Non ci crederete, il federalismo era già stato pensato dal centro-sinistra, nel 2001. In quell’anno, infatti, con la riforma del titolo V della costituzione, operata appunto dal centro-sinistra, era stato introdotto il principio della
proporzionalità diretta, che prevede che le imposte vadano a beneficio dell’area in cui vengono riscosse.Il proposito espresso dal centro-sinistra è stato tradotto dall’attuale maggioranza nella legge delega 42/2009, con cui si introduceva l’idea di premiare gli enti locali più virtuosi, quelli che non spendono più di quanto incassano. Alla Bicamerale, composta da 30 parlamentari, è affidato il compito di approvare i decreti attuativi, cioè i provvedimenti che stabiliscono i dettagli su come attuare il federalismo fiscale. Fino ad oggi, ne sono stati approvati tre: quello sul federalismo demaniale, che attribuisce parte del patrimonio dello stato a comuni,
province, regioni; quello sull’ordinamento di Roma capitale,alla quale sono state provvisoriamente attribuite autonomie speciali; e quello che sancisce il principio-guida dei costi standard, in sostituzione del precedente
criterio,manifestamente assurdo, della spesa storica, per cui lo stato finanziava gli enti locali in base a quanto avevano speso in passato. E’ di pochi giorni fa l’approvazione del quarto decreto attuativo, quello sul
federalismo municipale.
Innanzitutto esso prevede la così detta cedolare secca: i proprietari di immobili concessi in locazione potranno optare, a partire da quest’anno, per un regime sostitutivo di tassazione, in luogo dell’ordinaria tassazione Irpef sui redditi della locazione, le cui aliquote sono pari al 21% per i contratti a canone libero, e al 19% per quelli a canone concordato. Secondo i calcoli svolti da Confedilizia, la cedolare secca comporterà un guadagno sopra i 15000 euro di reddito per tutti i contratti, e sopra i 28000 per quelli a canone concordato. Viene in secondo luogo introdotta la possibilità di aumentare l’addizionale Irpef per quei comuni nei quali essa non sia superiore allo 0,4%, che costituirà il limite massimo raggiungibile. Inoltre viene istituita l’imposta di soggiorno, che può essere applicata dai comuni capoluogo di provincia e dalle città turistiche e d’arte, consistente in una somma massima di cinque euro a notte per l’alloggio in strutture ricettive; il relativo gettito dovrà essere destinato a specifiche finalità, fra cui quelle a favore del turismo. E’ parte del provvedimento anche l’introduzione dell’imposta municipale(IMU), a partire dal 2014, in sostituzione, per la componente immobiliare, dell’IRPEF e dell’ICI, e concernente il possesso di immobili diversi dall’abitazione principale, cui l’IMU non si applica. La relativa aliquota è stabilita allo 0,76%, dimezzata per gli immobili locati. Come affermato dal vice-presidente della Bicamerale, Paolo Mauro, senatore della Lega, siamo al 70%, rispetto all’approvazione finale della riforma federalista, prevista per il 21 maggio.
Ma, andando oltre i numeri e i dati, ciò che preme sottolineare è che il federalismo fiscale, ovvero una riforma che mira a conferire responsabilità ed autonomia agli enti locali, si inserisce in un paese, il nostro, irresponsabile e a due velocità. Irresponsabile perché è vizio secolare, in Italia, che a livello locale si alimentino potentati e oligarchie, con la conseguente distribuzione diseguale di ricchezza, che alimenta il gap economico-culturale fra classi sociali, e impedisce la crescita della spina dorsale di un paese, il ceto medio.
Recentemente in Puglia è stata scoperta una gestione illecita della sanità locale, e per questo è stato chiesto l’arresto dell’ormai ex senatore del Pd, Alberto Tedesco, ora transitato nel gruppo misto, ex assessore alla sanità della giunta di Vendola, il quale si affretta ogni giorno di più a prenderne le distanze,nonostante che l’ex assessore sostenga pubblicamente che il presidente della regione sapesse tutto della losca vicenda.
A due velocità perché è già in atto una secessione culturale fra il nord e il sud: infatti, statistiche alla mano, i ragazzi del nord che escono dalla scuola media sono nettamente più preparati dei ragazzi del sud. E dunque, il rischio, è che al Sud non riesca a consolidarsi una classe dirigente preparata, con la conseguenza di una minore produttività, che è davanti agli occhi di tutti. In particolare sussiste il pericolo che il criterio dei costi standard risulti inadeguato per questo sud, per la secessione culturale ed economica che sta sempre più distanziando Milano da Reggio Calabria. Il federalismo è l’ultima chiamata per il meridione e per il suo popolo.
