A fine 2008 l’Anglo Irish Bank, il terzo istituto bancario irlandese, appariva a tutti gli analisti in ottima salute. I conti erano in perfetto ordine, con 101 miliardi di attivo, 73 miliardi di prestiti e quasi 800 milioni di utili pre-tasse. Ma a gennaio 2009 questo gioiello bancario veniva improvvisamente nazionalizzato e da allora ad oggi ha accumulato 21 miliardi di euro di perdite. Cosa era successo nel giro di appena due settimane?
Vedendo i conti della banca si legge che la percentuale di prestiti “cattivi” (rischiosi) era passata dall’1,3% (pari a 900 milioni di euro) al 48% (34 miliardi di euro). Allo stesso modo, i prestiti considerati di buona qualità, pari a 62 miliardi nel 2008, passavano a 16 miliardi nel 2009.
Questo caso di tracollo dovuto ad “errore di valutazione” è emblematico per tutto il sistema bancario irlandese, esposto più di molti altri paesi europei agli investimenti diretti dall’estero e quindi al contagio finanziario della crisi, dopo il boom economico liberista (ma, e’ chiaro a posteriori, troppo poco regolato) degli anni ’90 che le aveva conferito il nomignolo di Tigre Celtica.
La nazionalizzazione delle banche in difficoltà ha poi trasformato la crisi di un settore privato in crisi del settore pubblico e dell’economia intera.
Cosi si approda alla situazione attuale dove, questo lunedì, l’agenzia internazionale di rating Moody’s ha visto al ribasso i rating del debito delle principali banche irlandesi relegandoli nella categoria degli investimenti speculativi (cioè con alto tasso di interesse ed alto rischio), dopo il downgrade del Paese di venerdì scorso di ben due gradini in un colpo solo (portato allo stesso livello di Tunisia e Brasile), accompagnando il declassamento con un outlook negativo, segnale che ulteriori ribassi non sono da escludersi nel futuro prossimo.
In contemporanea il Fondo Monetario Internazionale, la Commissione Europea e la Banca Centrale hanno approvato il programma economico di ristrutturazione e recupero proposto dal Governo irlandese, dando il via libera all’esborso della prima parte (pari a 4,5 miliardi) del pacchetto di aiuti concordato a novembre 2010 di 85 miliardi di euro totali, affermando che la Nazione e’ “sulla buona strada” e sta facendo “ buoni progressi nel superare la peggior crisi economica della sua storia recente”.
Affermazione in contrasto con la revisione delle previsioni di crescita dallo 0,9% allo 0,5% fatta proprio dal Fondo Monetario non più di una settimana fa, che sta alla base della decisione di downgrade dell’agenzia Moody’s. Sembrerebbe insomma che le autorità europee credano più nella ripresa irlandese di quanto non facciano i mercati.
Un osservatore malizioso potrebbe pensare che questa valutazione sia condizionata proprio dall’ingente prestito appena erogato, come per non voler ammettere che sia a fondo perduto.
