Nell’ultimo periodo l’Europa è colpita, e non a torto, dagli strali e dalle critiche per le politiche o per l’assenze di politiche che riguardano l’immigrazione; l’Italia in particolare lamenta la mancanza di collaborazione, di condivisione e di solidarietà nell’accoglienza dei profughi e degli immigrati che affluiscono dopo lo scoperchiamento del vaso di Pandora libico.
La schizofrenia della nostra classe politica da un lato critica l’Europa e chiede fondi per risolvere il problema dell’immigrazione, dall’altro sembra non riuscire a spendere le risorse che l’Europa già mette a disposizione per lo sviluppo del Mezzogiorno.
Se fino a poco tempo fa i fondi utilizzati sono stati utilizzati per spese correnti, spese poco produttive, clientele e qualche scandalo (ultimo caso quello della regione Campania che deve restituire 700 mila euro utilizzati per pagare un concerto di Elton John), oggi il rischio è addirittura di perdere i fondi destinati all’Italia se non vengono impegnati entro la fine dell’anno. Si parla di addirittura 8 miliardi di euro, una cifra enorme se si pensa che il Sud ha speso meno del 10% dei fondi per il periodo 2007-2013 e solo 3,5 miliardi dal 2007 ad oggi.
In attesa che venga partorito il famigerato Piano Sud e che parta la grandiosa Banca del Sud sarebbe meglio se il governo e le regioni si impegnassero a spendere i fondi europei che, ancora per poco, sono disponibili altrimenti rischieremo di trovarci senza gli uni né gli altri.
L’utilizzo dei fondi per il Sud, la politica per il Sud e la politica del Sud, cioè delle classi dirigenti meridionali, per ora sono quasi fallimentari; una descrizione limpida e impietosa la fa la Corte dei Conti: “La crescita del Pil pro capite nelle aree Obiettivo 1 del Mezzogiorno è stata non solo lievemente minore di quella italiana, ma soprattutto molto inferiore a quella delle restanti regioni Obiettivo 1 dell’Europa”. È ora che ci sia una svolta e nella programmazione e nell’utilizzo dei fondi europei.
Nonostante i gravi limiti che l’Europa mostri in questo periodo bisogna constatare come sia l’unica istituzione che proponga un piano di sviluppo e forse una via d’uscita per il Mezzogiorno ed è triste constatare come la nostra classe politica sprechi energie per obiettivi dannosi, irrealizzabili e secondari come l’uscita dall’Europa invece di impegnarsi per un obiettivo concreto e a breve scadenza: quello che è per l’Europa (e dovrebbe essere anche per l’Italia) l’Obiettivo 1.
