Il “25 aprile” coincide quest’anno con la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Non si poteva “costruire” meglio una simile coincidenza alla luce della situazione attuale del nostro Paese. Festeggiamo una data che all’epoca fu epilogo di una battaglia contro uno regime totalitario e le sue connessioni scellerate, una lotta di liberazione che vide uomini e donne, giovani e anziani, conservatori e progressisti, laici e cattolici ricondursi tutti – forse inconsapevolmente – allo spirito e ai valori dell’unità risorgimentale. Insomma, le differenze ideologiche, confessionali e di appartenenza furono recluse nei cassetti della storia per un obiettivo comune: la Libertà. La libertà da un regime e quindi quella di essere Uomini Liberi, il diritto di essere sé stessi. Non per nulla, due anni dopo quel 25 aprile 1945 questo diritto (ma vorremmo dire anche “dovere”) fu sancito dalla Costituzione Italiana e poi dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Allora, viene da chiederci se oggi c’è bisogno di una nuova Liberazione dell’Italia. La risposta risiede nel bisogno di ritrovare quello stesso spirito unitario che spinse prima a volere una Nazione unita e poi – per come si sono succeduti i fatti della storia del Bel Paese – la “liberazione dell’Italia dalle truppe straniere d’invasione”.
Vediamo oggi un Paese “invaso” da false ideologie politiche che altro non sono se non strategie di marketing. Le “truppe” senza autonomia di pensiero che si rifanno ad un leader unico, ad una icona mediatica, imperversano nelle stanze del potere. Movimenti politici che si ritengono “stranieri” in patria e aspirano alla secessione mascherata da federalismo agitano le loro ampolle verdi.
Crediamo proprio che sia necessaria una nuova “battaglia” di liberazione, una lotta senza baionette, con le sole armi del pensiero, degli indissolubili valori originari, del confronto politico leale e nel rispetto delle individualità ma solo tra “pensieri concreti” e non tra effimeri slogan pubblicitari. Un confronto politico proiettato alla modernità che veda le giovani generazioni protagoniste nella tradizione liberale e sostenute dal gusto della sana e costruttiva “competizione delle idee”. E, credeteci, non sono affatto pochi questi giovani proiettati verso la Politica “del fare” piuttosto che quella “del dire”!

Duole dare ragione a Massimo D’Alema, ma per arrivare davvero questa auspicata ‘liberazione’ occorrerebbe, alle prossime consultazioni politiche, allearsi tutti contro nonno B. (‘B’ sta anche per bavoso) e i suoi numerosi servi urlanti. Ma ora come ora pare un’utopia, e penseremo con dolore a oggi quando, tra qualche anno a Natale, dovrem sorbirci il ‘Discorso del Presidente della Repubblica (presidenziale) Italiana’ in diretta dallo scantinato di Arcore. Un senso di pena.