Con la scomparsa di Maria Rita Saulle, l’Italia perde una donna di grande valore, che ha fatto del rispetto dei diritti umani, dei diritti delle donne, dell’infanzia e dei disabili la sua missione di vita. Una guida fondamentale per tutti coloro che nelle istituzioni lavorano per la promozione delle Pari Opportunità, una donna minuta ed elegante ma con un carattere d’acciaio. La sua determinazione e la sua tenacia l’hanno portata ad essere Giudice della Corte Costituzionale: Maria Rita Saulle, nominata il 4 novembre 2005 dal presidente della Repubblica Ciampi, dopo Fernanda Contri è stata la seconda donna della Consulta.
Le sue non comuni doti professionali ed umane hanno fatto collezionare a Maria Rita Saulle meriti illustri, tra i quali è doveroso ricordarne due in particolare: l’essere stata abile negoziatore per l’Italia della Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti del bambino (1986-1989) e l’aver proposto all’Onu, nel 1987, una Convenzione mondiale sulle pari opportunità dei disabili, Convenzione aperta alla firma degli Stati il 30 marzo 2007. Un lavoro non semplice, durato venti anni, che testimonia la forza e la tenacia di una donna memorabile. Oggi questa Convenzione è il punto di riferimento intorno al quale ruota il comma 6 dell’articolo 3 della legge sul cosiddetto testamento biologico che riprende quasi letteralmente il comma f dell’articolo 25 della Convenzione: “prevenire il rifiuto discriminatorio di assistenza medica o di cure e servizi sanitari o di cibo e fluidi sulla base della disabilità”.
Con la stessa determinazione Maria Rita Saulle si è dedicata alla difesa dei diritti delle donne, promuovendo temi legati alla famiglia, alla maternità, alla violenza sulle donne, in sedi nazionali ed internazionali. Nel 1985 ha fatto parte della delegazione italiana alla Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne svoltasi a Nairobi e, nello stesso anno, ha partecipato alla Conferenza generale dell’UNESCO, tenutasi a Sofia, dove ha rappresentato l’Italia nel settore “Diritti Umani e Comunicazione”. A proposito di difesa delle donne ha inoltre partecipato alla redazione del “Codice Donna” per la parte concernente il diritto internazionale pubblico e privato e per quella riguardante il diritto comunitario. Nel settembre 1987 è stata eletta vicepresidente della Conferenza “Donne dall’istruzione al lavoro” e nel 1982 le è stato attribuito il Premio Internazionale Adelaide Ristori per la Donna.
Nel 1992 Maria Rita Saulle scrive il Codice internazionale dei diritti del minore e due anni dopo nel 1994 la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del minore e l’ordinamento italiano. Nel 1995, pubblica “Minori, Bioetica e norme standard” e a New York viene editato il suo testo “The Rights of the Child”, due testi che sono il frutto dell’esperienza maturata all’interno della delegazione italiana alla Conferenza delle Nazioni Unite sui diritti umani dal 1987 fino al 1999. Nel 1998 pubblica un testo dedicato alle persone diversamente abili: “Le norme standard sulle pari opportunità dei disabili” e l’anno successivo il testo “Dalla tutela giuridica all’esercizio dei diritti”, un titolo emblematico, quest’ultimo, che testimonia l’impegno concreto di Maria Rita Saulle nella difesa dei più deboli, non futili parole, discorsi demagogici, ma azioni reali attraverso le quali mettere in pratica l’esercizio dei diritti. Non a caso le diverse associazioni guardavano a lei come ad un faro: Maria Rita Saulle era una delle pochissime persone capace di offrire loro strumenti utili ed efficaci, in grado di coinvolgere le istituzioni.
Una vita spesa per promuovere e difendere i diritti umani in ogni campo e in ogni parte del mondo. Era questa la passione più forte di Maria Rita Saulle, una dedizione particolare la sua, che ha riversato anche all’interno della comunità scientifica della quale era parte integrante, proponendo alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma, dove era professore ordinario di diritto internazionale, l’istituzione del Dottorato di ricerca in “Ordine internazionale e diritti umani” e il Master in “Tutela internazionale e diritti umani”. È stata anche Direttore delle due iniziative didattiche, le quali testimoniano il profondo impegno della professoressa Saulle nella difesa dei diritti umani, fino a trasformarli in materia di formazione per le nuove generazioni.
Maria Rita Saulle era una professoressa che ai suoi studenti insegnava non solo il diritto ma anche a vivere. Emblematiche le sue frasi lapidarie, che colpivano nel profondo. “Quando qualcuno ti dà la possibilità di scegliere, fallo senza pensarci. Non sempre si ha questa fortuna”, diceva ai suoi ragazzi all’università. In effetti Maria Rita Saulle conosceva molto bene i disagi derivanti dall’impossibilità o incapacità di scegliere e si è impegnata, attivamente, per incrementare le opportunità e il potere di scelta dei cittadini più fragili. Un esempio di vita mirabile, per aver professato e praticato una responsabile cultura dell’uguaglianza, della solidarietà, delle pari opportunità e della tolleranza, con l’unico obiettivo di realizzare una società più equa. Le sue azioni Maria Rita Saulle sapeva trasformarle anche in intense riflessioni come, ad esempio, nel suo testo “Minori, Bioetica e norme standard” del 1995, dove è contenuta una ricca elaborazione dei criteri di etica pubblica che pongono al centro della riflessione da un lato i doveri degli adulti e dall’altro i diritti dei bambini, come uno dei nodi indispensabili per rendere più umana la società in cui viviamo.
Premio della Cultura 1987 e 1990 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Maria Rita Saulle ha sicuramente lasciato il segno. Le sue impronte sono presenti in Italia e all’estero. È stata Membro dell’International Law Association e dell’American Society of International Law. Socio ordinario della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale e della World Refugee Association. Membro per il diritto internazionale della Commissione esaminatrice del concorso di ammissione alla carriera diplomatica. Membro della delegazione italiana alla Conferenza delle Nazioni Unite per l’istituzione di una Corte permanente internazionale penale, Capo delegazione al Colloquio del Consiglio d’Europa sulla violenza in famiglia nel 1987.
Nell’ambito dell’UNESCO è stata presidente del Comitato “Diritti umani” della Commissione Nazionale, ha proposto le Regole standard per i giornalisti in guerra nella Conferenza indetta a Trieste il 16-18 giugno 1994 e, inoltre, ha inoltre partecipato alla stesura di due Dichiarazioni fondamentali: la Dichiarazione sui bisogni educativi delle persone disabili di Salamanca nel 1994, e la Dichiarazione sulla responsabilità delle generazioni presenti verso le generazioni future nel 1997. Sempre nel 1997 ha elaborato e presentato a nome dell’Italia alla Conferenza generale dell’UNESCO le risoluzioni concernenti la violenza sugli schermi e la proclamazione della Biblioteca di Sarajevo come monumento mondiale della pace interetnica, approvate e fatte proprie dalla Conferenza stessa.
Nel 1996 è stata nominata dal Presidente della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo Presidente della Commissione per la restituzione dei beni immobili ai profughi ed ai rifugiati (CRPC, Commission for Real Property Claims of Displaced Persons and Réfugées) prevista dall’Annesso VII degli Accordi di Dayton. Vice Presidente internazionale dell’AWR (Associazione internazionale per lo studio del Problema Mondiale dei Rifugiati), ed esperta del Comitato Economico e Sociale della Comunità europea, Maria Rita Saulle ha partecipato alla redazione di varie direttive riguardanti, in particolare, l’avviamento dei minorati al lavoro e le molestie subite dalle donne sul luogo di lavoro.
Donne, bambini, diversamente abili, profughi, rifugiati, una vita al servizio dei più fragili, degli emarginati, degli esclusi. Con il suo impegno concreto Maria Rita Saulle ha dimostrato che i diritti umani sono universali e indivisibili e non dipendono dall’essere cittadini di un determinato stato o dall’appartenere ad uno specifico gruppo etnico o sociale. Per lei il tema dei diritti umani, assumeva, realmente, un’ottica internazionale che la portava a lavorare sul tema della pace e sulle missioni di guerra, sulla tutela dei Rifugiati e sulla giustizia, sui bisogni educativi delle persone disabili, la violenza sulle donne e sui minori. Una donna virtuosa, da commemorare, che ha convertito il rispetto della dignità e della libertà umana in una missione di vita, contribuendo, in particolare, a strutturare il senso della dignità e dell’autonomia delle persone meno fortunate (i ragazzi disabili soprattutto) come persone “uguali” agli altri, da non relegare in un ghetto magari accogliente ma sicuramente marginalizzante.
