Un governo indebolito dalle tensioni interne e dal tempo perduto. Questa è l’amara realtà che viene dipinta dalla stampa estera mella mattinata di sabato 10 settembre.  La sensazione è che al Governo non interessino le sorti del Paese. Se BCE e Presidente della Repubblica non avessero alzato la voce le cose si sarebbero trascinate chissà per quanto tempo. I ripensamenti, i tentennamenti, i cambiamenti di rotta, le riforme flip-flop, i litigi, hanno portato solo a bruciare miliardi di euro.

La cosa più grave è che molte verità ci sono state nascoste, prima fra tutte la gravità della crisi. Bruxelles e Francoforte non saranno sempre lì a salvarci, le dimissioni di Stark suonano come un monito pesante. La posta in gioco è molto alta, i cittadini non hanno più voglia di credere a un governo che lascia al suo destino un decreto legge dietro l’altro. Il sollievo del Quirinale, raccolto l’invito da parte del governo sui saldi, è molto cauto. Anche i quotidiani stranieri riportano le parole di Napolitano che chiede «scelte rapide ed efficaci», «un impegno comune» e soprattutto il «richiamo alla verità». Siamo uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europa, siamo un Paese grande,  come possiamo ancora pensare così in piccolo? Come possiamo mostrare al mondo tutte le bassezze (ormai rese pubbliche dai vari Spidertruman & company) delle quali sono capaci i nostri uomini politici e dimostrare che siamo capaci di rialzare la testa ed essere fieri di quello che abbiamo?

Se testate come Le Mond, Le Figaro, Liberation, The Wall Street Journal, Reuters, Oman Tribune, Irishtimes, hanno più o meno scritto dei resoconti puntuali sui fatti, aggiungendo qualche tiepido commento, altre non hanno risparmiato nulla al nostro Governo. The Economist, Time e Finacial Times sono andati giù duro, mettendo l’accento sulla credibilità e serietà del nostro Paese. Si parla di politici “viziati e coccolati”, di “cambi di rotta dell’ultimo momento” e di primi ministri incapaci di prendere decisioni serie se non “strigliati” da qualcuno di più “potente”, e ci riferiamo a fatti ben noti come la telefonata della Merkel a Berlusconi a luglio, la lettera della BCE ad agosto e “l’invito” del Colle questa settimana. Ci “trasciniamo” verso il Piano di Austerità definitivo, in un contesto di inarrestabile confusione politica e di forte contestazione sindacale.

Il nostro è un Paese gravemente malato. Il Mezzogiorno continua a essere una polveriera, e il Nordest si sente sempre più lontano da Roma. Il problema però non è Berlusconi, il problema sta nel nostro “fare politica” nell’ottica della sopravvivenza e dell’immobilità. Abbiamo paura dei cambiamenti e di questo sono colpevoli un po’ tutti, perché tutti noi ci aspettiamo piccoli o grandi privilegi dalla nostra condizione sociale, qualsiasi essa sia.

La realtà è che le  riforme sono drammaticamente urgenti e chi ha sbagliato deve prendersi le responsabilità, non scaricarle sugli altri  continuando a usare la regola “domani è un altro giorno e si vedrà”. Da qui l’immagine di Paese vecchio, immobile e paralizzato, in mano a lobby, piccole o grandi, che impediscono qualsiasi cambiamento radicale. Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha ragione quando dice che l’Italia è in pericolo. La gente è arrabbiata, molto arrabbiata (le giornate passate a raccogliere firme contro il Porcellum  ce ne danno prova tangibile). Credibilità, trasparenza, verità, riforme, libertà economica e tanto coraggio. Questi sono i punti sui quali dobbiamo “lavorare” per far risorgere il Paese. I miracoli non sono di questa terra, lo Stato di Diritto sì.

A. Bakchine,  Encore une petite phrase de trop pour Berlusconi, Tribune de Genève, 10 settembre 2011. “Il primo ministro italiano avrebbe consigliato a un testimone scomodo, coinvolto in uno dei suoi tanti scandali, di restare all’estero. Ora il margine di manovra per Silvio Berlusconi si è molto ristretto. Specialmente da quando i suoi vecchi ‘amici’ e parte del suo entourage, secondo una fonte anonima, starebbero moltiplicando le pressioni per ottenere le sue dimissioni. In un’intervista pubblicata giovedì 8 settembre da la Repubblica, il presidente della Commissione antimafia Giuseppe Pisanu ha chiesto il suo ritiro immediato dalla scena politica. Nello stesso momento, una petizione dello stesso calibro circolava tra i senatori. Un documento che ha già ottenuto l’adesione di numerosi politici e di parte degli industriali chiamati in causa dagli autori della petizione (…)”.

The Economist, Needed a New broom, 10 settembre 2011. “Si può considerare una scopa con un nuovo manico e un nuovo capo la stessa scopa? Il vecchio rompicapo potrebbe essere stato inventato per l’ultimo Piano di Austerità dell’Italia, che ha appena superato il primo ostacolo parlamentare, ottenendo il 7 settembre scorso l’approvazione del Senato (…) Gli investitori hanno non pochi motivi per preoccuparsi. Gli ultimi cambiamenti sono stati fatti solo dopo che il Presidente Napolitano ha posto l’accento sulla necessità di mettere in atto una manovra “in grado di potenziare la sua efficacia e credibilità”. Berlusconi ha costantemente fallito nel reagire se non dovutamente redarguito (…)”.

S. Faris, The Beginning of the End For Italy’s Pampered Politicians?, Time, 8 settembre 2011. “E’ stata un’estate bollente, per i politici italiani. Per prima cosa, molti di loro hanno dovuto rinviare le vacanze per cercare di calmare un capriccioso mercato obbligazionario con un Piano di Austerità di 50 miliardi di euro. Ma i mercati hanno continuato a scalciare, forzando il Governo a proporre tagli e tasse ancora più controverse. Ciliegina sulla torta, qualcuno ha fatto trapelare i segreti del menù del ristorante del Senato (…)”.

G. Jones, Italy contagion would destroy euro-zone – Poland, Reuters, 8 settembre 2011. “L’eurozona deve arrivare a una svolta nell’affrontare con decisione la crisi del debito sovrano, soprattutto per evitare che infetti l’Italia, perché non potrebbe sopravvivere a una crisi del debito sovrano che tocchi anche la sua terza forza economica (…) La BCE ha cominciato a ricomprare parte del debito pubblico di Spagna e Italia – rispettivamente quarta e terza potenza economica europea –  in seguito a un forte aumento dei loro tassi d’interesse. Con questa decisione Trichet ha sicuramente salvato la zona euro, e forse anche l’UE, ha detto Rostowski  (ministro delle Finanze polacco e presidente in carica dell’UE), ma è una soluzione temporanea, il problema ora ruota sul Fondo europeo di Stabilità finanziaria (FESF) e sull’esistenza stessa dell’UE (…)”.

D. Contrada, Italy Proposes Balanced-Budget Bill, The Wall Street Journal, 8 settembre 2011. “Il governo italiano ha fatto una proposta di  legge  per inserire la ‘regola d’oro’ all’interno della Costituzione. Questo è l’ultimo sforzo fatto per riportare ordine nelle finanze italiane, mentre il multi milionario piano di Austerità è a un passo dall’approvazione del Parlamento (…) Il piano è stato criticato dagli economisti e imprenditori per essere assolutamente carente in tutto ciò che riguarda  la crescita economica. E’ anche stato biasimato dai sindacati e i partiti di opposizione per aver messo tutto l’onere sui lavoratori (…)”.

R. Heuzé, L’Italie va se doter d’une règle d’or Budgetaire, Le Figaro, 8 settembre 2011. “Colpo su colpo, il Consiglio dei ministri italiano ha adottato giovedì mattina due progetti di legge costituzionale destinati a modificare profondamente la struttura dello Stato e ridurre sensibilmente i costi di gestione. Il primo riguarda l’iscrizione nella Costituzione di una ‘regola d’oro’ di bilancio sul modello di quelle adottate dalla Germania conservatrice e dalla Spagna socialista. A partire dal 2014, quando i bilanci saranno riequilibrati, il Governo, il Parlamento e gli Enti territoriali non potranno più andare in deficit di bilancio (…) Altra decisione, abolizione delle 110 Province che spesso hanno un ruolo fotocopia con le Regioni (…) Essendo questi due testi atti a modificare la Costituzione, necessiteranno di due voti da parte di ciascuna Camera del Parlamento, con un intervallo di almeno tre mesi tra l’una e l’altra. Meglio dire direttamente che la loro attuazione prenderà almeno un anno (…)”.

Reuters per Oman Tribune, Berlusconi hangs on amid sex scandals, uruly coalition,  8 settembre 2011. “Il primo ministro italiano, che presto compirà 75 anni, è messo all’angolo di fronte a scandali sessuali, proteste di massa, partner indisciplinati, una classe imprenditoriale disillusa e, cosa peggiore di tutte, un mercato obbligazionario ostile (…)”.

G. Dinmore, Senator in Berlusconi party urges PM to quit, Financial Times, 7 settembre 2011. “Un senatore tra i ‘veterani’ del PdL ha lanciato una rivolta interna contro il primo ministro, sollecitandolo ad andarsene e permettere a un Governo di unità nazionale ad interim di salvare il Paese dal collasso economico (…) L’Italia è nell’occhio del ciclone e ha bisogno di un Governo nuovo e più ampio, con a capo una figura ‘credibile a livello internazionale’, per salvarsi”, ha detto Giuseppe Pisanu, ex ministro degli Interni e co-fondatore di Forza Italia nel 1994. Non ha escluso un ruolo chiave per Mario Monti, in passato Commissario europeo e aperto critico della coalizione di centro-destra di Berlusconi (…) Durante il dibattito in Senato, i leader dell’opposizione hanno rinfacciato a Berlusconi la totale perdita di credibilità, sia per la sua incertezza nei confronti della manovra che per i suoi scandali personali, che non hanno mai fine (…)”.

G. Dinmore, Italy makes last-minute budget U-turn, Financial Times, 6 settembre 2011. “Il governo di centro-destra di Berlusconi ha ceduto alla pressione dei Mercati e ai partner europei, martedì 6 settembre, annunciando un cambio di rotta dell’ultimo momento nella manovra di pareggio di Bilancio potenziandola. Dopo tre settimane di flip-flop, l’ufficio del primo ministro ha annunciato che l’IVA sarebbe stata aumentata di un punto e portata al 21%; che sarebbe stato dato un contributo di solidarietà del 3% dai redditi più alti e l’introduzione dell’innalzamento dell’età pensionabile per le donne (…) Più che ridare fiducia, le ultime modifiche hanno rafforzato l’immagine di totale smarrimento del governo (…)”.

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