i due Governi interni che per l’ennesima volta, ha messo in evidenza non solo l’anomalia della Nazione ma anche la fragilità delle Organizzazioni Internazionali. Precedentemente, abbiamo avuto modo di vedere tutta la trama di corruzione tra l’Argentina dei Kirchner e il Venezuela, il supporto costante da parte del Venezuela all’ex-presidente boliviano Evo Morales, che allo stato attuale si trova insediato in territorio peruviano, la questione del narcotraffico e i legami con diverse truppe paramilitari. Allo stato attuale troviamo una situazione difficile in Cile, con il presidente uscente che lascia accesa la delicata problematica sulla comunità indigena Mapuche e che inizialmente doveva affrontare un processo per corruzione ma che al Senato l’opposizione non ha raggiunto il numero necessario per portarlo in tribunale. Inoltre, si aggiunge anche lo stato di caos che presenta il Peru con un Governo che ancora non ha convinto la grande maggioranza della popolazione peruviana sulla sua trasparente e corretta vittoria e che dopo circa quattro mesi si trova in uno stato di paralisi senza riuscire a governare. In Nicaragua, la quarta rielezione ininterrotta di Daniel Ortega ormai non convince più nessuno ed il Messico di AMLO è la prosecuzione del nefasto discorso Chavista. Sono diverse le dichiarazioni provenienti da molti Politici Internazionali, e da esse si riesce ad intravedere che il raggio di azione del Foro de São Paulo è molto più ampio di quanto ci possiamo immaginare e non sono un caso le indagini del Governo spagnolo su presunte mazzette ricevute dal Partito Podemos, provenienti da Caracas, e le dichiarazioni dell’ex capo dell’intelligence Chavista sulla consegna di denaro al movimento Cinque Stelle. Il panorama descritto non lascia spazio all’ottimismo ma avendo già individuato apertamente gli attori, non resta che portare avanti le condizioni necessarie per far in modo che questa atrocità venga fermata e i colpevoli puniti.
