Più sfide nella sfida – il 9 e il 16 ottobre – quelle delle primarie socialiste. L’ultima in ordine cronologico ha visto scontrarsi Martine Aubry et Ségolène Royal, in un clima che, come hanno confermato gli ultimi sondaggi, si fa sempre più teso, spianando così la strada alla ormai certa vittoria di François Hollande. Ce ne ha parlato ne Le Figaro di giovedì Nicolas Barotte nel suo: Aubry et Royal, l’altra sfida delle primarie.
“Più libera che nel 2007, Ségolène Royal prende ormai tutti i rischi possibili. Candidata alle primarie del PS, è ben consapevole che la sua campagna elettorale avrà effetti positivi solamente se sarà in grado di segnare in profondità l’animo dei francesi. Contrariamente al 2006, quando era sostenuta da un’ampia fetta di Paese, ora non ha niente da perdere. Nessuna immagine da preservare, nessuna responsabilità verso altre persone. È più rilassata di cinque anni fa e, proprio per questo, ne approfitta per dire ciò che pensa senza peli sulla lingua. Sceglie il suo bersaglio e, in ordine di tempo, l’ultimo a essere finito nel suo mirino, è stato il sindaco di Lille, Martine Aubry. Le due candidate si battono l’una contro l’altra per cercare di strappare la qualificazione alla seconda tornata elettorale del 9 e del 16 ottobre sperando, quantomeno, di insidiare la leadership di Hollande”.
Martine Aubry e Ségolène Royal, si sa, non sono mai state amiche. Ma, col passare degli anni, sono state costrette dalle circostanze e dalle vicissitudini politiche ad avvicinarsi. Venerdì scorso, a esempio, si sono scambiate alcuni SMS per incontrarsi, dato che la Royal si stava dirigendo verso Lille, e voleva chiaramente mostrare a tutti, seppur in maniera fin troppo formale, che non era sua intenzione evitare la collega e ancor meno provocarla nelle “sue terre”.
Peccato che pochi giorni dopo, il presidente di Poitu-Charentes, sia subito passato all’offensiva, su France 3, alimentando la polemica, già lanciata domenica sera dai fedelissimi di Hollande, in merito al presunto ‘patto’ tra la Aubry e Dominique Strauss-Kahn. “DSK ha detto che c’era stato un ‘patto’, mentre Martine ha giurato su Dio che non ve n’era stato alcuno. In ogni caso, è facile notare come vi sia una profonda fragilità dietro queste parole, che non corrisponde affatto a ciò che i francesi si aspettano dai loro responsabili politici”. E tra le due litiganti, François Hollande gode.
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