Nel Dicembre scorso, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che annunciava l’organizzazione di una conferenza “contro il razzismo e contro il sionismo” per festeggiare il decennale dalla prima conferenza di Durban – molto agitata e controversa – organizzata nel Settembre 2001. Durban III è in calendario il 22 settembre, a New York, in concomitanza con l’apertura dei lavori all’Assemblea Generale dell’ONU, a circa dieci anni dagli attacchi dell’11 Settembre contro le Torri Gemelle e il Pentagono. Questa “coincidenza” non è piaciuta a molti deputati del Congresso, che l’hanno giudicata un vero insulto agli Stati Uniti.
Il 23 Dicembre scorso, molti membri delle NU hanno votato contro il documento A/65/454. I voti a favore sono stati 104, 22 i contrari e 33 gli astenuti. Il messaggio lanciato dai Paesi “contrari” è chiaro. Il rifiuto di una vera e propria manipolazione da parte dell’OIC (Organization of the islamic Conference) volto a monopolizzare lo spazio politico internazionale. Gli Americani hanno una ragione in più per essere “irritati”. La Conferenza Durban III si terrà nello stesso luogo dove è avvenuto il grande crimine islamico. Provocazioni che non fanno altro che radicalizzare l’opinione negativa che gli americani hanno sull’Islam. E cosa dire degli astenuti? Quello della Francia per esempio? Astenersi e non prendere una posizione netta, assicura a questi islamici in doppio-petto blu una certa rispettabilità politica. Nel caso della Francia si intravede la voglia di guadagnare anche il ruolo di grande mediatore tra Oriente ed Occidente.
Ormai il dado è tratto, Durban III si farà e il programma sembrerebbe essere intenso, riunioni plenarie di apertura e chiusura lavori, tavole rotonde e gruppi tematici di lavoro, che hanno come obiettivo una “dichiarazione politica”. Secondo gli organizzatori, far coincidere Durban III con l’apertura annuale dell’Assemblea Generale dovrebbe garantire una larga partecipazione di presidenti e primi ministri, cosa che non era riuscita né durante Durban I, né durante Durban II. Ma perché commemorare Durban I? La Conferenza mondiale dell’ONU contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza si era aperta a Durban (Sud Africa) il 31 Agosto 2001. Questa conferenza doveva essere un momento di riflessione: l’occasione di un ritorno sulla Storia, i traumi del passato (colonialismo e schiavitù) e sulla persistenza del razzismo. Ma un’armata di ONG, più o meno conosciute, appoggiate dagli Stati arabi e dai rappresentanti Palestinesi, hanno allontanato dalla sua strada la nobile causa. Ancora prima che fosse ufficialmente aperta, sono state fatte fortissime pressioni sulle organizzazioni israeliane e i gruppi di ebrei affinché abbandonassero i lavori. A Durban apparvero scritte del tipo “ se Hitler fosse sopravvissuto, non sarebbe mai nato lo Stato d’Israele”. Durante i dibattiti, Israele è stato accusato di genocidio contro i Palestinesi. Di fatto e tramite questi temi, è il diritto all’esistenza di Israele come Stato che è stato messo in discussione. Le troppo vivaci discussioni sul conflitto in Medioriente hanno fatto sì che USA e Israele abbandonassero i lavori. Mary Robinson, all’epoca alto commissario delle NU per i Diritti Umani, condannò i termini “inappropriati” della dichiarazione delle ONG (forum che si è tenuto a margine dei lavori e che ha sottoscritto un documento che qualificava lo Israele come “Stato razzista”). “Durante le conferenze Mondiali – ha affermato – ho l’abitudine di raccomandare ai delegati di leggere le dichiarazioni delle ONG. Questa volta non posso. Il termine genocidio è inaccettabile”.
Chi ha assistito personalmente al festival dell’odio di Durban, chi ha ascoltato le dichiarazioni antisemite che vi sono state pronunciate sono stati toccati per sempre. In queste circostanze come si può pensare che l’ONU voglia commemorare la mascherata pseudo-antirazzista di Durban I tra poche settimane? A onor del vero, le reazioni non hanno tardato ad arrivare, l’Ambasciatore USA alle NU, Susan Rice, ha dichiarato che gli USA avevano votato contro la Risoluzione di Dicembre, perché il “processo Durban” mette in mostra l’intolleranza e l’antisemitismo più spinti, e questa non è la politica dell’America. E così il Canada, che per voce del Ministro della Cittadinanza, multicultura e immigrazione Jason Kennedy, ha spiegato che riunioni di questo tipo – così come Durban II nel 2009 – già boicottata da USA, Canada, Israele, Italia e una decina di altri Paesi, sono state utilizzate dai paesi come l’Iran per propagare l’antisemitismo ed attaccare Israele.
Conclusione provvisoria: Durban I ha mostrato il rifiuto di condannare gli Stati che praticano la discriminazione, vedi la repressione, in seno alla loro gente. L’istituzionalizzazione dell’antisemitismo mettendo apertamente e sistematicamente sotto accusa Israele con temi razzisti. La nascita di un delitto di blasfemia in contraddizione con la libertà assoluta di coscienza, la libertà di espressione e la laicità proprie delle NU. Il rigetto dell’universalità dei diritti dell’uomo in nome di un comunitarismo esasperato. Infine a Durban, numerose ONG hanno tentato di promuovere tesi sessiste, ostili ai diritti delle donne e contestano il loro diritto all’emancipazione. In queste condizioni, dobbiamo commemorare questa Conferenza il 22 Settembre? E mentre i leader di questo indefinito calderone che è diventato l’ONU, senza l’Italia, senza l’America, senza la Polonia, i Pesi Bassi e tanti altri che vanno aggiungendosi, si preparano a rinvigorire la vergogna di quella prima conferenza, chiusa da Fidel Castro e dagli slogan “morte agli ebrei” e “Palestina libera”, che fu forse anche la premessa dell’11 Settembre, 25 ONG si daranno appuntamento, al Touro College a poche strade dal Palazzo di vetro, per una contro manifestazione, organizzata da John Bolton, ex ambasciatore USA , in nome dell’associazione “Friends of Israel Initiative”. Ma ci saranno anche le ONG “guidate” dagli ideali di Mireille Fanon, storica militante della causa palestinese.
La bozza di Durban III, se non emendata, proclamerà i palestinesi “vittime del razzismo israeliano”, e incombe il pericolo “diplomatico” di un’avventata mossa dei palestinesi che potrebbero richiedere per bocca di Abu Mazen un riconoscimento “de facto” all’Assemblea delle NU. Ma viene da chiedersi se per l’Italia, non sarebbe stato importante partecipare alla Conferenza di riesame di Ginevra (Durban II, 2009) come a questa sciagurata edizione. L’Italia si è un po’ troppo appiattita sulla posizione degli USA, il cui comportamento è giustificabile alla luce della storia degli ultimi 10 anni. Con il completamento della decolonizzazione, gli Occidentali sono diventati una minoranza e tali restano in un’assemblea che conta attualmente 192 Stati. Vale veramente la pena perdere la possibilità di negoziare? Negoziare vuol anche dire esprimere un dissenso, adottare emendamenti che sminuiscono la portata delle affermazioni più radicali ed esprimere delle riserve, ma pur sempre mantenendo un certo peso politico e internazionale. La Francia ancora una volta ha avuto la vista più lunga della nostra?

Perché “grande crimine islamico”? È sbagliato sotto molti punti di vista. Intanto se crimine o attentato vi è stato questo non è non può essere “islamico”, come non potrebbe essere né “cristiano” né “buddista” e così via. Vi è chi pensa che sia stato “sionista”. In ogni caso fin da allora ad oggi pare sempre più assurdo che vi siano stato degli aerei, dirottati da attentatori che dunque andavano incontro al suicidio, per abbattere dei grattaceli, andandovi contro, per poi provocare un incendio a seguito del quale gli edifici sarebbero crollati in verticale come cera fusa… È una cosa che non regge all’evidenza. E dunque chi è stato davvero e perchè? Ma se anche fosse come si pretende che sia, perché scandalizzarsi quando gli Usa di “crimini’ del genere ne hanno fatti e continuano a farne di infinitamente più gravi? Vogliamo prenderci in giro? Chi prende in giro chi? Durban III per ricordare Durban I, dove il sionismo fu equiparato al razzismo. Non è vero? Io credo che il sionismo sia una prassi politica criminale per essenza e non già per mero accidenti: non è sanabile e nasce “criminale”. Lo hanno detto a Durban I. Chi si dissocia è complice del sionismo e dunque egualmente criminale.
Ma perché “antisemitismo”? Che c’entra? Cosa significa antisemitismo? Chi sarebbero i semiti? I palestinesi non sono essi i veri semiti? Gli ebrei praticanti, quelli veri, non sono i principali nemici ed oppositori dei “sionisti”, che pretendono di essere ‘ebrei”, ma sono invece soltanto “coloni”, che hanno rubato la terra altrui, massacrando e distruggendo? E di quale rivoluzione “liberale” stiamo parlando? Troppo facile riempirsi la bocca con una parola senza copyright; liberale. Libertà di cosa? Di rubare ed ammazzare? Questo hanno fatto e questo fanno i sionisti. Che poi si dicano “ebrei” è cosa che non interessa a nessuno ed a cui nessuno crede. Se sei un ladro ed un assassino, poco importa che tu sia ebreo, buddista, islamico o cristiano. Se lo sei per davvero, peggio ancora: sei un cattivo ebreo, buddista, islamico, cristiano, Questo e non altro si è detto e si dice a Durban I, II, III e così via finché gli uomini saranno capaci di giustizia e verità.
Su altri temi, sopra riassunti e presi con beneficio d’inventario non entro, ma che vi sia un razzismo israeliano/sionista ai danni dei palestinesi, dal 1882 ad oggi, non ho dubbi di nessun genere. La vergogna e l’ipocrisia la vedo tutta dalla parte di chi tenta di negare questa evidenza. Che Israele non abbia fondamento di legittimità, essendo nato sul genocidio e la pulizia etnica, mi sembra del pari evidente. Non si poteva citare peggiore esempio degli Usa. I poveri pellerossa stanno rivoltandosi nella terra dove giacciono le loro ossa che aspettano ancora giustizia, una giustizia che può essere resa loro appunto dalla serie di Durban I, II, III etc. L’Italia ha soltanto dimostrato ancora una volta con i suoi governanti pro tempore la sua natura servile: quella “cupidigia di servilismo” che il liberale Vittorio Emanuele Orlando denunciò subito dopo la firma del trattato di pace con gli Usa, ossia il trattato della nostra servitù, stipulato da un ceto politico di traditori.