Silvio Berlusconi Senatore a vita come fu Gianni Agnelli.
O Anna Finocchiaro o Giuliano Amato alla Presidenza della Repubblica.
Sarebbe questa una tra le ipotesi più accreditate che volteggiano tra i Palazzi del Potere romano.
Una soluzione che, allo stesso tempo, permetterebbe di cogliere più obiettivi: a cominciare da una sorta di “pacificazione nazionale” nel  bipolarismo maggioritario  che -a quel punto- non sfregerebbe piú nessuno.
Consentendo, altresí, la pacifica prosecuzione dell’esperienza di governo a Mario Draghi anche oltre questa Legislatura.
Non ostacolando neppure lo stacco di tutte cedole del PNRR.
L’eventualità femminile sarebbe il segnale che aiuterebbe a riporre in solaio oltre un quarto di secolo di scontri tra i Poteri dello Stato, tra quello Giudiziario -in particolare- con gli altri due.
O rinviando “sine die” la definizione del tema giustizia, ovvero trovando rapidamente la forma più equa di bilanciamento tra gli stessi.
La partita finirebbe senza vinti né vincitori, quindi in perfetta parità.
Sarebbe questa una sorta di “disarmo bilanciato”: un segnale di non-preminenza dell’uno sugli altri poteri costituzionali.
In più raffigurato da una donna: che già era capogruppo a sinistra.
Per quanto attiene invece la figura del Giudice Costituzionale, ex Presidente del Consiglio ed ex-Presidente della Autorità della Concorrenza, di fatto potrebbe essere un vero architrave di equità per tutto quel difficile processo che dovrebbe portare l’Italia -nei prossimi anni- pure a ridefinire (perché questi sono gli impegni sottoscritti con l’Europa) le regole della competizione per un sistema davvero maggiormente privatizzato in senso liberale.  Era ora.

Fantasie, utopie, realtà?

Ai posteri l’ardua sentenza.
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