Tintarella sempre più costosa. L’estate 2022 sarà ricordata per l’elevato livello dei prezzi. Aspetto fotografato e denunciato da diverse associazioni di consumatori che hanno verificato sul campo i notevoli rincari di beni e servizi a partire ovviamente dai lidi balneari in cui l’aumento è facilmente e immediatamente riscontrabile dai vacanzieri. Ciò non solo nelle più rinomate località ma anche nei luoghi meno gettonati. Almeno è quanto sta raccontando questa calda primavera (l’estate da calendario inizia il ventuno giugno).

Tutto più caro: dall’ingresso in spiaggia, al noleggio di lettini e ombrelloni, dal costo di una bottiglietta di acqua minerale, a quello per l’acquisto di un panino, senza tralasciare gelati e caffè. Un vero e proprio salasso che in molti casi trattandosi di aumenti a doppia cifra ha lasciato sorpresi gli avventori in costume ed asciugamano. È l’intero comparto del turismo e del tempo libero che risulta vittima dei prezzi crescenti: alberghi, bar, ristoranti, voli aerei, treni, traghetti, pacchetti vacanze, crociere. Tutto aumentato sia per motivi legati al costo dell’energia (bollette elettriche, benzina) che per ragioni speculative sempre in agguato e che dopo i due anni di restrizioni causa Covid-19 si stanno palesando in maniera evidentissima. A fare il resto una concezione non sempre corretta del libero mercato che in assenza di regole trasparenti e di controlli serrati diventa una giungla per sciacalli ed avvoltoi. Per queste ragioni sempre più cittadini rinunceranno a lunghi periodi di ferie nel tentativo di contenere la spesa familiare che dall’inizio dell’anno si sta scontrando con un’inflazione galoppante che già ha cominciato a depriemere i consumi. Un fatto inevitabile che tende a colpire in particolare i nuclei monoreddito o con redditi bassi e medi che di certo non possono permettersi lunghi e spensierati periodi di vacanze.

Il carovita incombe quindi sull’intero periodo estivo. Ad avere la peggio coloro che risiedendo lontano dal mare (meta sempre gettonatissima) o dalle altre località turistiche saranno costretti ad affrontare lunghi chilometri in auto con un sicuro aggravio dei costi di locomozione e di parcheggio, altra voce che incide pesantemente sulla spesa complessiva degli spostamenti. Nessun rimedio praticabile è previsto considerato che i gestori delle attività ricettive non sembrano disposti a rivedere o quanto meno a contenere le tariffe, in molti casi già elevate.

Rispetto al 2019, ultimo anno “normale”, sembra essere trascorsa un’era geologica. L’equilibrio raggiunto nell’ultimo ventennio, anche nell’ambito turistico, sembra completamente saltato. Da qui la forzata modifica allo stile di vita dei vacanzieri che per chiare ragioni si troveranno costretti a rimodulare la spesa per il desiderato riposo al sole che ormai si è ridotto nel migliore dei casi ad una settimana, massimo due e spesso a ridosso dell’esoso e confusionario Ferragosto. Appaiono lontanissimi gli anni in cui le famiglie potevano permettersi mesi interi di vacanze fittando le case al mare o in montagna o più semplicemente sottoscrivendo abbonamenti presso quegli stabilimenti balneari non distanti dal proprio domicilio. Prassi figlia della consuetudine che nel giro di pochi anni è sparita del tutto o quasi sotto il peso dei rincari. Impietosa istantanea di quanto sta avvenendo e che troverà conferma ad ottobre nel consuntivo di fine estate quando l’intero settore potrà tirare le somme e numeri alla mano fare il bilancio della stagione turistica.

Sembra di assistere ad un viaggio a ritroso nel tempo quando solo i benestanti andavano in vacanza visitando l’Italia e l’Europa. Per fortuna non è ancora così, ma di questo passo il ritorno ad un passato in bianco e nero appare più che prevedibile.

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