Se ve ne fosse stato bisogno, con la manovra da quarantacinque miliardi di Euro, varata ieri, il Governo ha confermato che siamo l’unico Paese al mondo in cui vige ancora il socialismo reale. Vendola ed i suoi si fregano le mani.
Un Capolavoro più perfetto per deprimere l’economia e frenare ulteriormente sviluppo ed occupazione, non poteva essere realizzato. Sperando che gli italiani sotto l’ombrellone di Ferragosto non se ne accorgano, il Governo, non solo ha messo le mani nelle loro tasche, ma, poiché erano già vuote, le ha sfondate con le proprie scelte insensate. Sarebbe stato così facile, come il PLI ha richiesto più volte, vendere proprietà pubbliche, mobiliari (principalmente) e immobiliari per ottenere il medesimo effetto, anzi uno ben superiore, senza colpire i ceti produttivi.
I tagli ai costi della politica realizzati col provvedimento di ieri sono ridicoli. In effetti si dovrebbe ridurre almeno del cinquanta per cento, se non eliminare del tutto, il finanziamento pubblico dei partiti, abolire tutte le Provincie, ridurre ad un terzo il numero dei Comuni, abrogare le norme che consentono di nominare a tutti i livelli presunti esperti a scopo puramente clientelare, tagliare il numero degli assessori, porre in liquidazione Enti e società inutili, con costosi consigli di amministrazione nominati dalla politica. Inoltre, senza indugio, bisognerebbe eliminare ogni forma di burocrazia per coloro che intendono avviare una nuova attività e defiscalizzare i nuovi investimenti, principalmente se collocati nelle aree Meridionali. Si conseguirebbe così l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica e di dare una spinta significativa alla ripresa. Infatti, senza una rinnovata propensione alla crescita del PIL, l’Italia non potrà uscire dalla attuale palude finanziaria e sarà costretta ad altre mille simili manovre, sempre più dolorose.
Alcuni parlamentari del PDL, anche se sempre in numero inferiore, si definiscono di formazione culturale liberale e, nei colloqui riservati, rivelano un crescente malcontento. Tuttavia, non essendo stati eletti, ma nominati deputati o senatori dal capo del loro partito, non trovano – un po’ per opportunismo un po’ per gratitudine – il coraggio di un atto di rivolta.
In questa occasione, confidiamo che ciò possa avvenire, perché ormai è in gioco la loro stessa dignità, prima ancora che la coerenza e l’amore per il proprio Paese.

Indubbiamente siamo di fronte ad un ennesimo atto di una rappresentazione atellana che dura da diverso tempo. Questo governo non ha la forza morale e politica per attuare delle decisioni finanziarie diverse da quelle scaturite nei giorni scorsi, occorrerebbe un esecutivo più forte, coeso e che non sia inviso a nessuno sul nostro territorio, dove ognuno esprima la migliore parte etica e morale oltre che di competenza specifica. Ho qualche dubbio che ciò possa accadere. Siamo sicuri che cadendo questo governo altri (il PD o l’IDV) s’assumano l’onere di costruire un esecutivo d’interesse nazionale destinato comunque a subire le ire dei contribuenti alle elezioni successive per le evidenti penalizzazioni (ovunque si operi anche seguendo le linee corrette e condivisibili di De Luca riportate nell’articolo) che necessariamente saranno prese per correggere la nostra instabilità economico-finanziaria ?
Due sono le misure urgenti decisive: la cancellazione del debito pubblico e l’uscita dall’euro.
L’appello-auspicio per un sussulto di dignita’ che l’on. Stefano de Luca lancia ai Parlamentari “sedicenti” liberali quasi certamente restera’ senza esito. Stefano de Luca ne ha spiegato anche i motivi che restano la ragione di fondo (e fondamentale) per modificare al piu’ presto la legge elettorale (il porcellum) che ha voluto un Parlamento composto di nominati.