“Il tempo delle mani pulite” è un libro del giornalista Goffredo Buccini, edito da Laterza.

Esso ci consente di fare un rapido bilancio a 30 anni di distanza (il 17 febbraio 1992 avvenne l’arresto di Mario Chiesa) di quello che, numeri in mano, potremmo ben catalogare quale il più grosso…bluff mediatico rivoluzionario della Storia politica italiana.

Guarnito da una scenografia di cartone e monetine per un pubblico pagante (le tasse): sempre assai assetato del sangue del politico di turno e parimenti pronto a cambiare gli sfondi di una storia sempre eguale.

I numeri ci danno conferma di quanto testé affermato.

Perché “Mani Pulite”, con ben 3.146 procedimenti giudiziari aperti tra il 1992 e il 1994, indagò su 2.565 persone.

1.408 furono i condannate e 544 vennero subito assolte.

Ove ci prendessimo la briga di sommare a queste ultime i 448 imputati prosciolti per prescrizione, avremmo ben 992 inquisiti che non sono stati proprio condannati.

Conclusione: il 58,6% degli indagati sono stati sanzionati e il 41,4% sono stati prosciolti a vario titolo.

Avviandoci verso la conclusione potremmo dire che una possente spinta moralizzatrice non ci pare di averla riscontrata affatto e -qualora rapportassimo la stessa agli alti costi umani risarcitori nonché alle spese sostenuti- non ci sembra proprio che la vicenda Tangentopoli sia stata degna di riempire pagine su pagine di giornali e libri quasi fosse stata… una Guerra Mondiale!

Certo,se invece l’applicassimo alla politica c’è stata una vera Rivoluzione nei suoi costumi: a cominciare dalla epopea di Silvio Berlusconi, ché dopo 30 anni va ancora avanti con tanto di nani e ballerine, imitato da Beppe Grillo.

Con noi contribuenti che, tre decenni dopo, ci ritroviamo sempre nello stesso punto di partenza: in uno Stato illiberale mangiasoldi che ci subissa di tasse e con dei politici che non sono affatto in grado di cambiare lo spartito alla commedia.

 

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2 COMMENTI

  1. È chiaro, e traspare dala tua analisi, che la Magistratura di Milano ha intravisto di fare il colpo grosso incuneandosi in un ambito, quello politico assetato di potere e di denaro per finanziarsi, e la stampa ad affondare le mani per dissetare una bramosia di dare una spallata ad una politica non gradita e solo sentita come un peso enorme sulle proprie spalle. Il risultato, però, visto anche a distanza si 30 anni è zerovirgolazero. Resta solo una cosa di cui in tanti, troppi ne hanno la responsabilità, aver reso orfani di una classe dirigente di alto livello, per dare un lasciapassare ad una massa d’incapaci ed incompetenti. Qui si vedono, però, le risultanze. Ma si elevano solo proteste, violenze e tanto rancore, correndo dietro a chi pensano sia lo statista di turno che li accompagna in uno Stato Istituzionale nuovo e diverso per il Paese. Pia illusione. Tutti si sono dimenticati quanto sia difficile costituire un dirigente politico. Occorre un lungo percorso all’interno di un partito che deve avere radici ben radicate nel territorio. Nessuno, però, sa aspettare il temoo utile per ricreare questa sinergia, polutica e cittadini o popolo che dir si voglia. A quel tempo la DC sapeva lavorare e produrre tutto questo. Sino a che una identità simile non torna a palesarsi, la vedo dura che si avveri quel cambiamento che si vorrebbe, senza scimmiottare nessuno ma ponendo nuove basi per formare nuovi e validi dirigenti politici in una visione attuale e di prospettiva lungimirante nei temi e nelle soluzioni. Una formazione liberal-progressista interprete del domani politico Istituzionale del Paese.
    Grazie Sante per lo spunto offerto e a te un caro saluto.

  2. A un analista attento come te non è sfuggito il grande vuoto politico che si è aperto per noi.
    Già sarebbe stato difficile disincrostare questo #Statomangiatutto, figurarsi ora senza una classe dirigente degna di questo nome. Per fortuna che ora i tempi delle riforme ce li detta l’Europa, che -di fatto- subissa un Parlamento pieno di vuoti quaraquauà. Si sono ridotti di numero? Invertendo i fattori, Ivano, il prodotto non cambia. Ciao

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