L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), con 34 paesi membri e la funzione consultiva di favorire una crescita economica sostenibile nello sviluppo del benessere e dell’occupazione, propone ogni tre mesi un’analisi economico-statistica dei paesi membri, fornendo anche previsioni e stime sul trimestre successivo.
Nell’Interim Assessment uscito lo scorso 5 aprile si analizza la ripresa economica dei paesi del G7 (escludendo momentaneamente il Giappone per insufficienza di dati sui danni del sisma) e i dati sono piu’ rosei delle precedenti previsioni : nel primo trimestre 2011 i Sette Grandi sono cresciuti del 3,2% rispetto al 2,3% segnato a fine 2010.
A condurre la crescita nell’eurozona sono Germania e Francia, con un aumento rispettivamente del 3,7 e del 3,4%. Il campione sembra essere il Canada con un +5,2% (a fronte del +3,3% dell’ultimo trimestre 2010 e con un ulteriore +3,8 stimato per il prossimo periodo) ma notevoli sono anche i risultati di Inghilterra (+3%) e Stati Uniti (+ 3,1%) .
In fondo alla classifica si trova l’Italia, con un (magro) +1,1%, cui dovrebbe seguire un lieve aumento nel secondo trimestre (+1,4% stimato); sempre di crescita si tratta, ma cosi lenta che ci rende di fatto il fanalino di coda della ripresa.
Per il Capo Economista dell’OCSE, l’italiano Pier Carlo Padoan, le ragioni della nostra lentezza nascono da “problemi strutturali che non sono una novità” legati a fattori come “ scarsa capacità di innovare, costi amministrativi troppo elevati, costo del lavoro troppo elevato, un sistema di imprese troppo piccolo, che quindi investe meno in innovazione”, condizioni vecchie di vent’anni che nessun governo e’ riuscito a modificare.
Difficile pero’ credere che tra tutti i giovani laureati in scienze economiche (il 23% del totale dei laureati italiani) non vi siano giovani imprenditori con idee innovative e la potenzialita’ di scuotere questo sistema da troppo tempo immobile.
Ci sono, ma non hanno il modo di tradurre le loro capacita’ in realta’ (perlomeno nel contesto italiano) perche’ un altro grande problema del nostro Paese e’ la disoccupazione. Ora che il ciclo economico negativo sembra sulla strada del rientro si possono valutare le differenze tra la disoccupazione ciclica (quella meramente connessa alla crisi) e quella strutturale, ben piu’ grave e preoccupante, come sottolinea l’OCSE stessa.
“C’è un problema di disoccupazione di lungo periodo che dev’essere affrontata non solo con più crescita, ma con politiche di sostegno per le fasce più deboli nel mercato del lavoro» afferma Padoan, e forse bisognerebbe aggiungere che un po’ di meritocrazia in piu’ non sarebbe sgradita.
L’Italia deve mettersi al passo garantendo politiche di occupazione giovanile e liberalizzazioni reali, necessita’ evidenziata anche pochi giorni fa sempre dall’OCSE nel rapporto “Going for Growth” (in cui si denuncia il ritardo del nostro paese nel settore televisivo “che resta dominato da società statali e da una società privata”).
L’alternativa, come si vede, e’ rimanersene seduti al tavolo dei Grandi crescendo di un terzo rispetto a loro.
