Lo scorso 9 Luglio è nato il più giovane Stato al mondo. Il 193° per essere precisi. Si chiama Sud Sudan e la sua indipendenza dal Sudan è stata sancita da un referendum che ha visto il 98% della popolazione esprimersi per il distacco da Kartum, la vecchia capitale del Nord. Le tensioni sono ancora alte e una mezza dozzina di gruppi di ribelli hanno già minacciato di abbattere il neonato governo, ma la pace e la prosperità sono l’obbiettivo principale si questo piccolo grande Stato che si batte per l’indipendenza da 50 anni. Alla luce di questa storia finita “bene”, al di là delle incognite che presenta, ci è sembrato interessante fare un elenco degli Stati ai quali, per un motivo o per un altro, piacerebbe molto diventare le prossime nazioni del Mondo, nuove di zecca.
Rimanendo in Africa, troviamo il Somaliland è la piccola regione separatista al Nord della Somalia, che ha il suo inno nazionale, la sua bandiera, il suo Presidente e un governo che, da 17 anni, funziona senza troppi problemi e in modo discretamente democratico. Un risultato sconcertante visto lo stato terrificante della Somalia, vicina della porta accanto. Il Somaliland ha persino una sua valuta, che è così svalutata che per comprare un tramezzino ci vorrebbe una carriolata di scellini. Disperatamente aggrappato alla democrazia in una parte di Mondo altamente antidemocratica, il Somaliland rimane tra i principali candidati al riconoscimento internazionale. Dalla parte opposta al Corno d’Africa, abbiamo “il figlio bastardo” del colonialismo spagnolo: il Sahara occidentale, uno dei posti più scarsamente popolati della terra. Quando gli spagnoli lasciarono libero il campo negli anni ’70, gli abitanti della regione dichiararono la loro indipendenza, rifiutata dal Marocco che rivendicava la parte di deserto a Nord del paese come sua. Oggi, trent’anni dopo, l’Organizzazione degli Stati Africani riconosce il Sahara occidentale – conosciuto come Repubblica Araba Saharawi Democratica – come Stato indipendente, la Lega Araba fa quadrato intorno al Marocco, l’ONU l’ha inserito nella lista dei territori non indipendenti. Nessuno Stato ha riconosciuto formalmente l’annessione del Sahara Occidentale da parte del Marocco.
Molti degli Stati ai quali piacerebbe essere riconosciuti come tali si trovano in Europa. Uno di questi e la Transistria, piccola fetta di paradiso conosciuta per la corruzione, la povertà, il riciclaggio di denaro sporco, il traffico d’armi e di sesso. Secondo l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, le bande della Transitria hanno trasportato negli ultimi tempi qualcosa come l’equivalente al peso di 2500 elefanti adulti in armi, contribuendo così ad alimentare le guerre dalla Libia al Nepal. La regione si è dichiarata indipendente dalla Moldavia nel 1990, ma ha ben poco di Nazione nuova. La sua mentalità, la sua economia, la sua struttura governativa, sono rimaste congelata a due decenni fa, è l’ultima repubblica sovietica sopravvissuta alla caduta del muro di Berlino, uno Stato fantasma dominato dalla mafia russa che nessuno riconosce. Anche l’Abkhazia, piccola regione del Mar Nero, incuneata tra Russia e Georgia ha un proprio Presidente de facto, Parlamento, bandiera e inno nazionale, peccato che i georgiani sostengano che sia semplicemente una regione “ribelle” all’interno della stessa Georgia. Il conflitto risale all’epoca sovietica, quando l’Abkhazia era una regione autonoma all’interno della Repubblica socialista sovietica della Georgia. Quando crollò l’URSS, l’Abkhazia combatté una terribile guerra civile con la Georgia, guerra che non lasciò ne vincitori ne vinti. In seguito la Georgia ha continuato a trattare l’Abkhazia come parte del suo territorio e l’Abkhazia a comportarsi come se fosse indipendente. Oggi, solamente la Russia, il Nicaragua, il Venezuela e Nauru – la più piccola repubblica al mondo – la riconoscono come niente più che una delle più accanite Nazioni in cerca di indipendenza. Parlare dell’Abkhazia ci porta direttamente all’Ossezia, annidata tra Russia e Georgia e rivendicata da quest’ultima. La sua storia è molto simile a quella della sua vicina. Alla caduta dell’impero sovietico, gli osseti volevano il loro paese per loro. Ovviamente la risposta della Georgia fu no. Nel 2008, l’Ossezia è stata teatro di una guerra, durata sei giorni, tra Georgia e Russia che aveva riconosciuto l’Ossezia come uno Stato indipendente – l’equivalente diplomatico di togliere la paternità alla Georgia. USA, Svezia, Polonia e Repubbliche baltiche presero posizione in difesa della Georgia, ma senza intervenire direttamente. L’intervento di Sarkozy, all’epoca Presidente di turno dell’UE, riuscì a far firmare a Medvedev un impegno che prevedeva il ritiro delle truppe da Poti, impedendo una crisi che stava prendendo dimensioni grandissime. l’Ossezia rimane un “vorrei ma non posso”. Altro territorio ad alto rischio è il Nagorno-Karabagh, erede del maggior numero di mine terrestri nell’ex-URSS, questo territorio in cerca di indipendenza combatte con l’Azerbaidjan una guerra ad intermittenza da vent’anni. Anche qui tutto inizia con la fine dell’URSS, quando l’etnia armena del N-K dichiara che vuole diventare una nuova nazione, ma l’Azerbaidjan, che aveva controllato il N-K nell’era sovietica, non ne voleva sapere. Risultato: una sanguinosa guerra civile che ha visto , tra il 1991 e il 1994, i ribelli del Karabagh (appoggiati dall’Armenia) battersi contro l’Azerbaidjan. Numerosi civili furono massacrati da entrambi le parti fino a che le ostilità portarono ad un fiasco per tutti. Oggi, un intricata linea di cessate il fuoco si snoda lungo la frontiera tra Azerbaidjan e Nagorno- Karabagh, stato che neanche l’Armenia riconosce come tale.
La Repubblica turca di Cipro Nord, invece, occupa una piccola parte dell’isola di Cipro. Una quarantina di anni fa, i turchi-ciprioti dichiararono la loro indipendenza dal resto della quasi totalmente greca Cipro, ma nessun membro della comunità internazionale, tranne la Turchia (che mantiene 30000 soldati sul posto), riconosce Cipro Nord, la cui indipendenza è risultata non valida, dal punto di vista giuridico, da due Risoluzioni (541 e 550) del Consiglio di Sicurezza delle NU. Una delle questioni più scottanti affrontate oggi è la questione Palestinese. Tutti conosciamo il concetto della “soluzione dei due Stati” per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese, ma molti palestinesi asseriscono che due Stati già esistono. Mentre gli israeliani dicono che i territori palestinesi sono proprio questo, territori, i palestinesi dicono che è solo una finzione, sostenendo che la Palestina è già uno Stato di diritto. Il comando palestinese è intenzionato ad imporre la questione con le NU a Settembre, quando gli Stati membri potrebbero essere chiamati a votare e dichiarare se la Palestina è uno Stato o se appartiene alla lista di quelli ai quali piacerebbe esserlo.
Qualcuno riesce ad uscire dall’impasse, qualcuno si batte ancora, qualcuno rivendica diritti non suoi, qualcuno paga per torti subiti da altri, forse però tutti nel XXI secolo hanno diritto all’indipendenza, al di là di dispute antiche o recenti. Il Sud Sudan ce l’ha fatta, ci sarà il prossimo “fortunato”?
