La manovra Finanziaria anti-crisi, le misure indispensabili per la crescita del Paese, i grossi sacrifici imposti agli italiani con l’ultima versione del progetto del Governo Berlusconi che dovrebbe consentire di ottenere il Bilancio statale. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, negli scorsi sei giorni, ha seguito con attenzione e saggezza – ma anche con giustificata apprensione – i temi più scottanti della situazione economica italiana. Al punto da organizzare due incontri – uno al Quirinale, l’altro nel corso del G7 di Marsiglia – con il Governatore di Bankitalia e prossimo presidente Bce, Mario Draghi (il quale gode di profonda stima da parte del Capo dello Stato) in modo da trarre gli spunti necessari a spronare l’Esecutivo, la politica e il Paese. “Ce la dobbiamo fare, ce la possiamo fare”, ha detto Napolitano dopo aver parlato con Draghi. “Io – ha aggiunto – non ho mai dubitato un solo momento della capacità di un Paese come il nostro, che si è rialzato da cadute tremende, di trovare la strada di un nuovo sviluppo nel prossimo futuro. Dobbiamo saper riacquistare egualmente il modo di costituire un forte cemento unitario, una forte coesione nazionale e sociale nell’interesse del nostro Paese”.

Il Presidente, tuttavia, non ha avuto tentennamenti – nel suo consueto realismo e pragmatismo – in riferimento alla necessità di aggiungere a questa classica finanziaria lacrime e sangue “delle misure destinate alla crescita” o di cambiare quelle già in essere ma che saranno sottoposte a un ‘tagliando’ (come lo ha definito il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti). Un vero e proprio pacchetto di riforme – è ciò di cui evidentemente parla Napolitano – che mitighino gli sforzi e i sacrifici chiesti agli italiani da questa operazione e rafforzino le possibilità di una indispensabile crescita economica. “Il pericolo serio è la credibilità”, ha infatti dichiarato l’inquilino del Quirinale, riferendosi naturalmente anche all’ambito europeo. “La prima cosa è capire quanto sia cambiato il mondo, capire che noi tutti qui, e voglio dire di ogni classe sociale, non solo di ogni parte politica, non possiamo più ragionare come se stessimo nel 1980. Siamo nel 2011 e bisogna trarne tutte le conseguenze, anche dal punto di vista delle nostre aspettative e dei nostri comportamenti, individuali e collettivi”. Alcuni di questi comportamenti “diffusi – ha detto ancora Napolitano – sono ormai di ostacolo a una sana gestione dei mezzi finanziari disponibili e a una ripresa su nuove basi della nostra crescita economica, sociale e civile”.

In quest’ottica va tenuto conto dei segnali non confortanti venuti in settimana dall’Istat, secondo cui la crescita acquisita per il 2011, ossia la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno, si conferma allo 0,7%. Nel Documento di economia e finanza (Def) – sempre a quanto rivelato dall’Istituto nazionale di statistica – il Governo stima una crescita dell’1,1% per il 2011. Secondo l’Istat, nel secondo trimestre (che ha avuto una giornata lavorativa in più rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative del secondo trimestre 2010) il Pil è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti del secondo trimestre del 2010.

In linea con i consigli del Presidente della Repubblica, è intervenuto anche il Segretario nazionale del Partito Liberale Italiano, Stefano de Luca, il quale ha sottolineato che “nonostante la fiducia sulla manovra incassata al Senato, che probabilmente verrà replicata alla Camera, il Governo è palesemente in affanno. Non è stato infatti, in grado di compiere alcuna delle scelte coraggiose di riduzione della spesa pubblica, privatizzazioni e liberalizzazioni, necessarie alla ripresa dell’economia. Ancora una volta – ha affermato de Luca – il Capo dello Stato a Palermo (durante il suo discorso alla Società siciliana di storia patria, N.d.R.) è intervenuto con puntualità su due argomenti cruciali: la necessità della coesione Nord Sud, per assicurare nuove necessarie opportunità al Mezzogiorno e la difesa della Carta costituzionale soggetta ad attacchi quotidiani, che ne potrebbero stravolgere il tessuto unitario. La Casta non è costituita dalle alte autorità che rappresentano con dignità lo Stato, ma da vassalli valvassini e valvassori creati da un sistema fondato sulla cooptazione. Quelli che appaiono come privilegi, sovente, sono doverosi riconoscimenti a chi ricopre alti ranghi istituzionali. I tagli alla politica – ha concluso il massimo esponente del PLI – devono riguardare il finanziamento pubblico dei partiti, e le consulenze d’oro ai trombati delle varie competizioni elettorali”.

Nella giornata di domenica scorsa, decimo anniversario del fatidico Undici Settembre 2001 in cui i terroristi di Al Qaeda attaccarono e distrussero gran parte del World Trade Center di New York, Napolitano ha inviato un messaggio scritto al presidente Usa, Barack Obama, affermando che quella tragedia ha unito americani e non americani “nel segno del medesimo dolore e di una condivisa determinazione. La sicurezza di tutti – ha voluto anche sottolineare il Presidente – rimane fondamentale. Ma dobbiamo anche guardare avanti e rafforzare quella solidarietà internazionale e multilaterale che ci ha sostenuto dieci anni fa”, ricordando e confermando un impegno comune “per un mondo più sicuro, aperto e pacifico”. L’inquilino del Quirinale ha aggiunto che non “abbiamo semplicemente combattuto il terrorismo. Abbiamo salvaguardato i nostri valori comuni in pericolo; abbiamo difeso i diritti umani, lo stato di diritto, la libertà e il rispetto per la vita umana; abbiamo rifiutato uno scontro fra culture e abbiamo promosso il dialogo; abbiamo preservato i fondamenti e la legittimazione della comunità internazionale”.

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