Le elezioni amministrative sono alle porte ed è partito l’ennesimo referendum su Silvio Berlusconi; si ripete il solito canovaccio con chi da un lato urla contro il conflitto di interessi, le escort e le leggi ad personam e chi dall’altro urla contro l’uso politico della giustizia, la demonizzazione dell’avversario e l’attacco alla privacy: tutti argomenti che non interessano la stragrande maggioranza dei cittadini. Gli italiani non hanno dato il proprio consenso al governo su questi temi, non hanno votato Berlusconi per difendersi dai processi o per difendere la propria privacy, ma per riformare la pubblica amministrazione, per ridurre la pressione fiscale, per ridurre la spesa pubblica, per riformare l’università, per realizzare le grandi infrastrutture, per ridurre l’assistenzialismo, introdurre più meritocrazia e per tagliare i lacci che tengono imbrigliata la nostra economia. Il governo non sta mostrando più alcuna attenzione ai temi su cui ha ottenuto la fiducia degli italiani, si divide su tutte le questioni più importanti dalle politiche economiche all’intervento militare in Libia ed ha ormai come unico scopo la sopravvivenza: mostra compattezza solo per salvare il premier dai processi ed è costretto a rincorrere quotidianamente il “Responsabile” di turno per puntellare la maggioranza.
Se l’opposizione limita il suo ruolo a quello di megafono delle procure o delle inchieste della stampa scandalistica scivola su un campo più favorevole a Berlusconi, permettendogli di evitare una seria discussione su ciò che è stato fatto. Ha ragione Renzi a dire che l’opposizione non dovrebbe occuparsi di cosa Berlusconi faccia di notte, ma di cosa non faccia di giorno e forse è proprio per questo motivo che i consensi della maggioranza non sono ancora crollati.
Probabilmente anche dopo le elezioni amministrative il governo continuerà a sopravvivere ma , parafrasando un autore caro alla destra come Marcello Veneziani, “Vivere non basta”: mantenere i posti di governo e garantire all’esecutivo una maggioranza parlamentare devono essere precondizioni per realizzare le riforme proposte in campagna elettorale, non possono essere l’unico fine dell’azione politica. Andando di questo passo Berlusconi e il suo governo potranno sopravvivere alla legislatura o al tribunale di Milano, ma non sopravvivranno né alle prossime elezioni, né al tribunale della storia.
