Lo scandalo del News of the World, il quotidiano guidato da Murdoch che ha dovuto chiudere i battenti per le intercettazioni illegali compiute alla ricerca di nuovi scoop, è soltanto l’ultimo di una serie di episodi dal copione già scritto. Scoop giornalistico che rivela il malfatto, bufera sui responsabili, dimissioni e scusa pubbliche. In questo caso le dimissioni si sono materializzate nella chiusura della testata giornalistica (vecchia di 168 anni) e in una udienza parlamentare dei responsabili non materiali dell’accaduto e manette invece per chi di quei reati non poteva evidentemente non sapere.
La vicenda del News of the world deve essere vista anche da un altro angolo visuale: la reazione che uno scandalo di portata generale suscita nell’opinione pubblica. Tra tutti, dalle istituzioni in giù, stampa, televisione, società civile si è aperto un dibattito per stabilire se fossero necessari dei cambiamenti. Il sistema è obsoleto? Ha superato limiti non più tollerabili? Bene, cambiamolo, modifichiamolo, cercando di dare una risposta al perché certe cose sono avvenute, l’importante è che si apra il dibattito e che si cerchi la via migliore per far si che non accada più.
Lampante esempio di questo “schema” è stato lo scandalo dei rimborsi parlamentari che ha travolto esponenti politici di tutti i partiti trovati con le mani nella marmellata, ovvero ad addebitare al Parlamento spese extra. Una tata in più, una nuova aiuola o una cena al club, ma anche seconde case e spese più serie, sono costate intere carriere politiche perché che siano 300-400 sterline oppure decine di migliaia di pounds, sul soldo pubblico non si fanno mere distinzioni di quantità. Lo scandalo è finito nell’istituzione di una autorità indipendente per controllare gli stipendi e i rimborsi dei parlamentari IPSA, (Indipendent Parliamentary Standards Autorithy) e addirittura nella proposta di nuove leggi elettorali e di riforme del sistema parlamentare.
Quello che il Times ha definito “Il giorno più buio del Parlamento” ha dunque suscitato un ampio dibattito terminato poi in modifiche e controlli più severi nei confronti dei rimborsi dei politici. Da notare come, passata la bufera e accontentati gli animi indignati, le riforme e il più alto livello di controllo continuano a durare; infatti, è di qualche settimana fa la notizia che Eric Illsley, ex parlamentare del partito laburista, ha appena finito di scontare, nel maggio scorso, 12 mesi di prigione per aver ingiustamente chiesto il rimborso di 14.500 sterline tra il 2005 e il 2008. I singoli episodi sono dunque sintomatici di un sistema dove molto semplicemente chi è responsabile paga e il politico che sbaglia si affretta prima a chiedere scusa e poi a fare i bagagli.
Nel recente passato inglese, per esempio, Ron Davies, Ministro per il Galles del primo governo Blair, venne derubato nel bel mezzo della notte, in un quartiere poco raccomandabile e frequentato da “ragazzi di vita”. Prima ancora che la notizia fosse su tutti i giornali lui aveva già scritto una minuta nella quale dava le sue dimissioni. Tony Blair, in un passo della sua autobiografia descrivendo l’accaduto dice: “Capisco che sembra assurdo, e, raccontato, perfino comico, ma la carriera e la vita di una persona rischiavano di finire nello scarico. In questo, la politica sa essere davvero spietata. In un certo senso, era stata soltanto un’enorme sciocchezza, un momento di follia. Ma sapevo che la sua carriera non poteva essere salvata,” poi l’ex primo ministro conclude con parole che, lette con gli occhi italioti del 2011, suonano tra l’ironico e il fantascientifico: “non era questione di sesso o non sesso, ma di mancanza di giudizio”.
